Succede che scrivi un pezzo per il tuo blog, una di quelle creature della blogoosfera con cui non guadagni un soldo, ma nel quale infondi tanta passione perché credi che sia giusto dire sempre quel che pensi. Succede che pensi di pubblicizzarlo sulla pagina di un ministro che, inspiegabilmente, piace a circa 73.000 persone nonostante non brilli per comunicatività e simpatia. E ti accorgi di essere stato bannato dalla pagina di Brunetta…
Goliath scaccia David. Certo, nemmeno il sottoscritto è esattamente un Wilt Chamberlain, ma fortunatamente è riuscito a superare il metro e sessantacinque d’altezza, ma viene scacciato da un gigante della politica italiana:uno di quelli che chiede a Santoro quanto guadagna e che cerca di sottolineare la differenza tra il suo modo di eccitarsi e quello consueto di Vendola. Peccato si stesse parlando di rientro di capitali dall’estero e del solito insostenibile Berlusconi, argomenti in cui è difficile trovare una spintarella ormonale.
Ovviamente la risposta del pubblico in studio è un susseguirsi di “buuuu” che restituiscono la dimensione della comunicazione politica di un altro della banda che regge il gioco al governo tecnico.
Ma qualcosa di eccitante, invece, riusciamo a trovarla: è eccitante l’accorgersi che evidentemente Facebook è ormai considerato uno strumento fondamentale per creare il consenso. E che le voci stonate debbono essere messe a tacere.
Il fatto suscita ilarità, non perché non debba generare fastidio, ma perché il nono nano (l’ottavo lo lasciamo a Corrado Guzzanti) pesta un’altra cacca di cane.
Giovedì Brunetta presenzia da Santoro: i commenti del sottoscritto, ultima ruota del carro di una rete che il centrodestra non padroneggia, sono i consueti che puoi trovare nei tweet e nei messaggi di stato dei social network di mezzo mondo. L’arroganza di Brunetta, lo stesso che apostrofò i precari additandoli di essere “la peggiore Italia”, non lo rende particolarmente simpatico: in pratica ha lo stesso carisma di un morso sui testicoli, come ho indicato sulla mia pagina Facebook. Un po’ di satira, colorita forse.
Sulla pagina dell’ex ministro, che troppe volte si è rivelato non all’altezza della situazione, mi limito a postare un laconico “che figuraccia”, riferendomi alla maldestra apparizione televisiva presso “Servizio pubblico”, in cui Brunetta riesce a farsi mandare a quel paese da Santoro. Brunetta ha la verve comunicativa di un vegetale ed è simpatico come una cartella di Equitalia, è quotidianamente uno spot televisivo sulla necessità di assumere uno spin doctor non solo per le comparsate televisive, ma persino per andare a comprare le sigarette sotto casa e per allacciarsi le scarpe (no, per quello forse non ne ha bisogno…).
Metto la questione “Brunetta” nel dimenticatoio come tutte le cose di poco conto, esprimo il mio parere su un altro argomento bollente, le primarie farsa del PdL, che avrei voluto pubblicizzare anche sulla pagina dell’ex Ministro.
Sorpresa: il rigo che mi consentirebbe di commentare i post dell’ex ministro è scomparso, non posso cliccare alcun “mi piace”, potrei solo condividere i post di questa pagina assurda quanto quelle in cui i pomodori sfidano i Tokyo Hotel.
Sono stato bannato: i miei commenti, pareri, opinioni e post risultano sgraditi alla profondità intellettuale di questa pagina. E pensare che per fargli notare quanto piccola fosse la sua caratura politica (no, non stavo ulteriormente sfottendolo perché alto un metro ed una banana…) ho dovuto cliccare persino sul “Mi piace” che consente le connessioni con il materiale della pagina!
Una liberazione: finalmente, essendomi stata negata la possibilità di esprimermi su quella pagina, posso togliere il fatidico “Mi piace” facebookiano.
E’ amaro dover ammettere che una voce di dissenso venga spazzata via perché scomoda: la libertà di esprimere la propria opinione è davvero diventata merce rara, in un paese in cui ciascuno vale ormai secondo quel che guadagna.
Ah e per inciso, caro Brunetta, non mi sei mai piaciuto. E non credere di piacere ai quasi 80000 profili che hanno cliccato quel tasto sulla tua pagina: la maggior parte lo ha fatto per prenderti in giro ed insultarti. Io, solo per esprimere un’opinione. Magari scomoda, un po’ colorita.
Ma se adesso pretendessi, caro ex ministro, che ti spiegassi cosa significa “esprimere un’opinione” o “satira”, sappi che la mia tariffa da precario si aggira intorno ai 10 euro per ora di lezione. Con un paio di centinaia di migliaia di euro magari riusciamo a renderti presentabile.
O magari no, perché sono un pessimo insegnante…