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Jokkmokks Marknad: viaggio nel mondo sami

Creato il 07 febbraio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Le atmosfere di Jokkmokk sono lontane da quelle della continentale Stoccolma. Dalla capitale bisogna risalire sempre più a nord, attraversando la terra svedese oltre Umeå, oltre Skellefteå e ancora più in su, fino a Luleå. A quel punto, addentrandosi nell’entroterra candido e proseguendo tra innumerevoli laghi, si raggiunge il piccolo comune.

5187 abitanti, la densità di popolazione più bassa dello stato (0,27 abitanti per chilometro quadrato), Jokkmokk ospita da ben 400 anni il Jokkmokks Marknad, una fiera che si tiene nella prima metà di febbraio e che ha come protagonista il popolo sami (il termine “lappone” è percepito come offensivo e si potrebbe tradurre con “straccione”), che presso questa località commercia pelli, carne, bevande e altri prodotti tipici. Dalla seconda metà del Novecento al commercio tradizionale si è aggiunto un ricco programma culturale, che ha l’obiettivo di dare risalto alla cultura di un popolo spesso bistrattato ma da sempre partecipe della storia dei paesi scandinavi.

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Photo credit: Photoglob AG Zürich / Foter / Public domain

L’edizione 2015 del mercato di Jokkmokk si tiene durante la prima settimana di febbraio, da sabato 31 gennaio a domenica 8 febbraio. Gli eventi si concentrano in particolare nei giorni del 4, 5, 6, 7 e 8 febbraio, durante i quali il mercato è aperto e presenta prodotti tipici di ogni genere.

Il mercato di Jokkmokk ha alle spalle quasi mezzo millennio di storia. Una storia affascinante, che si muove nei meandri del profondo nord e che rispecchia la relazione, spesso turbolenta, che ha caratterizzato (e per certi versi caratterizza ancora) il rapporto tra le popolazioni sami e gli stati nei quali esse si muovono e vivono, in questo caso la Svezia.

Durante il Medioevo i sami si erano guadagnati un posto all’interno della rete commerciale della zona attorno a Jokkmokk, vendendo in particolare pelli e cuoio. Nel quindicesimo secolo questo benessere attirò l’attenzione della corona svedese, che decise di intensificare il proprio controllo sulla regione, con il triplice obiettivo di ottenere ulteriori guadagni dalle tasse, controllare i confini e approfittare di una zona ricca di risorse naturali. Questo controllo, attuato nei secoli successivi, venne portato avanti con due mezzi: il commercio e la religione.
I già presenti scambi vennero riorganizzati e si istituirono mercati periodici, in modo da radunare le tribù in un preciso periodo e dunque procedere alla riscossione delle tasse in modo più efficace.

Il culto originario dei sami consiste in una religione politeista che venera le forze della natura. Il regno svedese fece erigere diverse chiese nella zona di Jokkmokk e inviò pastori che potessero celebrare i riti cristiani e dunque creare un legame tra lo stato e la popolazione sami attraverso l’evangelizzazione. Dato che i sami, però, si stabilivano in modo continuativo nei villaggi solo durante i mercati, questa evangelizzazione era possibile esclusivamente in quel periodo.

Ovviamente, data la frenesia dei giorni di commercio, nessuno aveva il tempo di partecipare alle funzioni. Inoltre, i sami non erano interessati alla nuova religione e quando erano obbligati a partecipare ai riti cristiani, successivamente eseguivano riti propri che avevano lo scopo di purificare ciò che era stato contaminato da una religione sentita come estranea, incomprensibile, inutile e soprattutto imposta. Lentamente, però, le cerimonie cristiane e la chiesa cominciarono ad acquisire maggiore importanza e a diffondersi tra la popolazione sami; non bisogna dimenticare, però, che nel corso del diciottesimo secolo la missione della chiesa venne condotta in modo molto duro, reprimendo i culti tradizionali e confiscando strumenti fondamentali per la religione sami quali ad esempio i tamburi.

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Photo credit: Tarja Ryhannen Mitrovic / Foter / CC BY

Il mercato, dunque, assunse un ruolo fondamentale nella vita della comunità, un ruolo che nel corso dei secoli si è evoluto. La riscossione delle tasse durante il periodo della fiera venne abbandonata, mentre con l’ampliamento dell’insediamento di Jokkmokk divenne la prassi utilizzare i giorni di commercio per cercare di risolvere le problematiche riguardanti la vita dei pastori di renne e in generale di chi abita in una zona così impervia.
Nel Novecento il mercato di Jokkmokk si trovò a fare i conti con la concorrenza dei negozi, sempre più diffusi. Questa novità, però, non intaccò

l’importanza della tradizionale fiera: essa, infatti, permetteva e permette alla clientela di trovare prodotti unici che i negozi non vendono.

Il moderno mercato nasce nel 1955, quando si decide di festeggiare il 350esimo anniversario dell’istituzione. In quest’occasione e negli anni successivi, infatti, vendono introdotte varie novità che aspirano a rendere quei giorni di febbraio non solo un momento di commercio, ma anche di scoperta della cultura del popolo sami.

Sono molti i workshop incentrati sulla musica, sulla letteratura, sulla religione, sulla filosofia. Inoltre, ogni anno viene scelto un tema portante della manifestazione. Il cardine di questa edizione è la diversità e di conseguenza sono parte del programma anche diversi incontri che esplorano la questione delle differenze e delle conseguenze del contatto tra popoli diametralmente opposti nelle loro abitudini e tradizioni.

Il mercato di Jokkmokk, insomma, rappresenta un’occasione per vedere con i propri occhi uno spaccato della vita di un popolo solitamente legato alla sola immagine stereotipata del pastore di renne, ma che come ogni altro possiede una cultura e una storia degne di essere scoperte e, nel gelido febbraio di Jokkmokk, vissute.

Sito ufficiale Jokkmokks Marknad: QUI

Tags:eventi,jokkmokk,jokkmokk marknad,lapponi,sami,scandinavia,svezia

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