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Intervista a Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di Commercio di Torino

Creato il 21 dicembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Vincenzo Ilotte è il presidente della Camera di Commercio di Torino. Immerso nel bianco della nuova sede, fresca di inaugurazione, ha tinteggiato per Retrò Online un quadro che racconta di tagli camerali, dei nuovi destinatari dei finanziamenti e, soprattutto, di un nuovo e intrigante progetto scolastico.

Presidente Ilotte, partiamo dai tagli camerali: che cosa hanno significato nel concreto per la Camera di Commercio di Torino?
La riforma voluta dal governo Renzi porta dei tagli che per Torino sono di circa 16 milioni. La Camera di Commercio di Torino, negli anni passati, operava degli interventi per una cifra analoga. Per il 2015, quindi, non avremo più risorse da mettere a disposizione del territorio. L’impatto è significativo. Abbiamo cercato di ragionare in ottica aziendale, tagliando il più possibile per avere delle risorse da dedicare al territorio. Con piacere posso affermare che, dopo aver effettuato delle operazioni di efficientamento, abbiamo circa 4 milioni da dedicare al territorio. Per noi è stato uno sforzo importante. Da un lato è giusto che la riforma che ci sia, perché mette in discussione dei sistemi vecchi e si orienta verso una maggiore efficienza. Dall’altro, però, l’impatto che ha avuto è stato notevole, perché gli 11 milioni venuti a mancare significano molte risorse in meno per il territorio.

Martedì avete approvato i nuovi progetti di finanziamento. Qual è la direzione che avete preso?
Abbiamo deciso di operare meno interventi a pioggia e di focalizzarci su alcuni assi ben precisi. I primi due sono quelli di cercare di rilanciare il più possibile il nostro laboratorio e il nostro centro congressi per vedere se riusciamo a portare una situazione di break even (punto di pareggio, ndr) in modo tale da lasciargli una strada e da avere una giustificazione economica. Il terzo è quello dell’internazionalizzazione, quindi cerchiamo, pur con risorse ridotte, di supportare le imprese nelle politiche di internazionalizzazione. Il quarto asse è quello della promozione e dello sviluppo del turismo, molto importante per l’economia del nostro territorio. Abbiamo continuato quindi alcuni progetti propri della Camera di Commercio di Torino, quali i Maestri del Gusto o i progetti Vini doc. Vogliamo aiutare il mondo del food ma anche gli alberghi e i rifugi a migliorare il loro livello di accoglienza e anche la parte che viene fatta da Turismo Torino, un’associazione che funziona molto bene. L’ultimo aspetto che noi abbiamo voluto tenere in piedi è quello della formazione per i giovani, perché riteniamo che in un momento di cambiamento, come quello che stiamo vivendo, la formazione sia fondamentale. Vogliamo aiutare i giovani ad avere un futuro, quindi abbiamo continuato a supportare alcuni istituti di formazione.

Presidente, può approfondire il punto sulla formazione giovanile?
Il punto di partenza è una differenza grossa fra domanda e offerta, nel senso che l’offerta formativa non si sposa con la domande delle imprese. Noi cerchiamo di livellare questa differenza. Il fenomeno della “licealizzazione” è preoccupante: una famiglia si sente realizzata se manda il proprio figlio a fare il liceo e si sente “di serie b” se manda il figlio a frequentare un istituto tecnico. Credo che sia uno sbaglio profondo perché di fatto, si creano tante illusioni: i ragazzi completano i cinque anni liceali, escono che hanno una buona formazione culturale, perché i licei funzionano bene, ma poi non hanno nessun tipo di mestiere. Certo, possono andare all’università, ma l’università non insegna nessun mestiere. E così si ritrovano a 25 o 27 anni che non sanno fare assolutamente nulla. Quello che noi cerchiamo di fare sono dei percorsi formativi per tecnici o per chi si vuole occupare dell’accoglienza alberghiera o ancora per i ristoratori, affinché imparino bene mestieri pragmatici e appetibili. L’idea è quella di creare un progetto di formazione europeo, durante il quale il ragazzo possa studiare un anno a Torino, un anno a Parigi e un anno a Berlino. Dopo un percorso di questo genere, si viene a formare un super tecnico o, molto appetibile a livello di mercato occupazionale perché è un ragazzo che ha vissuto in tre nazioni diverse e che parla inglese, francese e tedesco. Secondo noi, è un progetto che potrà piacere molto alle famiglie. Ma vogliamo anche offrire dei corsi di formazione anche a persone già adulte, attraverso delle scuole camerali che insegnino loro un mestiere che vada al di là dei confini nazionali. Abbiamo già firmato un accordo con la Camera di Commercio di Parigi, siamo in procinto di stringerne uno anche con la Camera di Commercio di Berlino, proprio per garantire questo progetto di formazione europea.

Sarà quindi un percorso di studi di tre anni, non di cinque?
Dobbiamo verificare se lo vogliamo fare dopo un biennio iniziale di introduzione in una delle scuole o se lo vogliamo fare come un pacchetto a sé stante di formazione su tre anni. Il progetto è appena partito, vogliamo essere pronti per presentarlo ai prossimi corsi che partiranno da settembre 2015.

A livello di costi, invece, il percorso di studi sarà ad appannaggio delle famiglie o sarà coperto da borse di studio?
E’ chiaro che questo percorso sarà molto caro, perché i ragazzi dovranno vivere fuori casa per due anni. Stiamo cercando di liberare delle risorse e di trovare dei partner che sponsorizzino questo tipo di percorso. L’idea è che il 90% delle spese sia a carico del sistema, mentre alle famiglie rimarrebbe solo il restante 10%.

Tags:Camera di Commercio,torino,Vincenzo Ilotte

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