ogni volta che sono ad un concerto per quanto possa adorare il cantante di turno, mi scappa la compulsione a guardare attorno invece che avanti. è più forte di me non controllare l'impulso invadente ad osservare la gente per scoprire le espressioni che fa quando arrivano determinate canzoni. è il mio momento preferito quando insospettabili spettatori cominciano ad urlare con espressione contrita e partecipata alcune frasi come se quelle parole fossero state cantate in quel momento e scritte a loro tempo solo per raccontare la storia personale dell'urlatore di turno. adoro, ai concerti, perdermi nelle vite private delle persone. e sia chiaro, anch'io lo faccio, senza il minimo pudore o vergogna, urlo e partecipo quando la canzone è quella che ovviamente è cantata esattamente per me. quel brano che è indiscutibilmente inserto in scaletta perchè io possa vivere la mia catarsi pubblica su una poltrona di velluto. la partecipazione emotiva ai certi concerti, chiaramente, induce una sospensione dell'amor proprio e della discrezione così che improvvisamente tu e il signore accanto a te vi trovate a condividere sguardi complici per qualche frase ipersentimentale come se si trattasse di un codice di sofferenza per intenditori.
ogni volta che sono ad un concerto tutto questo fa sembrare il mio tutto molto più semplice di quello che è. così com'è,
con le mie mani imperfette,
con la mia vana passione
che non ha più direzione.
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