Magazine Diario personale

Io vagabonda. Ma con l’autista.

Da Romina @CodicediHodgkin

Io. Vagabonda che son io. Vagabonda che non sono altro.
Ma con l’autista, beninteso.
No, state sereni. Non sono rimasta nuovamente senza lavoro (ma non poniamo limiti alla provvidenza) e ho ancora un tetto sulla testa.
Il guaio, tutt’al più, è che una casa ce l’ho ma non la vedo più.
Come accennavo un paio di post fa, il mio nuovo lavoro ha un orario un po’ particolare: 10:00 -20:00. Con la bellezza di due ore di pausa pranzo.
In pratica, esco di casa la mattina alle 8:00 e torno alle 21:00.
In mezzo ci sono DUE ORE di pausa pranzo. Più che una pausa, sono praticamente delle ferie per il pranzo.
Io, affezionatissima al concetto di routine, sto cercando di adattarmi alla nuova condizione. Sì, perché io non amo i cambiamenti. Specialmente quelli di orario. Per me, abituata a cenare prestissimo, salire in metropolitana all’ora in cui di solito ero già in fase digestiva è un po’ un trauma ma mi sto abituando.
Il trauma, poi, investe anche Maschio Alfa.
“Alfa, buone notizie. Ho trovato lavoro. L’orario è un po’ particolare, dovremo riorganizzare parecchie cose…”
“Oh, sì. In pratica non ci vedremo più…” e un sorriso da stregatto gli si è dipinto sul viso
“Maschio, crocchettina di pollo mia amatissima, prima di lasciarti prendere dall’entusiasmo io vorrei che tu riflettessi sul fatto che da ora in poi tu dovrai farti carico di tutto quello di cui, causa oggettiva mancanza di tempo materiale, non potrò più occuparmi. Vedi approntare la cena e fare la spesa. Pensi di farcela?”
“Mi hai preso per scemo?”
“E’necessario che ti ricordi come è andata l’ultima volta che ti ho mandato al supermercato da solo?”
Un attimo di silenzio.
“Herm. Guarda che se vuoi fare la casalinga possiamo sempre parlarne, eh…” 

Di sua spontanea volontà, comunque, forse proprio per evitare di andare al supermercato da solo (conosce i propri limiti), il buon Maschio Alfa ha deciso di farmi da autista nei giorni in cui va in palestra: rimane lì un po’ di più e poi mi passa a prendere, evitandomi di rientrare la sera tardi su quei mezzi osceni, che ora che è estate è anche fattibile, ma quando arriverà l’inverno e farà buio presto sarà un altro paio di maniche. Sul treno, già alle 15:00 ci son certe facce che Jack lo Squartatore, in confronto, è Tata Lucia. In pratica, io non ho più un compagno: ho un autista / maggiordomo alla bisogna.

Ad ogni modo, la parte tosta sono le due ore di pausa pranzo. Due ore di pausa significa che quando rientri in ufficio non ti ricordi nemmeno che lavoro fai. E’così, mi organizzo. Onde evitare lo shopping compulsivo (che con tutti i negozi che ci sono qui intorno è un pericolo costante), il più delle volte vado al parco a leggere. O a Villa Borghese. Arrivo, mi metto seduta e leggo. Poi, quando a me pare un’eternità che sto lì, il sedere mi è diventato quadrato, il collo scricchiola e gli occhi si intrecciano, ecco che guardo l’ora e…manca ancora un’ora alla fine della pausa.  In alternativa, se le scarpe me lo consentono, cammino. O meglio, corro. Sì, perché io non sono in grado di passeggiare. Io cammino con una falcata quasi militare. Quindi, se vedete una pazza con le cuffie alle orecchie che si aggira tra Via Nazionale – Termini – Piazza Fiume (che puzza, io ve lo dico, puzza) – Villa Borghese – Piazza Barberini – Quirinale – Via Cola di Rienzo  tutta impettita che va spedita come se avesse un posto dove andare, sono io.

Io che, tra parentesi, oggi ho un disperatissimo bisogno di blog-terapia. In veste non di cancer-blogger, però. Esiste la Neighbour-terapia? Se non esiste, la invento io oggi.

Lo psicovicino si è lasciato con la psicostrappona. Questo già da un po’. Ovviamente, è un’ottima cosa dato che finalmente abbiamo tutti ricominciato a dormire.
Peccato che quello che ho visto questa mattina mi porterà sicuramente anni e anni di psicoterapia.
Questa mattina, sentendomi particolarmente femminuccia, ho messo il mio bel vestitino, i miei bei bracciali e sono uscita di casa fischiettando che parevo Biancaneve pippata. Esco dal portone e rimango paralizzata dall’orrore. Io so che non è leale rendervi partecipi di quanto ho visto. Spero mi perdonerete.
In cortile c’era lo psicovicino che fumava una sigaretta. Praticamente nudo, fatto salvo per un paio di mutande giallo fluo. Non sto nemmeno a specificare che il cortile, oltre ad affacciarsi sulla strada, è un’area comune. Come dite? Fossimo stati in spiaggia avrebbe avuto praticamente lo stesso abbigliamento e non mi sarei scandalizzata? E’vero. Peccato che non fossimo in spiaggia. E peccato che io, su certe cose, sono una Signorina Rottenmeier. Peccato anche che ‘n se potesse guarda’.
Fatto sta che, dopo un attimo di sconcerto, ho infilato il cancello e sono entrata al bar sotto casa chiedendo un cappuccino. E un’absolute vodka.

Non necessariamente in quest’ordine.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :