“Open up the window to your mind
So I can look inside and lend a hand”
Jacco Gardner è un ventiquattrenne che viene dalla periferia di Amsterdam e dagli anni ’60. “Cabinet of Curiosities” (2013) è il suo disco d’esordio, ed è una profumata ventata di echi sixties, ispirato romanticismo e stato di grazia compositiva. Artefice di riuscite atmosfere barocche, Gardner insiste per mostrare i suoi riferimenti musicali in ogni canzone: Brian Wilson, Van Dyke Parks, Ray Davies, Syd Barrett, Nick Drake – di quest’ultimo a partire dalla copertina, il cui bambino sembra muoversi entro la stessa foresta incantata in cui Drake venne ritratto con indosso un mantello dal fotografo Keith Morris. E l’effetto è decisamente ammaliante, nonostante una certa linearità stlistica e con i singoli brani che appaiono riuniti per opportunità di archivio, evenienza che non agevola un organico sviluppo dell’esperienza di ascolto. Un catalogo raffinato di idee, canzoni e curiosità estetiche, come rimanda il titolo del disco, il cui ascolto permette di dirle pienamente appagate.
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