di Dott.ssa Simona Diana
Apriamo a questo punto il discorso sui luoghi comuni che ancora aleggiano, nell’immaginario collettivo, sulle figure di Psicologi, Psicoterapeuti, Psicoanalisti e Psichiatri, come spettrali e paurosi fantasmi, ma prima di farlo facciamo una distinzione tra queste figure:
•Lo Psicoterapeuta è uno psicologo (o un medico) che ha seguito una scuola di specializzazione (almeno quadriennale) in Psicoterapia, cioè una specifica tecnica d’intervento sui disturbi psicopatologici. Esistono varie Scuole di Psicoterapia, ognuna con la sua tecnica, diversa dalle altre; ciò non deve stupire, poiché la mente umana è complessa, e si può guardare ad essa da diverse angolature , ad esempio concentrandoci prevalentemente sul suo aspetto osservabile, il comportamento, o su variabili più interne, come pensieri, emozioni, impulsi; su aspetti maggiormente consapevoli, o piuttosto prevalentemente inconsci; sui vissuti soggettivi o sulle dinamiche relazionali, o ancora sugli aspetti psicofisiologici e psicosomatici ma qualunque sia la Scuola a cui fa capo, lo Psicoterapeuta è comunque un professionista specializzato nella terapia dei disturbi psichici, e il suo intervento è quasi sempre indispensabile in caso di situazioni cronicizzate o molto complesse.
•Lo Psicoanalista probabilmente nell’immaginario collettivo è il professionista della mente per antonomasia. Si tratta di uno psicologo o un medico specializzato in Psicoanalisi, ovvero una particolare forma di psicoterapia le cui basi risalgono a Freud, e successivamente evolutasi in molteplici direzioni. Come per la psicoterapia, infatti, non esiste un solo tipo di psicoanalisi, ma diverse, in base all’orientamento delle diverse Scuole Psicoanalitiche. Ciò che le accomuna è l’approcciarsi alla dimensione inconscia della mente, e l’utilizzo di tecniche cliniche come la libera associazione e l’interpretazione dei sogni. Tuttavia, è ancora possibile trovare chi esercita la professione di Psicoanalista senza essere né psicologo né medico. E’ anche bene precisare che non tutti gli psicoanalisti, come si tende a immaginare, fanno uso del lettino anche in questo caso, dipende dalla scuola di appartenenza. In genere il percorso analitico dura a lungo (diversi anni) e ha come scopo principale la conoscenza di sé in profondità, non solo la remissione del disagio o del sintomo.
•Lo Psichiatra è un medico specializzato in Psichiatria. Poiché la specializzazione in psichiatria comprende anche alcuni corsi di psicoterapia lo psichiatra dal punto di vista legale viene correntemente equiparato allo psicoterapeuta (sebbene attualmente ciò sia oggetto di discussione in alcuni ambienti professionali). La specificità della sua formazione è nell’essere fondamentalmente medica, incentrata sui correlati genetici e fisiopatologici dei disturbi psichici, ed è quindi portato all’uso degli psicofarmaci quale metodo elettivo di trattamento. Tende sovente a intervenire con prescrizioni farmacologiche anche in caso di disturbi medio lievi, o addirittura squisitamente psicologici (ad esempio, difficoltà esistenziali o relazionali generanti ansia, depressione, insonnia, ecc.), come del resto tendono a fare anche gli stessi medici di famiglia (non psichiatri) consultati. Si tratta di situazioni in cui la collaborazione con uno psicologo sarebbe vivamente consigliata, per un trattamento più adeguato del problema. Invece negli stati di sofferenza molto gravi ed acuti, in cui è forte l’azione di una componente biochimica (si pensi ai “raptus” violenti e omicidi, agli stati confusionali, alle depressioni profonde specie se “irragionevoli”, al rischio suicidario, ed a tutti i casi in cui le condizioni psichiche appaiono così compromesse da rendere difficile o impossibile la relazione terapeutica) l’intervento psichiatrico è indispensabile sebbene esso sia sempre più opportunamente integrato con il supporto psicologico/psicoterapeutico, e con quello assistenziale da parte delle strutture preposte (centri di igiene mentale, comunità terapeutiche etc).
•Il Neurologo è anch’egli un medico, specializzato in Neurologia. Talvolta viene confuso con lo psichiatra, perché un tempo le due professionalità erano fuse (esisteva infatti la specializzazione in “Neuropsichiatria”, mentre oggi esiste solo quella in Neuropsichiatria Infantile). Egli si occupa delle disfunzioni del sistema nervoso sul versante squisitamente organico, pensiamo, ad esempio, a condizioni come Epilessia, Traumi Cranici, Demenze; intervenendo in modo farmacologico, chirurgico e riabilitativo (solitamente in collaborazione con altre figure professionali, come fisioterapisti o anche psicologi ). Non è invece abilitato a diagnosticare e trattare problemi psicologici, salvo nei casi in cui i sintomi psichici abbiano in realtà un’origine organica, come si osserva in certe forme d’intossicazione o di Epilessia del Lobo Temporale, ad esempio.
Purtroppo a causa della persistenza del luogo comune accade anche che alcuni medici di famiglia siano costretti a inviare pazienti “ritrosi” al neurologo, anziché allo specialista più opportuno. Molti sono ancora convinti, per scarsa conoscenza della materia, che avere un problema psicologico significa essere pazzi, infatti lo psicologo viene definito “il medico dei pazzi” “ lo strizzacervelli” “ colui che ti psicoanalizza “ da qui, il rifiuto dell’esperto in salute psichica. In realtà, i problemi psicologici fanno parte della vita di tutti, ed essere “matti” è piuttosto un’esperienza estrema, che appartiene al grande regno delle Psicosi. Gli psicotici non curati molto difficilmente si rendono conto della propria condizione, perché il loro problema di fondo, per quanto sia eclatante ad occhi esterni, è la perdita di contatto con la realtà; per cui, chiedersi se si è “matti” equivale sostanzialmente a non esserlo! E’ consigliabile andare dallo Psicologo, quando un problema è tale da non poter essere affrontato con i propri mezzi, o con l’aiuto degli altri. La sofferenza non è di per sé patologica, anzi, è una reazione “sana” significa che manteniamo il contatto con la realtà di fronte a prove anche dure che la vita ci sottopone (pensiamo a un lutto, un incidente, la rottura di una relazione importante, il fallimento di un progetto ambito) ma è necessario esser consapevoli che un dolore o una difficoltà che persistono troppo a lungo molto probabilmente non passeranno da soli, ma piuttosto si cronicizzeranno. Se il “fai da te”, i consigli di parenti e amici, i suggerimenti e gli aiuti del medico non hanno funzionato, si può generare un appuntamento quotidiano con il malessere, che finisce per ripercuotersi e condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni, magari continuiamo sempre a sperare che col tempo che cose possano migliorare… ma quando? Come se poi non bastasse, in certi casi il “fai da te” potrebbe anche tradursi in “cure” inadatte e portare all’erronea convinzione che non si potrà mai migliorare perché si è già fatto “tutto il possibile” (almeno dal proprio punto di vista …) E non parliamo del rischio di incorrere in ciarlatani. In situazioni di questo tipo, andare dallo psicologo significa essere responsabili e impegnarsi concretamente a migliorare la qualità della propria vita.
Ecco gli esempi:
•Quando manca la serenità, quando ci si accorge di avere reazioni inadeguate che portano sofferenza a sé stessi e/o agli altri;
•Quando si ha la sensazione, o il timore, di non comprendere più il proprio vissuto, di perdere la bussola e il timone di se stessi e della propria vita;
•Quando si avvertono dei blocchi che ostacolano la propria capacità di scegliere, decidere, agire;
•Quando ci si trova in situazioni come: stallo – disagio – ansia – stress ingestibile – pensieri e impulsi fissi, intrusivi, inappropriati o irragionevoli – difficoltà comunicative, relazionali, sessuali – auto-svalutazione – autolesionismo – non accettazione di sé – depressione – disperazione – fasi critiche della vita – crisi d’identità – problemi esistenziali – euforia artificiale – dipendenze – perdita dell’autocontrollo – difficoltà nell’approccio con la realtà etc
Una sofferenza psicologica “importante” è molto più frequente di quanto non si pensi, ma purtroppo, le persone non sempre se ne rendono pienamente conto, anche perché spesso il disagio interiore non viene percepito da chi ci è vicino, e tende ad essere addirittura nascosto, per timore di apparire inadeguati, bizzarri, “non a posto con la testa”, “diversi”. Il rischio maggiore, purtroppo molto diffuso, è arrivare a negare addirittura a se stessi l’esistenza del problema, che intanto trova terreno fertile per crescere e nutrirsi. Ci vuole molta più forza, consapevolezza e coraggio nello scegliere di affrontare le proprie difficoltà nel modo opportuno, che fingere non si tratti di nulla, scappare da se stessi e nascondere la testa sotto la sabbia … anche perchè guardarsi dentro e mettersi in discussione può spaventare, per cui spesso accade che ci si rivolge ad altre tipologie di servizi per “curare” il proprio disagio interiore, nell’errata ma diffusa convinzione che possano essere di pari o addirittura maggior efficacia di quelle psicologiche ma bisogna disconfermare questo falso mito! (Il mestiere di psicologo non si improvvisa). Chi si rivolge ad uno psicologo non è un debole, ma una persona che ha la capacità di mettersi in discussione avvalendosi di un esperto del cambiamento.
da: http://www.interno18.it
Commento del Dott. Zambello
La Dottoressa Simona Diana dice schematicamente quello che noi abbiamo più volte scritto. Mi sembra comunque utile ripeterlo perchè é per me importante che la gente conosca il tipo di servizio, aiuto, che viene proposto.
Va detto in maniera chiara, temo che dall’articolo della collega non si capisca bene, che gli Psicologi non possono fare Psicoterapia e che tutti gli Psicoanalisti sono anzittutto degli Psicoterapeuti che successivamente si “specializzano” in una scuola di Psicoanalisi.