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Ipertensione arteriosa e i farmaci anti-ipertensivi

Da Euplio

Ipertensione arteriosa

Farmaci anti-ipertensivi

Nel caso in cui i cambiamenti apportati al proprio stile di vita non abbiano dato risultati apprezzabili, il ricorso, purtroppo, alla terapia farmacologica è l’unico modo per riuscire ad abbassare i valori della pressione alta. I farmaci anti-ipertensivi sono numerosi e agiscono attraverso meccanismi diversi, è logico che il medico sceglie quelli più adatti al paziente, in base alla sua storia clinica, in modo da garantire una terapia personalizzata e ridurre al minimo il rischio di effetti collaterali.

L’ipertensione non curata porta di solito alla comparsa dell’arteriosclerosi e riduce di circa 15 anni l’aspettativa di vita, ma purtroppo, secondo recenti dati, ben la metà dei soggetti ipertesi, non si sottopone a terapia farmacologica, perché non considera la pressione alta, una vera patologia.

La decisione da parte del medico di prescrivere o meno una terapia farmacologica non dipende solo dai valori della pressione, ma tiene in considerazione anche altri aspetti. Per esempio se arriva all’osservazione del medico un soggetto che presenta una pressione massima di 140 mmHg e una pressione minima di 90 mmHg e il paziente è in buono stato di salute, il medico può consigliare di modificare lo stile di vita, ma se a parità di valori, si presenta un paziente con dei fattori di rischio elevati, come per esempio nel caso del diabete, potrebbe essere necessario ricorrere a dei farmaci anti-ipertensivi ad azione lieve.

E’ importante sempre ricordare, che i farmaci contro l’ipertensione essenziale, non sono curativi, ma sono sintomatici, cioè agiscono sul sintomo pressione alta, riuscendo ad abbassarlo; devono quindi essere assunti per tutta la vita, anche quando i valori si normalizzano. Il protocollo terapeutico prevede di solito di iniziare con un solo farmaco, a cui, qualora la risposta non sia soddisfacente, dopo qualche settimana, se ne associa un altro, fino ad arrivare al controllo ottimale della pressione.

La cura farmacologica non può essere cambiata o interrotta arbitrariamente, anche se quasi il 60% degli ipertesi che sono in terapia lo fa; quando si inizia la terapia, soprattutto, per abituarsi ad assumere regolarmente i farmaci, può essere utile tenere un’agenda; se si è spesso in viaggio, oppure si è distratti, un aiuto importante può essere rappresentato da un pill-box, cioè un contenitore per le compresse, preparato con la dose di farmaci necessaria per 1-2 settimane di terapia.

I farmaci anti-ipertensivi sono di solito efficaci e ben tollerati, infatti, negli anni la ricerca medica e scientifica è riuscita gradualmente a ridurre gli effetti collaterali. Attualmente esistono diverse categorie di farmaci in grado di abbassare la pressione, ma per scegliere quali siano i più adatti a ciascun individuo, è necessario sottoporsi ad alcuni esami clinici, di cui si è parlato in qualche articolo precedente, e il medico deve valutare il quadro clinico soggettivamente da individuo a individuo, in modo da creare una terapia il più possibile “su misura” ed efficace.

Ma vediamo quali sono i farmaci anti-ipertensivi:

  • Diuretici: sono i farmaci più diffusi ed hanno una buona tollerabilità a basse dosi; servono a stimolare la diuresi, determinando una maggiore eliminazione di acqua e di sodio dall’organismo e diminuendo di conseguenza il volume plasmatico. I diuretici spesso possono risolvere da soli un’ipertensione lieve e sono indicati in particolare per il trattamento dell’ipertensione nel soggetto anziano. I diuretici a loro volta si dividono in tre gruppi:
  1. Diuretici Tiazidici: sono controindicati a quei soggetti che soffrono di diabete o di problemi renali, infatti, possono provocare un’eccessiva eliminazione di potassio dall’organismo, un innalzamento del tasso di zuccheri e di colesterolo cattivo nel sangue.
  2. Diuretici dell’Ansa: sono detti anche drastici e vengono usati nei casi di crisi ipertensive e quindi nella terapia d’urgenza. Oltre agli effetti collaterali già descritti per i diuretici tiazidici, possono provocare anche nausea e vomito.
  3. Diuretici risparmiatori di potassio: sono controindicati nei casi di insufficienza renale; possono dare alcuni effetti indesiderati come la diarrea, l’alterazione del ciclo mestruale, ingrossamento delle mammelle (ginecomastia)
  • Beta-Bloccanti: questi farmaci possono essere usati in monoterapia o in associazione con i diuretici; appartengono alla classe dei farmaci anti-adrenergici (anti-adrenalina) e agiscono sulle terminazioni nervose, riducendo la frequenza cardiaca e facendo abbassare la pressione. In pratica i farmaci beta-bloccanti bloccano i recettori beta, che si trovano sul cuore, dove se stimolati, provocano un aumento della contrattilità cardiaca e della frequenza cardiaca, e sul rene dove invece stimolano la liberazione di renina. I beta-bloccanti vengono usati preferibilmente quando il paziente abbia avuto problemi di ischemia al miocardio (infarto e angina pectoris) o di tachiaritmie. Il loro utilizzo è controindicato in presenza di patologie severe di tipo ostruttivo (vascolopatia periferica e asma). Una controindicazione anche se relativa e non assoluta, è la gravidanza: infatti, questi farmaci vanno somministrati solo se i potenziali benefici per la madre giustificano il possibile rischio per il feto.

Altri farmaci utili per l’ipertensione arteriosa sono:

  • Calcio Antagonisti: sono farmaci efficaci, ma non sempre ben tollerati e agiscono sul metabolismo intracellulare del calcio; questi farmaci, infatti, bloccano l’ingresso del calcio nelle cellule muscolari, che si trovano nelle pareti muscolari delle arterie, favorendo la dilatazione dei vasi stessi e facilitando così il passaggio del sangue; I calcio antagonisti sono controindicati a quei soggetti che presentano uno scompenso cardiaco. Tra i possibili effetti collaterali i pazienti potrebbero riferire mal di testa, vampate di calore, gonfiori agli arti inferiori, tachicardia, impotenza, stitichezza, disturbi epatici e gastrointestinali.
  • ACE-inibitori: per capire l’azione di questi farmaci è obbligo fare riferimento a un pò di fisiologia del rene. La renina, un enzima che è prodotto dai reni, agisce su una particolare proteina presente nel sangue, l’angiotensinogeno, che viene trasformato in angiotensina 1. A questo punto interviene un altro enzima detto ACE che trasforma l’angiotensina 1 in Angiotensina 2, che in una persona sana, aiuta a mantenere i livelli della pressione nella norma, mentre nei soggetti ipertesi, causa un restringimento dei vasi sanguigni: gli ACE-inibitori agiscono proprio sull’enzima ACE, impedendogli quindi di portare a termine la trasformazione di angiotensina1 ad angiotensina 2, e così facendo favoriscono la dilatazione delle arterie. Questi farmaci sono controindicati nei soggetti con insufficienza renale o per le donne in gravidanza. Tra gli effetti collaterali i pazienti che li assumono possono andare incontro a insufficienza renale acuta, tosse secca, eruzioni cutanee e impotenza.
  • Antagonisti recettoriali dell’angiotensina 2 o Sartani: sono tra gli ultimi farmaci introdotti nella terapia per il trattamento dell’ipertensione; essi hanno un meccanismo di azione simile a quello degli ACE-inibitori, ma a differenza di questi, agiscono bloccando l’angiotensina 2 quando già si è formata rendendola inattiva. I Sartani sono più tollerati, rispetto agli ACE-inibitori, infatti, non danno la fastidiosa tosse secca, e ne rappresentano pertanto una valida alternativa.

Spesso per curare l’ipertensione, un solo farmaco non basta, ma servono, come è stato già detto, diversi farmaci contemporaneamente; esistono pertanto delle compresse, che al loro interno contengono diversi principi attivi, e i vantaggi di questo “mix” sono per prima cosa perché per il paziente è più semplice curare l’ipertensione non dovendo assumere molte pillole, e tra l’altro questi farmaci complessi, possono essere presi dal paziente con meno effetti collaterali.

Un aiuto dallo YOGA

I benefici derivanti dallo yoga per alcune malattie cardiovascolari come l’ipertensione, sono ormai riconosciuti da oltre un decennio anche dalla medicina convenzionale. Infatti gli esercizi di respirazione rinforzano i muscoli dell’apparato respiratorio, contribuiscono a rilasciare le tensioni e lo stress, fattori che, come abbiamo già visto, possono portare sicuramente a un aumento della pressione. Inoltre imparare a respirare più profondamente e in modo regolare facilita il rallentamento dei battiti del cuore. Altri esercizi, come quelli dello stretching, invece, agiscono sulle principali arterie del corpo, allungandole e contribuendo a mantenerle più elastiche, permettendo così al sangue di fluire in modo più regolare. Lo stretching, con i suoi movimenti lenti e controllati, che richiedono uno sforzo protratto nel tempo, ma di bassa entità, favorisce la circolazione del sangue e svolge così un’azione preventiva nei confronti di problemi di natura cardiovascolare. Quindi diciamo per finire, che lo Yoga è adatto a tutte le età e che non richiede una particolare preparazione fisica.


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