Fra Israele e Gaza s’è potuto finora parlare soltanto di tregua. Ora più che mai l’idea di una tregua si fa debole e sottile. Una nuova ed ennesima offensiva da parte di Israele pare infatti ormai alle porte. Israele avrebbe di recente mobilitato 16mila nuovi riservisti, che porterebbero le forze dispiegate in campo a 86mila uomini. Un vero e proprio esercito lungo la Striscia di Gaza. L’obiettivo di Israele, almeno per quanto ha reso noto quest’ultimo, sarebbe quello di rendere inoffensivi i luoghi strategici dei Palestinesi, i nuclei nevralgici del terrorismo di Hamas. L’arruolamento dei 16mila riservisti è l’esito di una riunione di cinque ore nel Gabinetto di Sicurezza. Una decisione tra l’altro presa all’unanimità. Per Israele, dunque, il risultato degli attacchi dovrà essere la totale neutralizzazione dei tunnel di Hamas. Pertanto, la distruzione di questi tunnel sarebbe ormai questione di giorni, da quanto è trapelato dal Gabinetto di Sicurezza composto da otto ministri. Intanto nella notte l’aviazione israeliana ha colpito nuovamente lungo la Striscia di Gaza, attaccando Bei Lahiya e il vicino campo profughi di Jabaliya. L’attacco aereo compiuto da Israele avrebbe procurato la morte di due uomini e il ferimento di 55 persone. Intanto i bollettini sono sempre più drammatici: si parla ormai di 1.363 vittime tra i Palestinesi, in maggior numero civili. Israele, invece, avrebbe perso sul campo 56 militari. Intanto il portavoce del governo israeliano, Mark Regev, ha fatto sapere che il Paese intende far luce sull’attacco alla scuola dell’Onu. Parla, infatti, dell’accaduto come di un attentato, ma qualora – a seguito degli accertamenti – si scoprisse che la colpa è di Israele, ammette: “Non tarderemo a scusarci”.