Don Luca Peyron è il responsabile della pastorale universitaria a livello regionale ed è anche il direttore dell’Ufficio Diocesano. A Retrò Online ha raccontato il nuovo sviluppo della pastorale universitaria voluto dall’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, dall’impegno all’interno degli atenei a tutti i progetti… con Lode.
Don Luca, la pastorale universitaria esisteva già prima, ma con l’arrivo a Torino dell’Arcivescovo Nosiglia è stata ulteriormente sviluppata. Che cosa avete costruito in questi due anni?
Quando è arrivato in diocesi, il nuovo Arcivescovo, Cesare Nosiglia, ha voluto dare un nuovo impulso alla pastorale universitaria, con un apposito Ufficio che se ne occupasse. In questi due anni abbiamo cercato di valorizzare il lavoro fatto in precedenza e di avere una presenza maggiore all’interno degli atenei, per una maggiore prossimità con studenti, docenti e personale. In modo particolare, abbiamo creato una squadra di preti e suore presenti negli atenei e abbiamo cercato di rafforzare i legami sia con la città sia con le altre istituzioni per venire incontro al grande progetto “Torino città universitaria“, cui desideriamo partecipare dando il nostro contributo.
Qual è l’impegno della pastorale universitaria all’interno degli atenei?
L’impegno della pastorale universitaria si muove su tre linee direttrici. La prima è quella di aiutare gli atenei nello sforzo educativo: il Politecnico e l’Università di Torino hanno assunto all’interno della società il compito di motore di sviluppo dal punto di vista del pensiero. In questo vogliamo affiancarci, sia con le facoltà teologiche della diocesi, sia con le università di ispirazione cattolica, l’Istituto Salesiano Universitario del Rebaudengo e la Facoltà di Scienze Infermieristiche al Cottolengo. Cerchiamo anche di agire in sussidiarietà con le strutture: abbiamo aperto delle aule studio e realizzato una app, che si chiama Applaude. La seconda direttrice è quella della presenza all’interno degli atenei, e cioè il servizio di cappellania: durante la settimana, sacerdoti, religiosi e religiose sono disponibili per colloqui spirituali. La terza e ultima linea direttrice è quella di aiutare gli studenti fuori sede, con un sostegno alla residenziali universitaria e con momenti di incontro, il tutto per rendere Torino più familiare a chi viene da altre città.
In merito agli orientamenti della pastorale giovanile, qual è il contributo della pastorale universitaria?
Innanzitutto, la pastorale universitaria è in qualche modo pastorale giovanile, perché si occupa di giovani nel momento in cui mette gli universitari al centro. Il nostro contributo può essere di tre tipi. Possiamo fornire un contributo di prossimità nei luoghi abitati dai giovani, in primis l’università, dove si trova la grande maggioranza dei giovani fra i 19 e i 25 anni. Il secondo contributo è quello di pensiero: per definizione, la pastorale universitaria è una pastorale di cultura, tende a incarnare nel pensiero il dato della fede. Cerchiamo quindi di essere vicini alle parrocchie, alle associazioni e ai movimenti in modo tale che ci sia un pensato dietro alla progettualità. Il terzo contributo consiste nel poter caratterizzare la pastorale giovanile come pastorale universitaria, nel senso che il vivere l’università è anche un metodo, un modo di interfacciarsi con la realtà. Questo metodo può essere assunto dalla pastorale giovanile, non tanto perché è rivolto agli universitari o perché è fatto in università, ma come metodologia, come tipo di approccio verso i giovani. In fondo, l’università traghetta un ragazzo dalla post adolescenza all’età adulta: la pastorale giovanile è chiamata a fare la stessa cosa, e cioè ad aiutare un giovane a prendersi delle responsabilità, a vivere nel mondo, a essere un cittadino del mondo partendo dal Vangelo.
Uno dei progetti della pastorale universitaria è quello di ospitare gli studenti fuori sede all’interno delle parrocchie. Quali sono le altre iniziative?
Tutto il progetto di pastorale universitaria l’abbiamo chiamato Pensare con Lode, dove si gioca con la parola “lode” dal punto di vista dell’eccellenza e dal punto di vista religioso. Le altre iniziative le abbiamo ideate partendo da questo slogan. Per quanto riguarda la residenzialità degli studenti fuori sede, abbiamo creato Ospitare con Lode: si tratta di un esperimento all’interno delle parrocchie, dove pochi studenti posso inserirsi e creare legami con le piccole comunità che li ospitano. Stiamo anche aprendo dei collegi universitari veri e propri, con numeri sempre maggiori. Servire con Lode, invece, è un’iniziativa che avvicina i giovani al volontariato, con l’idea che servizio alle persone fragili sia profondamente educativo, qualsiasi tipo di professione uno faccia un domani. Orientare con Lode è un servizio per l’orientamento, sia al piano degli studi sia per capire le prospettive di un lavoro. Infine, sotto lo slogan di Oasi del Silenzio abbiamo aperto alcune aule studio.
Quali sono i progetti futuri della pastorale universitaria?
Per il futuro, vogliamo creare sinergie con il territorio e le sue realtà. Più che avere progetti pronti a tavolino, però, vogliamo costruire progetti con chi sta già operando o con chi vorrà operare a favore dei giovani e degli universitari.
Articolo di Alessandro Antonioli e Jacopo Maria Vassallo
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