1. Che rapporto avete con i consigli?
2. Preferite darli o riceverli?
3. Meglio i consigli dei parenti o quelli degli amici?
4. E poi… secondo la vostra esperienza, i consigli sono più un atto di “carità” o di “cattiveria”?
Ne discutiamo insieme prendendo spunto dal divertente romanzo sull’arte scrittoria (e non solo) di Angelo Orlando Meloni intitolato “Io non ci volevo venire qui. Breve manuale di autodistruzione per il conseguimento della felicità” pubblicato dalla casa editrice Del Vecchio.
Vi riporto un passaggio tratto dalle prime pagine del libro:
«Chi non ha paura di un buon consiglio?
Io per esempio ho paura. Molta paura. evito di darli e di riceverli, e se li ricevo mi sforzo di dimenticarli. Quando non li dimentico, poi, cerco di applicarli male. Come vi potrà confermare più di un buon samaritano, dedicarsi ai problemi degli altri è uno sport pericoloso, perché il sonno della nostra indifferenza genera mostri e, in casi sventurati, un consiglio può generare addirittura “artisti”».
Un libro divertente, dicevo… ironico e autoironico, che rientra a pieno titolo nell’ambito della cosiddetta letteratura dell’ironia.
Di seguito, avrete la possibilità di leggere la recensione firmata da Salvo Zappulla e un assaggio del testo (un ulteriore assaggio potrete gustarvelo da qui).
Alla discussione parteciperà lo stesso Angelo Orlando Meloni, con il quale avremo modo di approfondire la conoscenza di questo suo romanzo.
Massimo Maugeri
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IO NON CI VOLEVO VENIRE QUI di Angelo Orlando Meloni
Del Vecchio editore, 2010 – pagg. 128 – euro 14
recensione di Salvo Zappulla (nella foto)
Angelo Orlando Meloni ha innato il senso del paradosso, come tutti i genialoidi riesce ad avere una visione deformata della realtà che lo circonda, manipolarla a piacimento secondo i propri gusti e la spigliata fantasia per servirla, sotto forme di originalissime storie, nei suoi libri. Un autore dotato di raffinato senso dell’umorismo, disposto a giocare con le sue idiosincrasie, le paure, le fobie in una serie di gag irresistibili. Non ci si annoia di certo a leggere “Io non ci volevo venire qui” (Edizioni Del Vecchio, pagg. 118, €. 14,00). Angelo è uomo dalla fervida immaginazione e dallo spirito indomabile, riesce a trasformare in satira irriverente qualsiasi argomento tratta. Il suo è umorismo scoppiettante, i suoi personaggi bislacchi e improbabili, coinvolti in situazioni surreali, pirotecnici commedianti degli equivoci, strappano il sorriso anche a uno che ha già ricevuto l’estrema unzione. Un’ umanità sgangherata, adorabile nella sua vacuità e sventatezza, composta da furbastri e aspiranti tali, che null’altro può pretendere, se non di essere assolta per legittimo impedimento. Si ride, a volte di gusto; altre con un velo di malinconia. Ma si riflette anche, sui personaggi che Angelo presenta: bizzarri, pirotecnici, millantatori. Profondamente umani e profondamente vulnerabili. Determinati a conquistare il mondo e già nati perdenti. Riuscire a coniugare ironia e letteratura, senza scadere nelle barzellette, è proprietà dei grandi scrittori e non vi è dubbio che Meloni sia uno scrittore di razza. Si può ricavare un romanzo gradevolissimo prendendo spunto dai piccoli fatti quotidiani? Sì, se l’idea viene a un autore dotato di esplosiva scrittura, disposto a mettere in gioco se stesso con spietata ironia, consapevole di voler infrangere la barriera dell’appiattimento, del quieto vivere, del chinare il capo rassegnati all’inerzia, per far emergere contraddizioni, prepotenze e malcostume. Un libro attualissimo, una sorsata di acqua fresca, a tratti delirante, estasiante, spumeggiante, esplora territori narrativi in grado di fare vibrare corde disperatamente umane.
A questo punto mi chiedo (tutto il mondo si chiede) chi è Angelo Orlando Meloni (foto accanto): un nuovo Messia venuto a illuminare i popoli? Un Woody Allen che ha subito un trauma cranico? Il pronipote di Fantozzi, perennemente afflitto da cefalee? Uno spermatozoo andato a male che involontariamente ha imbroccato la volata giusta, classificandosi primo suo malgrado?
O turista ignaro che ti aggiri cinguettando per le vie di Ortigia, o giapponesino, cinesino armato di cinepresa che ti addentri per le stretti calli di via Maestranza; giunonica svedese dallo sguardo ammaliante, il volto solare e le tette al vento, che ti godi lo scirocco di Corso Umberto, non ti soffermare con le tue zummate solo sulla fontana Aretusa e l’Orecchio di Dionisio ma riversa l’attenzione su quel tizio dal viso scarno, abbandonato in un angolino buio, sofferente e anemico come uno che ha appena subìto il salasso da un vampiro di passaggio. Non è lì per chiedere l’obolo, sta meditando, sta creando, sta confabulando con i folletti magici della sua mente. Immortalalo, un giorno potresti essere orgoglioso di raccontarlo ai nipotini. Geni si nasce o si diventa? Forse il segreto è racchiuso tra le pagine di questo libro.
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Brano estratto dal libro IO NON CI VOLEVO VENIRE QUI di Angelo Orlando Meloni
FAMMI UN’ALTRA BIRRA