Che cosa vuol dire essere un artista al giorno d’oggi? E gli Italiani quale rapporto hanno con l’arte? Tutte queste domande e molte altre le ho poste alla dottoressa Ilaria Bonacossa, direttrice del museo d’ arte contemporanea Villa Croce della città di Genova.
Dottoressa, che cosa vuol dire essere il direttore di un museo d’arte contemporanea?
Lavorare 14 ore al giorno per renderlo culturalmente vivo, interessante e attivo con un budget limitato.
Quale impronta ha intenzione di lasciarvi?
Trasformare Villa Croce in un luogo in cui la cultura nasce, in cui gli artisti vengono. La creatività e il talento hanno un’importante ricaduta sull’energia e sulla visione verso il futuro di una città.
Fino a ora ha rispettato i progetti che si era prefissata?
Mi sembra di essere partita con il piede giusto, ma c’è ancora molto lavoro da fare.
Prima di giungere a Genova ha lavorato per molti anni a Torino presso la Sandretto Re Rebaudengo. Che cosa si porta dietro da questa esperienza e che cosa le ha lasciato la città di Torino?
Un marito… A parte gli scherzi, la gestione di un’istituzione all’americana e la volontà di divenire un luogo di incontro per la città, convogliando progetti diversi e varie discipline, le ho imparate a Torino, da Patrizia Sandretto re Rebaudengo. Da Francesco Bonami ho appreso la capacità di scovare i talenti emergenti, di produrre opere ed invitare artisti per rendere vivo il museo.
Gli Italiani e l’arte contemporanea: rapporto di amore o di odio?
Sì, o forse ormai d’amore e timore, ma il talento c’è e anche all’estero lo stanno riconoscendo.
A suo parere gli altri stati europei valorizzano maggiormente l’arte e in particolare quella contemporanea?
Sì, l’arte contemporanea è parte della cultura. Le università e le piccole città hanno musei e spazi per l’arte contemporanea che da noi, dal 1960 a oggi, sono mancati, lasciando il sostegno dell’arte contemporanea nelle mani di collezionisti privati.
Esistono scuole in Italia che preparino adeguatamente gli “artisti”?
Le accademie stanno vivendo una forte crisi, per l’urgente bisogno di rinnovamento e per la contrazione dei finanziamenti. Lo IUAV sta dando buoni frutti e Brera grazie agli insegnamenti di Alberto Garutti ha trasformato la visione di una generazione.
Per concludere: Lei per raggiungere la posizione nella quale ora si trova ha sbaragliato gli altri concorrenti nel concorso. Qual è la sua marcia in più?
Entusiasmarmi per tutto, essere curiosa e avere voglia ancora di lavorare con artisti di generazioni diverse. Allestire le mostre resta per me un momento magico.
Ringrazio la dottoressa per la sua disponibilità.
Articolo di Alessandra Coppo.
Foto mentelocale.it, licenza CC BY-NC