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Intervista a Tiziano Scarpa su “Le cose fondamentali”

Creato il 15 luglio 2010 da Sulromanzo
Intervista a Tiziano Scarpa su “Le cose fondamentali”Di Barbara Greggio
Tiziano Scarpa e il suo ultimo romanzo "Le cose fondamentali"
Tiziano Scarpa torna in libreria con un nuovo, toccante, romanzo. Ad un anno dal trionfo di Stabat Mater – Premio Strega 2009 – e a pochi mesi dall’uscita di La vita, non il mondo (Laterza), lo scrittore veneziano propone ora Le cose fondamentali (Einaudi).Paternità e scrittura si fondono in un tutt’uno, tra le pagine di questa storia. Leonardo, il padre, scrive tutti i giorni, più volte al giorno, a Mario, il figlio appena nato. Ricordi, suggerimenti, considerazioni sulla vita, sulle cose che lui ha capito e su quelle che ancora oggi gli appaiono come un mistero. Pagine fitte di reminiscenze giovanili, dubbi esistenziali e paure. Il figlio dovrà leggerle al compimento del quattordicesimo anno d’età, epoca della vita nella quale il protagonista scoprì, a sua volta, il mondo reale. Le parole diventano il filo conduttore di tutta la narrazione, fino a straripare, diventando protagoniste esse stesse. Scrittura e tecnologia si affrontano, confrontandosi con un futuro ancora sconosciuto. I pensieri più intimi vengono così condivisi, resi ancora più importanti dalla cura che il protagonista mette nello scegliere la forma e il tono migliori per passarli in consegna al figlio. Tutto sembra scorrere su un binario tranquillo, quello che da sempre percorre un padre alle prese con le cose fondamentali da insegnare ai figli, fino all’arrivo improvviso e drammatico della malattia. Allora tutto si capovolge, i sentimenti lottano per non perdersi, la mente perde lucidità e l’indicibile sale a galla. La devastazione interiore rimette tutto in discussione, le parole non servono a nulla, o forse sono le sole a poterlo salvare. Il paesaggio si sposa perfettamente con gli stati d’animo, rispecchiando emozioni e timori. Un romanzo che lascia ampio spazio all’immedesimazione, perché, se solo pochi possono aver vissuto l’esperienza sconcertante di Leonardo, tutti i genitori, madri e padri, si confrontano con le cose fondamentali della vita.Un Tiziano Scarpa al meglio della sua forma creativa.
Il legame simbiotico che si instaura nei primi giorni di vita tra una madre e il suo bambino, è qui proposto dal punto di vista maschile. Le parole assumono il ruolo di collante, una sorta di cordone ombelicale non reciso che Leonardo immagina protrarsi fino ai quattordici anni di Mario. Come nasce l’idea di un diario dove raccogliere “le cose fondamentali”?
In questo romanzo racconto un doppio trauma: la malattia grave di un bambino nato da poco, le analisi mediche e la scoperta di una verità molto dura. Ma tutto questo succede dopo pagina 100, ed è fondandomi su questi due colpi di scena che, a ritroso, ho immaginato tutto il resto, cioè la prima parte del libro: nei primi capitoli il protagonista Leonardo comincia a scrivere quelle che secondo lui sono “le cose fondamentali” da trasmettere a suo figlio, ma poi l'esistenza mette alla prova queste sue intenzioni. È come se la vita dicesse a Leonardo: “E così tu credevi di avermi capita e volevi spiegarmi a tuo figlio? Vediamo cos'hai da dirgli, di fronte a questo fatto nuovo che ti sconvolge la vita davvero!”
Leonardo cerca di immedesimarsi nel ruolo di madre e di figlio, imitando gesti e immaginando sensazioni. Questo gli permette di comprendere meglio i sentimenti e le reazioni di sua moglie e del piccolo Mario?
Come ti ripeto, questo succede nella prima parte, e serve a rendere ancora più forte il trauma della seconda parte. All'inizio, Leonardo accoglie con molta serietà e anche un po' di poesia l'arrivo di suo figlio. È un uomo che si sente messo in discussione fisicamente dalla presenza creaturale di questo bambino, lo osserva mentre respira, strilla, dorme, eccetera. Leonardo è un adulto che cerca in qualche maniera di imitare un neonato, per reimparare che cosa significa davvero guardare, respirare, mangiare...
Leonardo Scarpa ha un confidente speciale, l’amico Tiziano. Il primo è emotivamente immerso nell’esperienza della paternità, il secondo lo guarda con distacco. È una sorta di compensazione, per mantenere l’equilibrio?
Sono due punti di vista diversi sulla vita. Mi interessava mettere alla prova le buone intenzioni di Leonardo sia con i fatti (la malattia del bambino, le analisi, la brutta sorpresa) sia con le idee (la mentalità del suo amico Tiziano, le discussioni). E però Tiziano si rivela molto importante in un momento di crisi, tanto che a volte penso che questo sia un romanzo sull'amicizia maschile, più che sulla paternità.
La scoperta di una verità impensabile e sconvolgente porta Leonardo a riconsiderare la sua paternità. Si può essere padri a prescindere da tutto il resto?
Mi chiedi una regola generale, ma io come romanziere mi occupo di dare forma a casi particolari significativi! Comunque, più ci penso e più ammiro la saggezza della cultura cattolica, che ha scelto come patrono dei padri (quindi come simbolo ed esempio della figura paterna) un uomo che non aveva figli biologici ma ha deciso di essere padre adottivo.
I luoghi diventano parte attiva della narrazione. Nelle lunghe passeggiate di Leonardo con il suo bambino, il paesaggio che li circonda diventa parte di loro e delle loro emozioni. La scelta del mare, come sfondo, sembra non casuale. Il grembo liquido della natura è il riflesso dell’essere genitori?
Nel mio romanzo mi sembra che il mare sia un elemento alieno, inumano, una sfida per le capacità di comprensione di Leonardo. È qualcosa che lo aiuta a capire che cosa lui non è. A me piacciono in particolare due momenti. Uno è quando Leonardo descrive un paesaggio impossibile, immaginando che la nevicata abbia ricoperto il mare e che su quelle onde lente e morbide la gente scii e costruisca castelli di neve ondulanti. L'altro è quando Leonardo si inoltra nel mare gelido con l'intenzione di... ma non farmi raccontare troppo!

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