Magazine Diario personale
Sono stata accusata di aver rubato una bicicletta, per bambini, di quelle piccole, in genere rosse e con le ruotine.
Prologo:
due domeniche fa eravamo in una piccola fiera del Commercio Giusto, con altri "grandi" nomi del settore come Oxfam che ci aveva invitati in veste di produttori implicati nel sociale.
Avevamo il nostro banchetto sotto il nostro gazebo, con altre 15 bancarelle però bel organizzato eh, con l'angolo bimbi, lo spazio conferenze dove ho anche fatto un discorso acclamato sulla sovranità alimentare, potete vedere qua le foto se avete Facebook .... total, che c'era molta gente, molti bimbi, eravamo nei Jardines del Turia, per chi non è mai stato qua è un parco ricavato nel letto di un ex fiume, un parco lungo 11 km e largo 500 mt. Poco più in là quel giorno c'era anche un concorso ippico e quindi ho passato il tempo tra lo stand, i cavalli, il parco giochi, il bar, il prato a rincorrere le farfalle....bene, una bella giornata.
MA....
Mi ero portata dietro anche la motoretta del Marc, il passeggino e il mei tai. Tutti sono stati utili perché comunque 12 ore in giro si notano per un bebé.
I vicini di posto ci hanno riempito di chips di yuca equosolidale, succhi di frutta, biscotti.
Però come dicevo ero spesso in giro riconrrendo Marc.
Torniamo allo stand e là proprio là dove c'è la mia borsa, la motoretta, gli zaini.... c'è una scintillante biciclettina.
Non faccio in tempo ad evitare che la veda, la bicicletta malefica.
E Marc la vuole, non c'è pezza lo provo a prendere di peso, trascinarlo allo spazio giochi, trattare affinché prenda la sua moto. No vuole la bici.
Chiedo a chi è là ( Raul, i volontari di Oxfam.... vi dico che c'era molta gente anche dentro lo stand, eravamo tutti attaccati....) e mi dicono "vai vai prendila, che il signore l'ha lasciata qua un attimo...." ed io "eh mi raccomando, che torno subito che tra 5 minuti devo dare la conferenza, avvisatelo che non si spaventi".
Non facciamo in tempo a fare 50 mt, tra la folla che mi sento aggrappare per la spalla e una pioggia di ... parole.
"Tira giù tuo figlio dalla bici di mia figlia
Chi ti ha dato il permesso? Non si fanno queste cose come ti permetti..."
Ed io a dirgli...sì, lo so che non è mia...ho chiesto, mio figlio l'ha vista....mi dispiace, guardi stavo tornando, vede...io sono là allo stand della verdura... adesso poi devo dare una conferenza quindi stavo tornando, dove vuole che vada qua con sta bici? poi lei l'ha lasciata proprio al mio stand, che pretende che arrivo là e mio figlio non la pretenda, però sì ho sbagliato, dovevo portarlo via di peso, certo sì guardi abbiamo fatto solo 50 metri...."
Mi stavo quasi sotterrando dalla vergogna, non ci ho dormito la notte e dopo due giorni ancora ci stavo pensando, che avrei dovuto evitare tutto questo fin dall'inizio....
Il tipo insisteva, tra l'altro mentre ispezionava (vi giuro) che la bici fosse pulita e dinsifettata.
E si vedeva chiaramente che non credeva alla mia versione, cioè che io stessi lavorando nella fiera e che sarei rimasta là fino alle 19 e che sicuramente non mi sarei messa la bici in tasca o fossi scappata a gambe levate.
Cioè, lui non ci credeva che io
1) avessi chiesto il permesso
2)lavorassi là e che la bici era proprio nel MIO stand, non in quello di fronte o tre più in là ma proprio di fianco alla mia borsa.
tant'è che insisteva a dire "Guarda che ho chiesto, guarda che mi hanno detto che la bici era sparita e sono dovuto correre dietro a te, che ti ho visto che l'avevo presa e... che roba, ma guarda, qua ma è possibile, prendi la bici di una bambina....
Insomma, guardo l'orologio e dico "Si guardi mi dispiace, ora devo andare...".
Poi, quando gli avevo già girato le spalle... c'è stato un dettaglio che davvero mi ha fatto incazzare.
"Eh, guarda che io li conosco quelli come te..."
Allora, là ho girato i tacchi e mi sono piantata di fronte a lui, con Marc in braccio che poi ha frignato tutto il tempo perché l'ho sollevato di peso dalla bici:
Insomma mi sono piantata di fronte a lui e senza nemmeno indagare cosa insinuasse con "quelli come te" ho detto:
"Allora, bello, se tu non vuoi che gli altri prendano la TUA bicicletta te la tieni in mano, non deleghi al primo che vedi che sta lavorando molto e mica può fare da baby sitter ai tuoi aggeggi, tanto per cominciare. Renditi conto di nuovo che hai lasciato la bici nel MIO stand, cioè a me, non sono andata a cercarla negli altri stand, se è quello che pensi. E poi ti ho già chiesto scusa tre volte quindi finiamola qua e tanti saluti"
E ne me sono andata.
E proprio perché mi stavano aspettando perché dovevo dare sta conferenza sul giusto e solidale, sono andata via in tutta fretta.
Minchia, di nuovo sto tipo: mi appare davanti di nuovo e mi dice "sì, effettivamente è vero che avevi chiesto il permesso, che ti chiami Francesca e avevi preso la bici perché era nel tuo stand. Lo avevi detto ad una ragazza ed io ho chiesto ad un'altra" ......... quando vi dicevo che nello stand eravamo in sette con un via-vai infinito di persone....
Vi dirò, ho fatto quasi sció con la mano perché dovevo andare a parlare.
Cioè io posso capire che non è stato corretto da parte mia prendere sta cazzo di bicicletta, magari avrei potuto fare di più, tipo trascinare Marc di peso (e che peso....) però sta bici era stata là proprio per farci un dispetto? Una tentazione irrinunciabile. Una sfida alle leggi di possessione dei bambini.
Ma sto padre...due palle, con tutta la sua arroganza e supponenza, ma chi sei?!
Io sono consapevole, anche perché la moto di Marc è passata di mano in mano venti volte che se un oggetto è esposto in pubblico aspettati pure queste cose ed altre.
Altrimenti semplicemente, tienilo a casa o stai zitto quando arriva l'incidente diplomatico.
E accetta le scuse, coglione.
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