In quest’estate di cataclismi e cambiamenti personali, la scrittura si fa loffia e la vita in rete rallenta. Ma non posso non parlare della Flotilla.
Nel panorama generale di assalto al potere marcio (dopo le rivoluzioni del Nord Africa e del Medio Oriente, l’Islanda, la Spagna, la Grecia, e in piccola parte ora un po’ anche noi in Italia), c’è una potenza che invece si rafforza ogni giorno che passa: Israele.
Che non solo nel 2010 ha assassinato 9 attivisti della Freedom Flotilla mentre erano ancora in acque internazionali cercando di portare aiuti umanitari a Gaza; non solo ne è uscito impunito; non solo da anni calpesta le risoluzioni dell’Onu, viola i diritti umani, e compie crimini contro l’umanità con un’arroganza senza argini. Ma quest’anno è anche riuscito a non far neppure partire la Freedom Flotilla 2 facendo pressioni diplomatiche (e probabilmente anche economiche) sugli stati europei e sulla Grecia in particolare.
I nostri governi (quello italiano in primis) si sono resi complici di questo scempio, e spero che prima o poi qualcuno gliene chieda conto.
La Dignitè, l’unica barca che era riuscita a superare il blocco, è stata intercettata e sequestrata dalla marina israeliana e il suo equipaggio (pare) espulso e rispedito nei rispettivi paesi di provenienza: senza averne alcun diritto.
La questione palestinese è uno dei punti caldi della conflittualità col mondo mussulmano, e guardate come ci hanno ridotto: impossibilitati anche a portare la pace, il conforto, il sollievo.
Chi è ancora capace di avere vergogna, proceda pure.
Su PeaceReporter le speranze.