Neanderthal è la diffusione delle notizie principali che la gente è indotta a ritenere tra le più importanti del giorno. Nel Paese dove nulla fa notizia, neanche le crisi di governo quando si verificano, la finzione fa parte del gioco del comparire. E le comunicazioni cavernicole ci dicono che il villaggio globale esiste ed è guidato da una tribù coesa e ben equipaggiata. E’ da tempo che si è messa all’opera. Negli ultimi tempi lo ha fatto dopo l’11 settembre 2001 con l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, quando quelli che avevano bombe atomiche dappertutto, incolparono il Paese di Saddam Hussein di essere sul punto di fabbricarne una. Il primo inganno planetario di due Paesi occidentali (Usa e Regno Unito con l’appoggio dell’Italia e di altri Paesi) nei confronti del mondo. Al giorno d’oggi si è poi aggiunta la nuova e ulteriore guerra del petrolio con l’attacco alla Libia e e la cosiddetta primavera araba, di cui si avvertono i forti scricchiolii in Egitto, in Tunisia e, per un altro verso, in Siria. Ora al centro della discussione c’è l’Iran, perchè anche questo antico e grande Paese, come già si era scoperto in Iraq, starebbe preparando l’assalto atomico al mondo occidentale, tanto per dare corpo al segnale dell’11 settembre. Siamo trattati come ragazzini da quattro adulti spavaldi con le pistole in mano.
Ancora una volta ai capitribù di Neanderthal serve avere un pretesto per comandare, per affermare il pensiero unico, la forza delle gendarmerie planetarie. Per dimostrare a tutti che i poteri che decidono sul mondo, esistono.
Anche in Italia, a un livello provinciale, quello a cui è ridotto il nostro Paese, persiste questa speciale modalità comunicativa. Le trasmissioni cominciano con i primi rumori del mattino. Allora radio e televisioni sono già pronte. La regola vuole che si ascoltino sempre, come accade, per una sorta di dovere etico, nella vita di tutti i giorni.
Nel villaggio di Neanderthal la discrezione non esiste. Tutto fa brodo. Le mutande e le lacrime, gli ammazzati e i sospettati, quello che pensano Ferrara o Belpietro, Cicchitto o Bersani. Cioè il ceto dei benpensanti di buona famiglia che costituiscono a modo loro una casta privilegiata che accede all’informazione e al potere della carta stampata con entrature variamente dipendenti da precisi canali massmediali. E’ una nuova proprietà con caratteristiche tecniche avanzate, un raggio di diffusione ramificato, con propri organi d’opinione. E’ il sistema primitivo di comunicazione nella civiltà della decadenza in cui siamo, dove se non c’è qualcuno o qualcosa di cui parlare i fatti e le persone non esistono. Nè tanto meno esistono i poveri cristi, quelli che non ce la fanno a campare e magari hanno valori radicati da difendere.
A furia di ascoltarla nessuno è più in grado di dire cosa siamo. Per cui spesso abbiamo bisogno di sapere cosa pensano di noi quelli che ci stanno lontani. Geograficamente e per costumi e cultura. Infatti le testate degli altri Paesi fanno più notizia delle nostre e non è un caso che persino il neopresidente del Consiglio Mario Monti abbia dichiarato che legge solo giornali stranieri.
E’ una questione di decadenza epocale. Ma il nostro Paese ne è particolarmente investito. L’Italia è ferma. O va indietro. E’ in una crisi che marcia di pari passo con quella economica e finanziaria. Perciò fiato alle trombe. E chi più ne ha più ne metta. E’ quello a cui assistiamo ancora oggi, dopo il crollo della lunga era, in cui gli italiani prescelti per guidare il nostro Paese se lo sono mangiato vivo, come un coniglio, una lepre, un animale da cacciagione. E si continua a litigare nonostante la barca affondi con dentro tutti gli italiani. La Lega minaccia la secessione, il PdL se ne sta a guardare dando il suo appoggio tecnico a un governo inventato, grazie a Dio, da una mente politica raffinata come quella di Giorgio Napolitano, e non pochi attendono agguerriti dietro i massi per lanciarsi come animali all’assalto, alla prima occasione.
Quello di Monti non è il migliore dei governi possibili. E’ il risultato dello sfascio politico e quindi il massimo a cui possiamo aspirare. E’ il platonico governo dei filosofi, e speriamo che non resti solo alla dottrina, che è pur necessaria.
Neanderthal non ci aiuta affatto. Specie se non recuperiamo il nostro essere italiani, popolo di santi, navigatori, artisti e uomini d’ingegno. L’altra faccia dell’Italia in nero alla quale ci hanno abituato le armi e i vari fascismi del Novecento.
Dovremmo liberarci da questa emittente pubblica costosissima che ci serve per nascondere ciò che realmente siamo stati negli ultimi decenni: un popolo con la testa in aria, di spendaccioni in mano a una casta di ladri. Gente che ha voluto farsi ragione anche quando ha avuto torto. Perennemente in pantaloni corti, non sappiamo ancora in che direzione camminare. Perciò rischiamo ogni giorno di andare a sbattere. Nessun governo può fare miracoli. Solo ciascuno di noi nel suo piccolo può essere speranza di un futuro migliore.
Neanderthal è la mancanza di comunicazione dentro il caos della nostra decadenza.