ECCO CHE COSA DIREBBE Averroès se fosse intervistato oggi.
Perché i paesi islamici sono sottosviluppati?
Perché nel 1188 mi hanno cacciato da Granada. Tutti i nostri mali sono cominciato da lì.
Chi l’ha cacciata?
Al Mansour, il califfo di Siviglia. Nella nostra lingua significa “Il Vincitore”, ma la sua vittoria è stata una sconfitta per tutto il mondo arabo. Quel bigotto non approvava la separazione fra la religione e lo stato. Quando c’ero io, Granada era una città modello. Si coltivavano liberamente la scienza, le arti, la filosofia. Traducevamo in arabo i classici greci e li davamo agli ebrei perché li traducessero nella loro lingua. Eravamo molto più sviluppati delle città cristiane dell’epoca.
Perché?
Che domande, perché il cristianesimo le soffocava. Dopo avere provocato il crollo dell’Impero Romano, i cristiani hanno assunto il potere politico e la civiltà occidentale è decaduta come quella islamica. Ha ripreso a svilupparsi quando ha limitato il potere dei cristiani.
Perché i paesi occidentali sono riusciti a limitare il potere dei cristiani e i paesi orientali sono schiavi dell’islam?
Perché i paesi occidentali hanno inventato la stampa. La circolazione delle idee ha condotto al Rinascimento e alla Rivoluzione Francese. In seguito, con la rivoluzione industriale, la società si è secolarizzata e i cristiani hanno perso il potere temporale. La scienza si è potuta sviluppare liberamente, la gente ha reclamato governi democratici. Tutto questo non è accaduto nei paesi islamici. Sono rimasti al medioevo. Recentemente qualcuno ha fatto qualche progresso scientifico, come l’Iran o l’Irak, ma soprattutto sul piano militare per combattere l’occidente. La società è è ancora a livello tribale.
Secondo lei i paesi islamici non possono darsi governi democratici?
Allo stato dei fatti, no. Guardatevi intorno: in tutti i paesi dove i musulmani sono in maggioranza c’è una dittatura islamica o una dittatura militare per impedire una dittatura islamica. Guardi che cos’è successo in Tunisia dopo la cacciata del tiranno Ben Alì. Il paese è allo sbando, manca una guida, la gente scappa. Gli esuli dovrebbero tornare in patria per gustare il sapore della libertà, ma succede esattamente il contrario: gli abitanti abbandonano il paese. Lo stesso sta succedendo in Egitto. Si è aperto un vuoto e si sa benissimo chi vorrebbe riempirlo. L’esercito ha già proclamato una dittatura militare per impedire una dittatura islamica.
Così il problema è l’islam?
Sicuro, perché l’islam non distingue fra politica e religione. Gli islamici vogliono il potere, non riconoscono il gioco democratico. Apriamo gli occhi: oggi nel mondo intero i problemi politici più gravi sono provocati dall’islam. In Nigeria, in Sudan, in Irak, in Afghanistan, in Somalia, in India, in Pakistan, nel Medio Oriente, in Estremo Oriente, si massacra in nome dell’islam. Il mondo occidentale è costretto a stare in permanenza sul chi vive, a effettuare estenuanti controlli negli aeroporti e nei musei per prevenire attentati islamici. L’islam impoverisce i paesi dove ha il potere spingendo gli abitanti all’emigrazione e allo stesso tempo impedisce l’integrazione degli immigrati nei paesi ricchi, provocando il fallimento di tutte le politiche d’immigrazione dei governi occidentali.
Non esiste una via di uscita?
Sì, la separazione fra la religione e lo Stato come si faceva a Granada. Visto che non si può sopprimere l’islam dall’oggi al domani, si può contrastarlo con la secolarizzazione. Rigida separazione dello Stato dalla religione, niente scuole islamiche, niente partiti islamici alle elezioni. I paesi occidentali dovrebbero considerare l’islam un’ideologia antidemocatica e proibire la sua propaganda come fanno con il nazismo e il fascismo. I musulmani devono capire che l’islam è il loro nemico peggiore. Sotto questo giogo, i loro paesi non potranno mai fiorire.
Dragor



