Il prezzo dell’offerta Ipo Sea è stato fissato tra 3,2 e 4,3 euro, ma è scontro tra i soci. Bonomi promette pay-out al 70%
E’ iniziata il 19 novembre l’offerta pubblica per l’Ipo Sea, la società di gestione degli aeroporti di Linate e Malpensa. L’offerta sarà valida fino al 30 novembre e culminerà con lo sbarco a Piazza Affari del 6 dicembre, quando avranno inizio le contrattazioni. Le azioni saranno collocate nel mercato MTA (Mercato Telematico Azionario). Si tratta della seconda Ipo (Offerta Pubblica Iniziale, dall’inglese Initial Public Offering) in Italia del 2012, dopo quella di Brunello Cucinelli del 27 aprile, sebbene prima per dimensioni.
L’offerta globale massima dell’Ipo Sea è di 58,52 milioni di azioni, di cui 24,4 milioni derivanti dall’aumento di capitale e 34,12 milioni dalla cessione della quota in mano alla Provincia di Milano di Asam Spa. In tutto, il flottante sarà pari al 21,33%. Il Comune di Milano sarà sempre primo socio al 48,1% post-aumento.
Il 15% delle azioni Ipo Sea sarà destinato al pubblico indistinto italiano, con la previsione di
un bonus a favore dei dipendenti e dei residenti nelle province di Milano, Monza-Brianza, Varese e Novara. Inoltre a tutti coloro che terranno il titolo per almeno 12 mesi sarà offerta un’azione gratuita ogni 20 (5%) fino ad un massimo di 2 lotti minimi (un lotto minimo è di 1.000 azioni – 10.000 lotto minimo maggiorato), mentre per i dipendenti si sale a 17 azioni gratuite ogni 250 (6,8%) e per i residenti si avrà un’azione gratuita ogni 15 (6,666%). L’85% delle azioni sarà invece destinato al pubblico professionale italiano, europeo e internazionale.
Il cda della scorsa settimana ha fissato il prezzo di collocamento dell’Ipo Sea tra 3,2 e 4,3 euro per azione. E’ probabile che il valore definitivo si conoscerà alla fine del periodo di offerta, il 30 novembre. A questi valori, Sea capitalizzerebbe complessivamente tra 906 milioni e 1,218 miliardi, cosa che è stata oggetto di scontro tra le banche del consorzio (Mediobanca, Unicredit, Intesa, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Morgan Stanley) ed il fondo F2i di Vito Gamberale. Quest’ultimo detiene il 29,75% del capitale, acquisito lo scorso anno per 385 milioni, pari a una valutazione di tutta la società per circa 1,3 miliardi. Se ora Sea fosse valutata a prezzi inferiori, il fondo dovrebbe iscrivere a bilancio 2012 una perdita certa fino a 150 milioni nel caso in cui capitalizzasse gli 800 milioni desiderati dalle banche quale valore di collocamento. Sopra i 900 milioni si teme che pochi sarebbero propensi ad acquisire titoli della società.
Per allettare gli investitori, il presidente Sea, Giuseppe Bonomi, ha assicurato per i prossimi anni un pay-out del 70%, sensibilmente superiore alla percentuale degli utili distribuiti dai competitor. Il manager si è detto soddisfatto delle performance della società, che hanno registrato, dal 2008 ad oggi, margini e ricavi in crescita, a fronte di un contenimento dei costi.
Le risorse derivanti dall’Ipo dovrebbe andare a ripagare parte dei debiti ed a finanziare un piano di investimenti da 437 milioni. I debiti ammontano complessivamente a circa 344 milioni, di cui oltre 300 milioni sono stati contratti a tasso variabile e soltanto 107 milioni sono coperti da “interest rate swaps”, cioè dai contratti che tutelano dal rischio tassi. Per questo, nel prospetto dell’Ipo Sea si legge che, in caso di aumento dei tassi, la posizione debitoria della società ne potrebbe risentire sensibilmente.
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