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Internationale Bachakademie Stuttgart – S. Rossi, Schein, Zemlinsky e Honegger

Creato il 29 aprile 2015 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©Holger SchneiderFoto ©Holger Schneider

In occasione dell’ ultimo appuntamento con la stagione concertistica di quest’ anno, dedicato principalmente alla musica sacra del Novecento, la Internationale Bachakademie Stuttgart ha presentato anche il suo ultimo progetto educativo rivolto ai giovani. Queste iniziative sono diventate uno dei punti qualificanti nella nuova gestione affidata a Gernot Rehrl e Hans-Cristiph Rademann e dopo il grande successo del progetto Bach bewegt la Bachakademie ha assunto la tutela artistica del Vokalensemble dell’ Otto-Hahn-Gymnasium di Nagold, cittadina situata nella Schwazwald a circa 50 chilometri da Stuttgart. Nel sistema scolastico tedesco l’ educazione musicale riveste un ruolo importante e in quasi tutte le scuole superiori gli studenti hanno la possibilità di fare musica in complessi strumentali e corali. Il Vokalensemble Nagold, diretto dall’ insegnante di musica Mathias Fleury  e formato da circa 65 ragazzi che frequentano le classi della Oberstufe, cioè dalla decima alla dodicesima, è uno dei complessi corali tra i migliori di questa zona ed ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali. Grazie alla nuova iniziativa della Bachakademie il coro ha avuto la possibilità di esibirsi alla Liederhalle con due brani del repertorio sacro barocco: il Salmo in lingua ebraica “Mizmor l’ todah” di Salamone Rossi, compositore mantovano attivo alla corte dei Gonzaga che nella sua produzione sacra in trodusse interessanti esperimenti innestando lo stile madrigalistico sulla salmodia ebraica, e il madrigale spirituale “Was betrübst du dich, meine Seele” di Johann Hermann Schein, autore oggi ricordato soprattutto per la celebre raccolta di Suites strumentali intitolata Banchetto Musicale e considerato uno dei più grandi musicisti tedeschi attivi nei primi decenni del XVII secolo, insieme a Samuel Scheidt e Heinrich Schütz. I ragazzi del Vokalensemble Nagold hanno messo in mostra un livello esecutivo davvero eccellente, degno di reggere il confronto con i gruppi professionali, dimostrando una volta di più che, se in altre nazioni esistono motivi di inquietudine sul futuro dell’ educazione musicale, in Germania al contrario quest’ arte poggia su basi solidissime.

Dopo gli applausi affettuosi tributati ai ragazzi di Nagold, Hans-Cristoph Rademann è salito sul podio della Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR per dare inizio al vero e proprio programma della serata con il 13.Psalm per coro e orchestra op. 24 di Alexander von Zemlinsky, compositore e direttore d’ orchestra viennese i cui lavori, come quelli del suo grande amico Gustav Mahler, solo negli ultimi decenni hanno ottenuto l’ apprezzamento dovuto. Dal punto di vista stilistico, Zemlinsky non seguì fino in fondo le innovazioni introdotte dalla Seconda Scuola di Vienna della quale Arnold Schönberg,  che fu suo allievo e divenne successivamente suo cognato, era stato uno dei fondatori. Il suo stile compositivo, che dagli influssi wagneriani presenti nella produzione giovanile si sviluppò successivamente fino a comprendere elementi della Neue Sachlichkeit, del neoclassicimo e anche spunti ritmici derivati dal jazz, è comunque incisivo e affascinante soprattutto per l’ abilità nel trattamento dei colori strumentali. Il 13. Psalm fu scritto nel 1935 ed è un brano dalla scrittura corale e strumentale molto raffinata, pervaso di un’ atmosfera improntata a un cupo pessimismo sicuramente influenzato dalla vicende politiche di quegli anni, con l’ ascesa al potere del nazismo che tre anni dopo, in seguito all’ Anschluss, costrinse il compositore, che aveva ascendenze ebree, a lasciare l’ Austria per trasferirsi negli USA dove visse fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1942.

Nella seconda parte Rademann ha presentato Le Roi David di Arthur Honegger. Si tratta di un oratorio per coro, orchestra, tre solisti e voce recitante su un testo di René Morax che narra la vita del re biblico rielaborando brai del Libro di Samuele, dei due Libri dei Re e del Libro dei Salmi. Honegger lo pubblicò in tre versioni successive l’ ultima delle quali, eseguita per la prima volta nel 1924, è quella che Rademann ha scelto per la sua esecuzione. Lo stile musicale della partitura, politonale e contrappuntisticamente rigoroso, sintetizza elementi derivati dal colorismo del primo Schönberg e di Debussy pur guardando con insistenza a Bach, che di Honegger fu sempre uno dei modelli ideali. Un lavoro decisamente molto interessante per abilità di scrittura e organicità di ispirazione, che io personalmente ho trovato piacevolissimo all’ ascolto.

L’ esecuzione è stata di livello davvero eccellente. Hans-Cristoph Rademann ha offerto una prova ammirevole per lucidità di analisi, scrupoloso equilibrio di concertazione e per la capacità di scavo minuzioso delle sfumature testuali con cui ha guidato la RSO des SWR, ammirevole per la compatezza di un suono rotondo, pieno e timbrato in tutta la gamma dinamica, e la splendida Gächinger Kantorei, confermatasi una volta di più uno come dei migliori complessi corali tedeschi e capace di conferire un rilievo perfetto a tutte le sfumature della parola. Ottimo il contributo di Eörs Kisfaludy, attore ungherese naturalizzato svizzero, che ha interpretato la lunga e complessa parte recitata con una eccellente capacità evocativa delle atmosfere del testo. Molto bravi anche i tre solisti di canto: il soprano svedese Jeannette Köhn, dalla voce delicata e luminosa, il mezzosoprano austriaco Iris Vermillion, che ha impressionato soprattutto nella scena della profezia della Maga di Endor, e il tenore americano Kenneth Tarver, fraseggiatore accurato e sensibile. Una nota di merito anche per Julian Malik, solista dello Stuttgarter Hymnus-Chorknaben, per la sua bella esecuzione del Cantico di David fanciullo. Successo pieno, con i ragazzi del coro di Nagold che dopo la loro esibizione hanno seguito il resto del concerto dalla platea, dimostrando un’ attenzione vivissima per due lavori poco conosciuti e non certo di immediata comprensione. In diversi concerti qui a Stuttgart ho avuto modo di notare come i ragazzi delle ultime generazioni dimostrino un notevole interesse per la musica moderna, che evidentemente riescono a comprendere con un’ immediatezza e una capacità di immedesimazione molto maggiore di quella delle generazioni precedenti. Come ho appena detto, non è la prima volta che mi capita di osservare una cosa del genere e credo che sia un aspetto su cui valga la pena di riflettere.



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