Ipo Sea, annullata la quotazione in Borsa. La Consob indaga

L’Ipo Sea si è rivelata un pasticcio all’italiana, mettendo in gioco la credibilità del nostro Paese, in tempi in cui si cerca di attirare investitori esteri

E’ finita in un grosso flop l’Ipo Sea, la società che gestisce gli scali aeroportuali di Milano Malpensa e Linate. Dopo una faticosa mediazione all’interno del consiglio comunale, la giunta milanese di Giuliano Pisapia aveva deciso ad ottobre di quotare la partecipata Sea in Borsa, cosa che sarebbe dovuta avvenire il prossimo 5 dicembre. Tuttavia, le banche del consorzio di garanzia hanno gettato la spugna, comunicando ai vertici societari la mancanza di investitori interessati all’acquisto.
L‘Ipo Sea avrebbe riguardato il 25% del capitale societario e sarebbe stata la seconda di quest’anno, dopo quello di aprile di Bruno Cucinelli che ha avuto un esito parecchio positivo.
La Consob ha avviato un’indagine a carico di F2i, il fondo guidato da Vito Gamberale, che si era opposto alla quotazione lamentando un’eccessiva svalutazione della società di cui detiene il 29,75%. Quota che F2i aveva

acquistato all’asta un anno fa a 385 milioni di euro, valutando così Sea per complessivi 1,3 miliardi. Ai prezzi previsti durante il roadshow (3,2-4,3 euro per azione), la società avrebbe capitalizzato tra 900 milioni e 1,2 miliardi, caricando il bilancio di F2i di una minusvalenza fino a 150 milioni di euro.

Ma a carico del fondo potrebbero esserci più esplicitamente due ipotesi di reato da parte della Procura di Milano: abuso di mercato e turbativa d’asta. Nel primo caso si farebbe riferimento al clima di conflittualità scatenato da F2i, riguardo all’Ipo Sea, esternato peraltro sui media. Nel secondo, invece, si esaminerebbero le lettere inviate dai consiglieri Sea di riferimento del fondo, Mauro Maia e Renato Ravasi, al cda, al collegio sindacale ed alla Consob, in cui i due chiedevano che la società pubblicasse i dati discontinui di ottobre sul traffico passeggeri di Linate e Malpensa e che si indicassero le difficoltà riscontrate da Meridiana Fly e Blue Panorama nel rispettare i pagamenti verso la società. Nelle lettere, rese pubbliche, i due consiglieri avrebbero posto l’accento sulla conflittualità tra soci, allontanando così potenziali investitori.

Difficile dire se abbia influito tanto e solo il caso F2i, oppure se siano stati altri e ben più solidi i fattori del flop dell’Ipo Sea.
In ogni caso, anche il Comune di Milano ha presentato un esposto contro il socio alla Consob, restando con il cerino in mano di un fallimento imbarazzante. La Provincia ha comunicato che avvierà entro dicembre un’asta veloce per la cessione del suo 14,56%, cosa invisa a Palazzo Marino che teme che ad accaparrarsi della quota sia solo F2i, in mancanza di investitori, salendo complessivamente al 45%.
Sotto accusa la gestione della vicenda da parte dell’assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, il quale viene accusato non solo di essere il regista di un’operazione dall’esito fallimentare, ma di avere voluto un anno fa come socio proprio F2i, oggi rivelatosi antagonista di Palazzo Marino.

Il mercato aveva giudicato eccessivo il prezzo dell’Ipo Sea, in quanto avrebbe capitalizzato al pari di aeroporti di grosse dimensioni, come quello di Parigi o di Francoforte. Né hanno giovato le polemiche tra i soci-azionisti, con F2i ad esternare i suoi dubbi, tanto da avere reso necessario la riformulazione dei prospetti informativi.
Proprio un pasticcio all’italiana.

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