Durante la riunione della Commissione antiterrorismo del Consiglio di sicurezza Onu, Yotsna Lalji – esperta di organizzazioni terroristiche e delle proprie attività illecite di finanziamento – ha mostrato i dati relativi alle risorse economiche che l’Is avrebbe accumulato, tramite i riscatti di sequestri di persona effettuati dai propri membri, nell’ultimo anno: 45 milioni di dollari.
Inoltre, secondo le stime di Yotsna Lalji, dal 2004 al 2012 il “business” dei sequestri, riguardanti tutte le varie cellule terroristiche sparse nel globo, avrebbe fruttato una somma attorno 120 milioni di dollari.
Il picco di tale attività criminale venne raggiunto nel 2012, quando Ayman al-Zawahri, leader di Al-Qaeda incitò i militanti a rapire cittadini occidentali in tutto il mondo.
In quel periodo lo stato Islamico era ancora frammentato in diverse milizie islamiche sparse per il Medio-oriente, e spesso coinvolte nella guerra con Assad.
Ad oggi, di quei 120 milioni di dollari, un terzo riguarda attività dello Stato Islamico, in un arco temporale ben più breve dei 7 anni presi in considerazione dall’esperta dell’Onu.
Detto questo appare chiaro come l’Is abbia fatto di questo tipo di finanziamento una risorsa fondamentale per l’espansione dei propri confini. Sul piano economico come su quello ideologico, divulgando ai propri seguaci una sensazione di “riscossione di beni” da furti del passato. Rimanendo spietati però, con coloro meritevoli solo di una condanna a morte.
Nonostante sui media occidentali – vedi le cruenti immagini delle innumerevoli decapitazioni e le svariate dichiarazioni dei propri leader – si sia metabolizzata un’idea comune su una certa linea ferrea dei governi nel non cedere ad alcun ricatto dello Stato Islamico, le cifre mostrate dalle Nazioni Unite sembrerebbero svincolarsi da tale congettura e sentenziare un risvolto alquanto allarmante.
Al-Qaeda nella Penisola Arabica, più nel dettaglio in Yemen, nei due anni fra il 2011 e il 2013 avrebbe ricavato dai riscatti una cifra attorno ai 20 milioni di dollari. 75 invece i milioni di dollari riscossi dalla stessa organizzazione nel Maghreb islamico negli ultimi 4 anni.
Dalle stime di Yotsna Lalji non sono stati esclusi Boko Haram, cellula fondamentalista islamico presente in Nigeria
(in questo pezzo la cronologia degli attacchi degli ultimi mesi http://retroonline.it/10/11/2014/mondo/la-nigeria-tartassata-da-boko-haram-finto-studente-si-fa-saltare-in-aria-e-uccide-48-ragazzi/) e Al-Shabab in Somalia. Tale cellule hanno ricevuto milioni di dollari negli ultimi anni” ha dichiarato Lalji.
In Oceania il gruppo militare separatista islamico Abu Sayyaf, attivo nelle Filippine, ha incassato circa 1,5 milioni di dollari in riscatti.