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Io penso (culturalmente) positivo

Da Addamico @addamico

969313_10151759910927082_1648484154_nCi sono periodi della vita (personale e professionale) in cui l’unica soluzione possibile è “pensare positivo“.

Per i caregivers culturali si tratta della regola n. 1 e se ogni tanto capita di perderla di vista, causa stress da “mission impossible”, è bene tornare velocemente sui nostri passi.

Per una spinta in più in questa direzione, riporto un breve estratto dell’intervista al filosofo pop Alain De Bottom, fondatore della londinese The School of Life, firmata da Mara Accettura e pubblicata sul magazine D la Repubblica del 27 luglio 2013:

Per secoli la gente ha usato la religione come mezzo per capire la propria vita dalla nascita alla morte. Oggi la gente non crede più.

L’arte come la letteratura e la poesia, possono fare un po’ lo stesso lavoro della religione, ma al momento questo non accade per via di come la cultura è presentata.

Andare in un museo perché sei triste o depresso sembra strano. Perché? La cultura dovrebbe proprio rivolgersi ai nostri bisogni interiori.

In poche parole: la cultura positiva ci salverà.

Provare per credere!


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