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Interstellar, la recensione del nuovo film targato Christopher Nolan

Creato il 08 novembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Marco Valerio

Summary:

Delusione interstellare – La recensione di Interstellar

Con Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno, i difetti endemici del cinema di Christopher Nolan erano emersi con deflagrante e sorprendente vigore, precludendo la buona riuscita del film: ambizione smisurata, propensione al gigantismo produttivo, costruzione di sceneggiature non sempre equilibrate e compatte, tendenza allo spiegone narrativo e inclinazione alla prolissità.

Con Interstellar questi difetti tendono a cristallizzarsi e a fare del nuovo film del regista britannico la sua opera più manierista e scentrata, schiacciata da un accumulo di suggestioni, aspirazioni filosofiche e magniloquenze visive cui non si riesce mai a dare una forma cinematografica coerente, convincente o quanto meno interessante. Come se non bastasse, Nolan condisce il tutto con un registro sentimentale che decisamente non gli appartiene e che non a caso risultato posticcio e deleterio, come mostra la didascalica sciatteria (il sistematico ricorso a scene madri in cui i personaggi, a vicenda, si struggono per il fato a loro avverso) con cui vengono tratteggiate le conflittualità interiori tra sentimento e ragione e declinati i rapporti interpersonali, in modo particolare quello tra Cooper (Matthew McConaughey) e sua figlia Murph (Mackenzie Foye da giovane, Jessica Chastain da adulta).

Interstellar

I problemi di Interstellar, quindi risiedono prevalentemente in una scrittura caotica e sciatta che accumula cliché, perde per strada (a volte ritrovandoli, altre volte no) personaggi e sottotrame e non sembra preoccuparsi troppo di buchi drammaturgici, assurdità scientifiche (astenersi i fanatici di fisica e meccanica quantistica alla ricerca di verosimiglianza) e incoerenza narrative. A funzionare ancora meno sono i personaggi, monotoni e piagnucolosi, saccenti e logorroici con cui si fatica parecchio a provare una qualsivoglia forma di empatia. Inoltre le riflessioni sull’amore, sulla vita e sui massimi sistemi che Nolan mette loro in bocca sono di una disarmante pochezza e banalità, appesantendo ulteriormente un racconto già di per sé farraginoso, petulante e inconcludente.

Non aiuta la causa nemmeno un cast francamente inadeguato, capitanato da tre protagonisti visibilmente fuori posto (specie Matthew McConaughey e Jessica Chastain) e imbrigliati in macchiette dallo spessore psicologico assai debole, malgrado una profondità enunciata e sbandierata a parole ma mai davvero percepibile. Un film, quindi, decisamente deludente dove a parte il sontuoso comparto immaginifico (notevole la fotografia di Hoyte Van Hoytema, funzionali gli effetti speciali supervisionati da Paul Franklin e Scott Fischer) non funziona quasi nulla e i 168 minuti di durata sembrano non passare mai, incastrando lo spettatore in un loop apatico e ridondante. Una certificazione, temiamo, di un’involuzione del cinema di Christopher Nolan che appare, al momento, irreversibile.

di Marco Valerio per Oggialcinema.net


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