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Job Act, promozioni e bocciature

Creato il 09 gennaio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Continua la discussione sulle proposte del Job Act del segretario del Pd Matteo Renzi.Job Act, arriva l’appoggio della Commissione Ue. La bozza di proposta di riforma del Lavoro illustrata nelle scorse settimane dal segretario democratico Matteo Renzi suscita polemiche e appoggi. Da una parte il ministro del lavoro Giovannini che giudica le proposte del Job Act come: “investimenti consistenti. Nel passato vi sono state due proposte contrapposte: una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro all’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando”

Dall’altra parte però, il commissario Ue per il lavoro Laszlo Andor ha promosso il Job Act di matrice renziana, definendo “un nuovo programma che sembra andare nella direzione auspicata dall’Ue in questi anni”. In ogni caso la bozza di Job Act dovrà essere definita entro il 16 gennaio.

Promozione parziale del Job Act anche da parte dei sindacati, con il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni possibilista su una soluzione positiva: “ne dobbiamo discutere ma siamo tendenzialmente favorevoli”. Cauta la Cgil, con il segretario generale Susanna Camusso che avrebbe sperato “in una maggior ambizione, a partire ad esempio dalla creazione del lavoro o dalle risorse, penso alla patrimoniale, ma è già importante che il tema del lavoro sia tornato al centro”.

Anche Nuovo Centrodestra resta piuttosto scettico sul Job Act, con il presidente del gruppo Renato Schifani che giudica il provvedimento “un libro degli intenti. La riforma proposta da Renzi comporta degli oneri di copertura non indifferenti e poi anche tempi di attuazione lunghi. Questa è una legislatura che nella primavera del 2015, per consenso di molti partiti, non solo quelli di opposizione dovrebbe avere termine. Il nuovo Centrodestra rimane dell’idea che sia necessaria una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, che consenta un decentramento della contrattazione territoriale. Sono le imprese, i lavoratori a dover definire i patti e le condizioni del rapporto di lavoro, in relazione a quelle che sono le esigente territoriali, in base alla sicurezza dell’impresa e alla situazione economica”.

In ogni caso Renzi ha auspicato l’arrivo di “idee, critiche e commenti” in preparazione della bozza definita del Job Act, segnando ancora una volta la nuova stagione in chiave “decisionista” del Partito Democratico, deciso a diventare il fulcro propositivo delle riforme.


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