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Italia, le leggi antifasciste tappano la bocca

Creato il 07 giugno 2011 da Dragor

Censure    Calogero Badalamenti, palermitano, e’ stato condannato a 1 anno e mezzo di detenzione per avere scritto sul suo giornale “la Difesa della Razza” che gli ebrei non dovrebbero accedere agli impieghi statali. Stefano De Santis, romano, e’ stato condannato a 6 mesi per avere dichiarato in un comizio pubblico che Mussolini e’ stato l’ultimo capo di Stato decente dell’Italia e avere concluso il discorso con il salute romano.   Secondo Amnesty International, che ha nuovamente situato  l’Italia nella lista dei paesi totalitari,  si sta cercando di tappare la bocca all’opposizione. In un paese democratico tutti devono potersi esprimere, anche coloro che combattono la democrazia.

   Questo e’ il corrispondente italiano di quello che Riccardo Noury ha scritto sul Corriere della Sera a proposito del Rwanda.  E’ vero, in Rwanda un certo tipo di opposizione e’ represso inesorabilmente. Ma qiuale ? L’opposizione di chi vorrebbe restaurare il regime clerico-fascista che ha portato al genocidio, di chi ritiene che a una maggioranza etnica debba corrispondere una maggioranza politica, di chi ha nostalgia delle carte d’identita' con la menzione « Tutsi » e « Hutu ».I nostalgici sono gli assassini in esilio che non possono tornare in Rwanda perche’ temono il giudizio, la Francia che con iRrwanda ha perduto la sua piattaforma nell’Africa centrale, la Chiesa cattolica che non tollera di essere ridotta ai minimi termini e sorvegliata a vista, gli estremisti dell’Hutu Power che predicano il trionfo della razza. Alcuni giornalisti e alcune ONG, vedi Amnesty International,riprendono come grandissima verita’ la frenetica propaganda che le varie lobbies nostalgiche fanno sui siti internet e sui loro giornali.

   Il Rwanda sta attraversando una fase molto delicata. Il governo si trova di fronte a una massa di assassini che ha massacrato  milione  e mezzo di persone. Gli assassini non venivano da paesi lontani, erano  cittadini. Il genocidio e’ stato progettato dallo Stato ma eseguito dalla societa’. Il FPR ha ereditato una popolazione criminale. Un’armata giovane e fragile ha dovuto pacificare un paese dove il nemico si nascondeva ovunque. Il governo e’ impegnato un immenso sforzo di riconciliazione accompagnato da un altrettanto immenso sforzo di ricostruzione sociale ed economica. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oggi il paese che 17 anni fa era piu’ disastrato dell’Africa ha il 98 per cento di  cittadini coperti dalla Sicurezza Sociale, il 100 per 100 delle donne partorisce con assistenza medica, il 97 per cento riceve cure prenatali. Se non ci credete, venite pure a controllare. Il Rwanda e’ un paese trasparente. Si possono visitare perfino le prigioni, cosa che non si puo’ dire per molti paesi sviluppati. Io stesso ho visitato la famosa « 1930 » e parlato con i detenuti. Tutti possono assistere ai processi, sia nei tribunali dello Stato che nelle « gacaca », i tribunali popolari. Il paese piu’ insicuro dell’Africa e’ diventato il piu’ sicuro, potete uscire a qualsiasi ora del giorno e della notte senza paura di venire aggrediti. Se volete un confronto, provate ad andare in Burundi, in Uganda.o in Kenya. Nella classifica ufficiale della corruzione il Rwanda risulta meno corrotto dell’Italia.  Tutto questo irrita i nostagici dell’ancien regime   che avevano previsto un rapido declino del nuovo Rwanda. Nella loro propaganda, puntualmente ripresa da certi organi d’informazione, parlano di insicurezza, discriminazione, corruzione. Farebbero prima a dire che vogliono restaurare l’apartheid.

Dragor


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