Ad Alfio Arcidiacono (al quale non replico più sul gruppo face book “lavoratori dell’Ast” che ho abbandonato per sempre perché altamente “inquinato”), giacchè si chiede “che cosa è, il Sidast ?”, replico fornendo una spiegazione scientifica ed esauriente del fenomeno nella speranza che capisca, una buona volta, la filosofia e le finalità di una nuova organizzazione sindacale, in ambito aziendale, che nulla ha a che spartire con quelle che il mio “EX AMICO” conosce perfettamente in poichè nutrito a latte e CISL sin dalla nascita.
In buona sostanza, il Sidast, Sindacato Dipendenti Ast, è quell’organizzazione che ha ripreso il lavoro di una vecchia sigla che, da quasi un ventennio ha operato all’Ast e, cioè, il Sua (Sindacato Unitario Autoferrotramvieri) che ha edito migliaia e migliaia di volantini oltre a ben tre testate quali “Asterischi”, “Legittima Difesa” e “Per non dimenticare….” . Tale attività, è stata sempre esercitata in difesa degli interessi della categoria e “contro” i metodi della Dirigenza aziendale e delle organizzazioni sindacali che con essa sono sempre andate a braccetto determinando, alla fine, l’attuale catastrofica situazione economico-finanziaria della Società.
Oggi io, Ugo Giuseppe Agati, mi considero l’emulo di Beppe Grillo e considero gli aderenti al Sidast i “grillini” della situazione e ciò, non per scopiazzare il bravo e coraggioso comico genovese ma, semplicemente perché mi identifico nella sua identica posizione…. Tanto per iniziare, con Beppe sono quasi coetaneo, come Beppe non ho ambizioni politiche (e, sindacali, ovviamente) ma “allevo” giovani volenterosi disposti, non tanto a cambiare le sorti dell’Italia ma, più semplicemente, quelle dell’Azienda presso la quale operano. In quanto ai “Vaffa…..lo”, senza offesa per il buon Beppe, io l’ho preceduto di gran lunga in quanto da 36 trentasei anni a questa parte ne ho indirizzato tanti, senza risparmiarmi, sia agli Amministratori che ai Dirigenti dell’Ast nonché ai Sindacalisti dell’Azienda e ai loro “utili idioti” e, cioè a quei colleghi che, mentre i loro rappresentanti sindacali mangiavano bisteccone e pesce fresco alla mensa aziendale , si accontentavano delle briciole (l’assegnazione di un determinato turno o un’ora di straordinario in più, una trasferta, la conduzione di un bus nuovo se non il “perdono” per una marachella piccola o grande).
Tutto ciò ha determinato l’arricchimento personale dei “pezzi grossi” dell’Azienda, la nomina a Dirigente di alcuni “sindacalisti” e la crisi attuale.
Se vi andate a informare, scoprirete che, sempre io, Ugo Giuseppe Agati risulto il dipendente che detiene un primato (invidiabile?): il minor numero di “punizioni disciplinari” in relazione al maggior numero di “contestazioni” a dimostrazione che l’Azienda non è mai riuscita a “domarmi” nella veste di contestatore numero uno. Ho subito multe, sospensioni, declassamenti, traslochi punitivi ma solo sulla carta in quanto, quasi sempre, ho fatto ingoiare tali provvedimenti, chiaramente intimidatori e frutto di “mobbing sfrenato” messi in atto o solamente tentati da parte di “capi” che non possedevano la statura morale per applicarmeli.
Quello che mi ha sempre contraddistinto è stato, quindi, il coraggio che adesso cerco d’inculcare ai miei colleghi, specie ai più giovani che, a differenza di me che praticamente mi sono ritenuto, per trent’anni filati, “dipendente regionale” e quindi al riparo da eventuale licenziamento stante che Mamma Regione non ha mai licenziato nessuno, potrebbero trovarsi da qui a breve (a meno che non abbiano uno scatto d’orgoglio) a dover fare i conti con un “padrone”, con l’incertezza di essere pagati alla fine di ogni mese, con la prospettiva di un cambio di lavoro, con la possibilità di un trasferimento (sfascia famiglie), della messa in mobilità o di subire il licenziamento in cambio di una dozzina di mensilità gentilmente elargite dalla coppia Monti/Fornero….
Auspico, pertanto, che i miei amici e compagni dell’Ast si stringano attorno e sostengano attivamente il Sidast e che dallo stesso escano fuori tanti “grillini” che non rappresentino, come me, la “mente storica dell’Ast” ma coloro che, sindacalmente parlando, assumano il comando delle operazioni per far rinascere un’azienda in coma. Anzi, dirò di più: siano i più giovani d’età, così come ha fatto Giuseppe Cirobisi a Trapani costituendo la prima Rsa/Sidast ad andare in trincea, in prima fila, a combattere quella guerra che si preannuncia lunga e sanguinosa e che i “vecchi” prossimi alla pensione non sanno più affrontare anche perché troppo legati alle vecchie logiche aziendali e sindacali divenute anacronistiche e che vanno sostituite da altre forme di lotta fatte di coraggio, volontà e …. fantasia!
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