16 giugno 2014 • Speciale Film, Vetrina Cinema
Ci sentiamo tutti autorizzati a chiamarlo il “vecchio Clint”, quasi fosse un nostro vecchio parente. Forse perchè, al pari di uno zio, molti come me sono cresciuti con i suoi film. Così, se cercate qualche buon motivo per rispolverare il mito e ricordarvi le ragioni che vi hanno fatto amare Clint Eastwood, abbiamo quello che fa per voi.
Per le sue “due espressioni: col sigaro o senza”. La frase, famosissima, è del grande Sergio Leone che attorno al glaciale volto di Clint ha costruito un intero genere cinematografico, creando una leggenda del cinema grazie ad un semplice accorgimento: il sigaro, inseparabile compagno di Joe. Così è nato il mito.
Perché Clint Eastwood è Clint Eastwood. Austero, glaciale, ma comunque capace di sedurre e rimanere bene impresso. Un pistolero silenzioso ma sempre all’erta.
Per l’animo da cowboy. Il perno degli “spaghetti western”. Ora e sempre. Negli Spietati Eastwood torna al cinema che lo ha reso famoso, il Western, e lo fa con un vero canto del cigno del genere. Insieme ad altri due grandi come Morgan Freeman e Richard Harris, porta in scena un ritratto dolente e disperato di quello che per anni è stato il luogo mitico della nascita di una nazione. Quattro Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regia.
Per il suo interrogarsi sul senso della vita. Nelle sue magistrali opere ognuno si può misurare con la questione intrinseca, magnetica e irrisolta, dell’essere uomo: il Destino ha un volto oscuro e indecifrabile? In Mystic River scava tra i sentimenti, in bilico tra vendetta e paura, sconfinando nel dolore, per far emergere dal fiume esistenziale la sua verità. Se non vi bastasse con Million Dollar Baby, l’indagine sull’enigmatico valore della vita diventa ancora più profonda.
Per avermi commosso. Chi l’avrebbe mai detto, che Eastwood fosse in grado di girare un film da vedere con infinite scorte di fazzoletti per asciugarsi le copiose lacrime? Ne I ponti di Madison County, racconta una storia d’amore impossibile tra un fotografo e una casalinga disperata interpretata magistralmente da Meryl Streep. Con un memorabile finale sotto la pioggia.
Per aver creato una poetica unica. Se la scena conclusiva di Gran Torino vi lascia indifferenti, probabilmente non avete un cuore.
Per l’abilità di rimettersi in gioco. Nel 2014, il vecchio cowboy, all’alba degli 83 anni strizza l’occhio al musical. La versione da grande schermo di Clint Eastwood dello spettacolo vincitore del Tony Award racconta la storia di quattro giovani uomini del New Jersey uniti per formare l’iconico gruppo “The Four Seasons”. Lo spettacolo teatrale da cui è tratto l’adattamento per il grande schermo è stato una delle commedie musicali più viste e apprezzate di Broadway. Il film racconta l’ascesa del gruppo negli anni ’60 attraverso successi come “Sherry”, “Big Girls Don’t Cry” e “Walk Like A Man” senza dimenticare il passato ribelle e la parte meno piacevole che ha accompagnato fama, successo e denaro. A distanza di quasi tre anni dall’ultimo lavoro cinematografico, Eastwood torna ad impugnare la macchina da presa per dirigere Jersey Boys e mantiene alcune caratteristiche del musical originale come i personaggi che si rivolgono al pubblico e vi aggiunge un intrigante look a mezza via tra “Quei bravi ragazzi” e “Dreamgirls”. A partire dal loro incontro, il film segue la formazione, l’ascesa musicale, le problematiche inevitabili e gli intrighi con la mafia di questi ragazzi italoamericani, che furono la controparte dell’Est dei Beach Boys e gli unici a reggere il confronto con l’ondata delirante trasportata dai più grandi avversari d’oltreoceano, i Beatles. In uscita il 18 giugno nelle sale italiane, il film, inizialmente affidato a Jon Favreau, seguirà il sorgere e l’eclissarsi di Frankie Valli, Bob Gaudio, Tommy DeVito e Nick Massi, sulla linea dei loro più grandi successi e delle loro incredibili sconfitte. “Cominciò tutto con un sound che diventò un fenomeno. Ogni leggenda ha un inizio”. E per raccontare la leggenda, il destino a voluto che fosse un’altra leggenda a tessere le gesta dei 4 giovani nati dalla parte sbagliata del New Jersey, diventati uno dei più grandi fenomeni della pop music americana di ogni tempo, con 175 milioni di dischi venduti nel mondo prima di compiere i 30 anni.
di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net
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