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Intervalli

Da Unarosaverde

Capita che i giorni si susseguano secondo un ritmo subìto, tra le ore lavorative e quelle libere che, ad un tratto, si fanno rigide ed ingabbiate.

 Succede che di spazio per respirare ne rimanga poco, ritagliato nella calma del mattino, prima che arrivino le otto, o alla placida sonnolenza della sera. Diviene impossibile fermare lo scorrere del tempo quel tanto che basta per fissare un pensiero sulle righe della scrittura, per perdersi nei mondi scritti da altri, per seguire il filo dei discorsi tra i vostri post, per un caffè, un gelato, un succo fresco nel tardo pomeriggio con amici che non ho più il tempo di passare a trovare.

 Durante la settimana vivo una vita che non mi appartiene, confinata tra gli impegni di un lavoro per il quale la passione si è esaurita ma la ripetitività regna sovrana, tra le ore di fisioterapia che subisco come una costrizione e non come una scelta, perchè non le penso come sport ma come correzione di un’anomalia del mio corpo, che non voglio accettare e che mi condiziona la vita.

 Annaspo fino al venerdi sera, alzando la testa per respirare con le note del Carnevale degli Animali suonato con vigore da Marta Argerich e regalato dalla radio, in una notte fresca di pioggia , resisto con la compagnia delle persone che mi sono care, osservo la perfezione del rosso scuro delle ciliegie su cui scivolano gocce d’acqua nella ciotola di vetro, annuso il mio basilico che cresce strofinandolo tra le dita, incontro un amico malato e penso che non si dovrebbe parlare di fortuna o di sfortuna, per nessun uomo, ma solo di vita che accade, nelle sue forme più disparate.

Poi giunge il venerdi sera e allora parto. Ho rivisto il mare delle Marche, questa volta, prima dal finestrino del treno e poi dalla sedia sotto l’ombrellone. Ho avuto il freddo, ho avuto il caldo di questa estate stramba, ho avuto il pesce alla griglia e il caos colorato del mercato.

 Lunedi è dietro la notte ma per venerdi prossimo c’è un’altra evasione pronta, un tuffo tra la perfezione di parole scritte secoli fa e ancora idonee alla rappresentazione del mondo.

 Troverò la strada, in fondo all’incrocio.


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