Una mia cara amica, mi sussurrava stanca di tutte le delusioni ricevute dall'amore, dagli uomini, dalle relazioni naufragate:"io ho chiuso, basta, non ne ho più voglia,davvero, neanche morta ci riproverei, con l'amore basta davvero".
Io le rispondevo storta sulla panchina sbeccata "già".
Poi sono andata via, entrata in macchina ed ho pensato.
Giudando ho continuato a pensare, tanto guidare è un'attività sottocorticale me lo ha spiegato il mio amato neuropsichiatra professore eccelso Pierro Marcello Mario, perciò pensavo.
Prima di tutto pensavo che Marcello Mario non sarebbe dovuto morire, che ci sono tanti professori da dimenticare, gente mediocre, triste, spenta, viscida, insulsa, mentre Marcello Mario era il professore, lo seguivo in tutte le aule dove andasse a parlare, lui era lo scoppio di sinapsi che mi si accendeva non appena apriva bocca e muoveva le grandi manone generose.
No, lui avrebbe dovuto continuare ad insegnare ed io lo avrei seguito in capo al mondo e adesso la mia vita sarebbe diversa e Marcello Mario sempre lo stesso meraviglioso uomo che è stato.
Comunque, a parte Marcello Pierro, emerito neuropsichiatra con i controcoglioni, pensavo "eh no" pensavo.
Pensavo "io si invece".
Pensavo alle mail da scrivere di giorno e di notte, ai messaggi da digitare di nascosto per accarezzarsi il cuore in un momento qualsiasi, pensavo ai primi appuntamenti, alla lingerie nuova da scegliere, al profumo che avrebbe parlato di te prima ancora che tu lo abbracciassi, ho pensato all'emozione, all'adrenalina che un nuovo amore ti dà.
Ho pensato a quando sei innamorato e ti senti una persona migliore perchè diventi davvero qualcosa di meglio da ciò che sei.
Ho pensato all'illusione bellissima, che questo mondo possa davvero essere un bel posto dove vivere, quell'illusione che solo l'amore riesce ad inocularti come una flebo bio-molecolare che pulisca e rinfreschi ogni tua cellula, ho pensato al sonno che non arriva, ai sogni che tornano, alla fame dimenticata,alla spinta propulsiva che muove le gambe anche senza una direzione, purchè si vada.
Ho pensato alle attese, ancora più belle degli incontri, alle capriole fra le lenzuola, al battito del cuore che sfonda i timpani ma non fà male, ad una fotografia da inviare per la voglia di condividerla, ad un bigliettino lasciato in tasca, all'abbraccio dietro l'angolo, allo sguardo di qualcuno che ti guarda intensamente come se riempissi ogni sua visuale.
Ho pensato a quando si annusa l'altro e lo si riconosce, risucchiandone l'essenza fra i denti, al film visto guardandosi di sottecchi, alla cena con le mani incrociate sui tavoli, alla spalla sulla quale appoggiare un mal di tacchi e riderne insieme di notte.
Guidavo e pensavo "io invece si che ricomincerei anche subito, anche se ho preso un sacco di schiaffoni, anche se fanno ancora male e non hanno smesso di bruciare", ho pensato ai regali presi senza bisogno della ricorrenza, al libro comprato ed incartato per lui con la nostra dedica a penna, le sottolineature proprio lì, dove ci siamo emozionate di più.
Ho pensato a quella sensazione che ti assale quando ti succede qualcosa e sai, benissimo chi chiamare e quanto ti sentirai accolta e ascoltata.
Ho pensato "invece si" e poi ho cominciato a piangere per Marcello Mario Pierro e le sue manone giganti mentre spiegava la teoria della mente, ed al mio sentirmi viva come non mai, mentre lui parlava e già un pò moriva.
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