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ITALIA CONTAMINATA e l’importanza delle analisi delle acque

Creato il 03 gennaio 2012 da Firenze5stelle @firenze5stelle

Nove milioni di italiani vivono in territori contaminati

In Italia, nove milioni di cittadini “vivono in territori contaminati”: non c’è regione che non abbia almeno un sito da bonificare. E se il “record” tocca alla Lombardia, con 7 aree, la Campania divide con la Sardegna il primato delle regioni con le aree contaminate più vaste

Nove milioni di cittadini italiani vivono immersi nei veleni, in aree contaminate da diossine, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), metalli pesanti, solventi organo clorurati e policlorobifenili (Pcb)». Ad affermarlo è il geologo Francesco Russo, vice Presidente dell’ordine dei Geologi della Campania, alla vigilia dell’importante convegno organizzato dall’ordine regionale sul tema: «I Siti di interesse nazionale. La bonifica», evento programmato in una città simbolo come Castelvolturno, città famosa per i suoi laghetti di acqua contaminata da ogni genere di rifiuto, creati artificialmente là dove precedentemente si trovavano cave e discariche abusive, alla presenza di esperti di settore e scienziati di fama internazionale».

I Siti di interesse nazionale coinvolti sono 57 (3% del territorio nazionale). Si tratta di zone industriali dismesse, aree in cui l’attività industriale è ancora attiva, porti, ex miniere, cave, discariche non conformi a quanto stabilito dalla legislazione vigente, discariche abusive.

Continuando Russo, afferma: «La gravità della contaminazione in queste zone, con rilevanti impatti ambientali, sanitari e socio-economici, ha fatto sì che gli stessi siti diventassero interesse dello Stato il quale ha stanziato fondi ad hoc per la loro messa in sicurezza e bonifica. Servono decisioni coraggiose ed impopolari. Quanto fatto, fino ad ora, risulta insufficiente; bisogna uscire dalla gestione emergenziale degli eventi e stilare un Piano nazionale per le bonifiche di siti contaminati che miri ad investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie e alleggerimento degli iter procedurali degli organi di controllo locali».

 E’ il dato risulta allarmante; non c’è regione italiana che non abbia nel suo territorio almeno un sito contaminato. Il primato va alla Lombardia, con ben 7 aree contaminate, seguita dalla Campania con 6 aree, dal Piemonte e dalla Toscana con 5, dalla Puglia e dalla Sicilia con 4. La Campania insieme alla Sardegna condivide, inoltre, il primato delle regioni dove ci sono le aree contaminate più vaste, in totale 345.000 ettari in Campania e 445.000 ettari in Sardegna. Situazione «incoraggiante» per il Molise che invece con un totale di soli 4 ettari di superficie contaminata, rappresenta la regione italiana dove si risente meno la problematica in questione.

In definitiva, a oltre dieci anni dall’adozione del D.M. 471/99, decreto che fissava le procedure per l’effettuazione delle bonifiche, sono inammissibili i risultati ottenuti che risultano, per l’appunto, assolutamente deludenti. La questione legata alla bonifica dei siti contaminati non può prescindere dal più ampio concetto di «danno ambientale», strumento giuridico promosso per garantire la tutela dell’ambiente seguendo un principio fondamentale di diritto internazionale, ossia quello tradizionalmente noto come «chi inquina paga».

da villaggioglobale.it

ITALIA CONTAMINATA e l’importanza delle analisi delle acque

Ringraziampo Ile La Rossa Berbera che i  seguito ad un nostro post sulle acque contaminate di Firenze ci ha inoltrato questo articolo ed aggiunge:

“Colgo l’occasione per rinnovarvi l’invito ad aderire alla campagna che stiamo promuovendo con Il Forum dei Movimenti per l’Acqua e nel MoVimento 5 Stelle per la pubblicazione delle analisi delle acque ad uso umano.

Vi ricordo che l’analisi delle acque potabili è regolamentata dalla Dlgs 31/2001 . I pochi gestori o Asl che pubblicano qualche dato sulle analisi delle acque (analisi interne a carico del gestore e esterne a carico delle Asl) , pubblicano normalmente una tabella di valori medi (dell’intero bacino) di pochissimi parametri che non sono significativi per la salubrità delle acque.Considerato che a noi ( e ai comitati , e ai cittadini ) interessano invece le analisi nel dettaglio del punto di prelievo (c. Interni)  per conoscere la reale condizione del suolo e delle acque presenti come termometro reale dell’inquinamento ambientale, e analisi nel dettaglio dei punti di emissione (controlli esterni) per conoscere realmente la salubrità della acque ad uso umano, anche nel caso queste non siano attendibili, proprio per conoscere ed evidenziare le carenze nel servizio di controllo ( valutare la qualità del lavoro di Arpa(Asl) e del gestore del S.I.I

Vi chiedo di valutare l’idea di fare formale richiesta ai gestori, alle Asl e ai vs sindaci di rendere pubbliche le analisi complete delle acque, così come esplicitamente formalizzato dalla 195/2005 (“accesso del pubblico all’informazione ambientale”) Sto seguendo da quasi un anno le richieste che singoli o comitati fanno per l’accesso a queste importanti informazioni, per cui vi chiedo in caso di adesione di comunicarmi se aderite o avete già fatto richieste o ottenuto risultati in tal senso, di modo da promuovere ed estendere ulteriormente la campagna.

Riferimenti:
http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/05195dl.htm http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/01031dl.htm (con particolare attenzione alle tabelle dei parametri) salvo specifiche leggi regionali, bastano per le richieste .  

Contatti: http://www.radiovostok.com/sito/?p=1049


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