(di Alessandra Giorda) Con grande piacere, miei cari amici lettori, continua il nostro viaggio, attraverso i Sindaci dei capoluoghi di regione, per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Dopo l’intervista al Sindaco di Torino Sergio Chiamparino, questa settimana con grande piacere Vi presento il Sindaco di Roma Gianni Alemanno. Persona di grande cultura, laureato in Ingegneria per l’Ambiente, dal 1970 vive e lavora nella città eterna. Con Lui capiamo come la Capitale si è preparata per i festeggiamenti di Italia 150, che significato hanno per Lui, i ringraziamenti al Presidente Giorgio Napolitano e dalla cronaca, quanto dobbiamo temere il raìs Gheddafi. La bellissima passione di Alemanno qual è? Leggiamo!
D: I cittadini romani hanno risposto all’evento della Notte Tricolore del 16 marzo scorso in maniera copiosa. Ve lo aspettavate? Ci sono stati disagi?
R: La partecipazione della gente alla Notte Tricolore è stata commovente. Sono stati festeggiamenti all’altezza del compleanno dell’Italia, meritevoli del riconoscimento che ha voluto tributargli il nostro Capo dello Stato, che Roma ringrazia con affetto e gratitudine.
D: Come si è preparata Roma per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità? Quali sono stati i momenti salienti?
R: Il 150° dell’Unità ci invita a rivisitare con consapevolezza i motivi più profondi del nostro stare insieme come popolo. La Notte Tricolore ha avuto una serie di eventi molto significativi. Abbiamo lavorato a lungo individuando i temi e gli strumenti per comunicarli. Un progetto partito il 20 settembre del 2010 con il 140° di Roma Capitale festeggiato, presso la breccia di Porta Pia, con una cerimonia alla quale è stato conferito un particolare valore, l’allora presenza del Segretario di Stato, Cardinal Bertone, ha significato l’assunzione di un preciso compito: il dover di far interagire sempre più profondamente la storia risorgimentale, l’amore patrio e le virtù repubblicane con la cultura cattolica e tutte ciò che essa laicamente rappresenta per quel nuovo umanesimo più volte invocato da Papa Benedetto XVI. Questo cammino celebrativo è giunto a compimento quest’anno con la festa dell’Unità Nazionale. Il tema centrale che è stato proposto è la riscoperta dell’Unità come tappa finale di un processo che ha forgiato un’identità millenaria, identità che abbiamo voluto illustrare attraverso una mostra al Vittoriano. All’interno ci sono documenti mai esposti, come alcune lettere di Dante e Boccaccio, l’atto con cui l’autore della Divina Commedia viene esiliato, splendidi dipinti della tradizione dell’800 e del primo ’900, ed un piccolo filmato che riprende i funerali di Giuseppe Verdi. La mattina del 17 marzo abbiamo aperto le celebrazioni inaugurando, insieme al Presidente della Repubblica, il complesso museale di Porta San Pancrazio con le statue degli eroi garibaldini del Gianicolo, appena restaurate grazie alla sovraintendenza di Roma Capitale insieme al museo multimediale dove sarà possibile apprendere la storia di tutti i personaggi e le vicende del Risorgimento Italiano. In quell’occasione abbiamo aggiunto al patrimonio storico archeologico un ulteriore ” pezzo monumentale”: il rivestimento in cemento del muro del belvedere al Gianicolo con inciso il testo integrale della Costituzione della Repubblica Romana, la cui stesura originale è stata esposta ai Musei Capitolini. Ancora oggi le sedute della Giunta capitolina si svolgono attorno al tavolo che vide riuniti Mazzini, Saffi ed Armellini per firmare la Carta del 1849. Potrei ricordare tanti altri appuntamenti della rivisitazione storica, quelli più commoventi sono sempre stati vissuti insieme al Capo dello Stato. La notte del 17 marzo, dinanzi al Quirinale, abbiamo ascoltato con emozione le parole del Presidente che ci ha ricordato il valore dell’essere uniti per non essere spazzati via dal vento della storia. Il debutto dell’Opera di Verdi “Nabucco” al Teatro dell’Opera di Roma, sotto la magistrale direzione del Maestro Riccardo Muti, al quale abbiamo conferito la cittadinanza onoraria, è stato un momento finale altissimo. Abbiamo ascoltato e condiviso il suo appello accorato in difesa della cultura italiana e più delle parole ha parlato la musica, quelle note che hanno espresso, come ha sottolineato il Maestro “l’attitudine di chi ha dato la vita per costruire un’Italia degna del proprio grande passato”. Un messaggio da non dimenticare.
D: I costi per i preparativi sono stati elevati? Che ritorno economico Vi aspettate da quest’evento che terminerà a novembre prossimo?
R: Le celebrazioni sono un momento istituzionale altissimo, un omaggio alla Nazione, nella consapevolezza che l’Unità ha dato una Patria agli italiani. Questo rinnovato senso di appartenenza è l’unico bilancio morale che conta.
D: Che significato ha per Lei l’Unità d’Italia?
R: L’essere italiani rimane la più importante di tutte le nostre appartenenze. Lo è al punto che sullo Stato-nazione si fonda il cuore della nostra sovranità democratica, perché siamo radicati in un’identità nazionale che si misura non in secoli, ma in millenni. Un ‘identità nazionale che ha prodotto non solo una lingua ed una letteratura, ma una vera è propria civiltà declinata in ogni forma della creatività umana. Una civiltà italiana che, grazie all’impronta culturale del cattolicesimo e della romanità, mantiene un esemplare equilibrio tra la specificità nazionale ed il riconoscimento dei valori universali della vita umana. In questo contesto, il processo risorgimentale non viene sminuito, ma assume un’importanza ed una legittimazione ancora più forte: l’Italia doveva essere unita, quieta era l’attesa ed il destino di un’identità popolare che non poteva non trovare una forma di espressione istituzionale e statuale.
D: Qualche giorno fa il Presidente Napolitano ha detto “Non dobbiamo lasciare i lavori incompiuti” riguardo al federalismo. Che Italia si delinea con il federalismo, rispetto a quella fatta da Garibaldi?
R: Al di là delle inevitabili lacerazioni che le guerre per l’Unità e l’indipendenza nazionale hanno generato, al di là dei molteplici giudizi sui protagonisti del Risorgimento, al di sopra delle ragioni e della bandiere degli Stati preunitari e delle insorgenze antirisorgimentali, l’Unità aveva, ed ha tuttora, ragioni più forti e più nobili di tutti i motivi di divisione e di contrapposizione. Visto da questa prospettiva, il processo delle riforme federali in atto assume un significato ancora più profondo e risolutore. Non si tratta solo di trovare un nuovo equilibrio, fondato sul principio di sussidiarietà tra Stato centrale ed autonomie locali, ma di rifondare “dal basso” l’unità nazionale. L’Italia è fatta anche e soprattutto dai mille campanili dei nostri Comuni, dalla ricchezza delle tante identità locali e regionali che si ritrovano nella comune civiltà italiana: è necessario per tanto” fare pace” fra le identità locale e l’Unità nazionale, viste non come fattori antagonisti, ma come realtà complementari della nostra storia di italiani. Le parole del Presidente Napolitano collocano nella giusta prospettiva la riforma in senso federale delle nostre istituzioni come punto di ripartenza dello Stato italiano di fronte alle grandi sfide che arrivano dal mondo globalizzato.
D: Molti sostengono che lo scorso anno abbiamo ricevuto il Colonnello Gheddafi stendendogli “i tappeti rossi”, oggi lo stiamo combattendo. Come commenta?
R: Non bisogna mai mettere la politica dell’interesse davanti a quella dei valori. Oggi siamo coinvolti in un’operazione decisa dall’Onu in Libia, ma dovevamo renderci conto della situazione ed intervenire prima che si arrivasse a questa tragedia. Questa operazione militare è una scelta difficile ma necessaria: dobbiamo fare in modo che l’intervento sia mirato ad evitare eccidi e stragi e che non sconfini in un’ingerenza politica che finirebbe per suscitare una reazione della coscienza araba. Bisogna quindi essere attenti e misurati, ma è giusto che l’Italia faccia parte di questa coalizione.
D: Gheddafi ha minacciato molti Paesi dell’Occidente , tra i quali l’Italia, di ritorsioni. Le teme? In qualche modo possono offuscare il clima gioioso di festa per i 150 dell’Unità d’Italia?
R: Abbiamo un sistema di sicurezza che ha affrontato altre sfide ed altri momenti difficili e quindi non siamo impreparati. Non ci sono pericoli specifici, ma dobbiamo essere molto allerta perché siamo sicuramente in un momento delicato della vita del Mediterraneo.
D: Come trascorre il tempo libero il Sindaco di Roma? Quali sono i Suoi interessi?
R: Amo molto l’alpinismo: ci sono momenti in cui la vetta sembra veramente lontana, ma se hai tenacia si arriva sempre.