Magazine Medicina

Ipertensione arteriosa e Aterosclerosi parte 2^

Da Euplio

Ipertensione arteriosa

Aterosclerosi

Nel precedente articolo abbiamo detto che la formazione della placca ateromasica determina una riduzione del flusso sanguigno che provoca un’alterazione più o meno rapida sulla funzionalità di alcuni organi come per esempio il cuore, il cervello, i reni, e gli occhi.

Ma vediamo in che modo:

  • Sul Cuore: uno degli effetti più gravi dell’aterosclerosi è l’infarto del miocardio, infatti, il sangue, bloccato dal grumo (trombo), non arriva in quantità sufficiente al miocardio. Il cuore quindi non ricevendo più ossigeno, non riesce più a pompare e si ferma o rallenta le sue contrazioni. I danni sono relativamente seri se l’infarto colpisce solo una zona molto limitata del cuore, ma se invece è esteso, la necrosi del miocardio (infarto) può provocare la morte o una grave compromissione della funzionalità cardiaca. Gli ipertesi sono le persone più a rischio perché il ventricolo sinistro, la pompa dell’organismo, dovendo spingere il sangue con più forza si ingrossa e perde la sua elasticità: questo è chiamato in medicina “ipertrofia del ventricolo sinistro”. In queste condizioni il muscolo cardiaco, per lavorare al meglio e regolare la circolazione sanguigna, avrebbe bisogno di una maggiore quantità di sangue e quindi di ossigeno, che però non può avere proprio per il mancato adeguamento delle arterie, che invece ne determina una riduzione. In queste condizioni quindi il cuore è costretto a lavorare di più, ma non essendo nutrito adeguatamente, va incontro a una progressiva dilatazione che provoca uno “scompenso circolatorio”.
  • Sul Cervello: La riduzione del flusso sanguigno nelle arterie può provocare diversi disturbi al cervello. Possono, infatti, comparire mal di testa, senso di stordimento, vuoti di memoria e altri sintomi. In pratica si inizia a soffrire di encefalopatia dovuta all’ipertensione, ma la conseguenza più grave a livello del cervello è l’insorgenza di due stati patologici: l’attacco ischemico transitorio (T.I.A.) e l’ictus cerebrale, che colpiscono soprattutto, ma non è una regola, i soggetti sopra i 65 anni di età. L’ictus è quindi causato da una riduzione del flusso sanguigno o dalla rottura di un vaso sanguigno; esso può colpire indifferente la parte destra o la parte sinistra del cervello e provoca, nella metà opposta in cui avviene il problema, la perdita della sensibilità, la paralisi del corpo o del viso, la perdita della vista (o si può avere in certi casi una visione sdoppiata), una difficoltà nel linguaggio o nell’articolare le parole e perdita di coscienza.
  • Sui Reni: L’elevata pressione arteriosa può provocare danni seri ai reni, in quanto va a bloccare le arteriole che li irrorano e li nutrono. Noi tutti sappiamo che il compito dei reni è quello di depurare il sangue dalle tossine, ma se le arteriole sono occluse, i reni  perdono la loro funzione non riuscendo più a ripulire il sangue. Avviene così una progressiva riduzione della funzionalità con conseguente perdita di proteine nelle urine, che alla fine si manifesterà con gonfiori mattutini agli occhi (borse) e alle gambe e con una riduzione della quantità di urine: nei casi più gravi questa condizione può portare alla “insufficienza renale”. Tra l’altro, se la pressione alta danneggia il rene, lo steso rene, la fa aumentare ulteriormente in quanto in questi casi, produce un ormone “la renina”, che ha come effetto un aumento della pressione nel tentativo di assicurare un maggior apporto di sangue.
  • Sugli Occhi: L’ipertensione può colpire anche gli occhi e in modo particolare la “retina”, infatti, può accadere che la vena centrale della retina o una delle sue ramificazioni, si occluda, provocando la rottura dei capillari: a volte purtroppo, le conseguenze per la vista possono essere molto gravi.

Nella maggior parte dei casi, nei soggetti che soffrono d’ipertensione arteriosa, non è assolutamente facile stabilire con esattezza le cause che provocano un aumento elevato dei valori pressori. Sono, infatti, molti e diversi i fattori cosiddetti di rischio e predisponenti e individuare e di conseguenza agire non è sempre immediato.

Tra i fattori predisponenti dobbiamo ricordare un’alimentazione scorretta, uno stile di vita sbagliato, lo stress, l’ereditarietà genetica, la vita sedentaria e infine, ma questo è fisiologico, l’invecchiamento.

Ma vediamo cosa si intende per Ipertensione Essenziale.

L’ipertensione essenziale è la più diffusa e riguarda circa il 90% degli ipertesi. Essa ha un’origine sconosciuta, ma è molto pericolosa. Numerosi sono i fattori predisponenti che giocano un ruolo importante, ma il rischio maggiore lo corrono quelle persone che hanno problemi di sovrappeso, di obesità, di ereditarietà familiare o i fumatori o i consumatori di alcool.

Esaminiamo ora uno per volta i fattori di rischio sopra elencati:

  • Cloruro di Sodio: troppo sale nell’alimentazione, aumenta sicuramente il rischio di diventare ipertesi; infatti, un eccesso di sodio, specie in soggetti geneticamente predisposti, aumenta le resistenze al normale flusso del sangue e da luogo aa ritenzione idrica. Il sodio, come si sa, è presente nel sale che si usa in cucina, e di cui spesso si abusa per aumentare l’appetibilità delle pietanze, ma è giusto sapere, che il sodio è presente anche nel nostro organismo: infatti, un soggetto che pesa 70 kg, mediamente contiene 100 grammi sodio. Secondo le linee guida internazionali, un soggetto ha bisogno di circa 2 grammi di sodio al giorno, che corrispondono a circa 5 grammi di sale da cucina, quindi la quantità contenuta in un cucchiaino da caffè. Questo valore può aumentare leggermente d’estate, in quanto si suda molto e si perdono molti liquidi. Purtroppo in Italia si consumano mediamente dagli 8 ai 15 grammi di sodio al giorno. E’ bene ricordarsi (vedi articoli precedenti) che nelle diete che sono preparate per gli ipertesi, si ottengono buoni risultati diminuendo il cloruro di sodio e aumentando invece l’apporto di potassio.
  • Grassi: un consumo elevato di grassi provoca problemi che non devono essere sottovalutati, infatti, si ha un aumento dei valori ematici dei trigliceridi e del colesterolo cattivo, che favoriscono la formazione della placca ateromasica sulle pareti delle arterie e quindi il restringimento dei vasi sanguigni.
  • Liquirizia: l’acido glicirrizinico, che è presente nella liquirizia, quando questa è consumata in grandi quantità sia pura o come ingrediente di dolci, produce come effetto, un aumento notevole della pressione, che però regrediscono con la sospensione dell’assunzione.
  • Caffè e Tè: sono delle bevande da assumere con molta cautela; infatti, esse contengono la “caffeina” e la “teofillina”, che essendo delle sostanze eccitanti, fanno accelerare il battito cardiaco e aumentare la pressione arteriosa.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :