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I romanzi di Conrad sono come le storie dei veterani,puoi percepire la voce roca di chi ha vissuto incredibili e terribili esperienze,di chi ha conosciuto le sfaccettature più profonde dell'animo umano.Cominciano in modo soffuso e ti portano per mano durante il tragitto perché "le storie di marinai sono di una semplicità assoluta e il loro significato può stare tutto intero nel guscio di una noce."Nonostante ciò, il protagonista di "Cuore di Tenebra" di Joseph Conrad, non è un marinaio come gli altri, egli "segue il mare" ed è proprio per questa semplice azione che differisce da coloro i quali vedono nella propria imbarcazione una casa e nel mare la loro patria.
Una notte stellata sul Tamigi, il Capitano Marlow, aspettando l'alta marea sulla Nellie,decide di raccontare,ai suoi compagni di bordo, la storia del viaggio che lo condusse in un luogo di tenebra.Grazie ad una zia prodiga e ad un colpo di fortuna, Marlow riesce ad avere un posto come capitano su un battello fluviale,proprietà di una grande compagnia di commercio , che allunga il suo corso per tutto il continente africano.Gli indizi relativi alla spedizione, però ,sono per il nostro protagonista fonte di gran preoccupazione,infatti,non solo chi parte non torna spesso ,ma in coloro che sopravvivono si notano dei cambiamenti delle condizioni mentali scientificamente interessanti.Ad aumentare lo stupore del capitano, una partenza ricca di scenari irreali in cui "l'allegra danza della morte e del commercio va avanti in un atmosfera immota" .Bastarono due giorni per scoprire come il battello, che avrebbe dovuto guidare, fosse affondato e come dovesse essere aggiustato.Impaziente e angosciato Marlow trascorre due mesi nella Stazione Centrale.Un ecosistema d'ozio ed' inefficienza, bramosia, astuzia e finta venerazione nei confronti di un certo Kurtz .Capo della stazione commerciale nel pieno della foresta,uomo dalle mille doti nonché l'unico capace di raccogliere ingenti e costanti quantitativi di avorio. Un personaggio che accompagnerà con la sua essenza ogni attimo del viaggio di Marlow.Tre mesi dopo il capitano guida il battello in quello che sembra uno strisciante e rovinoso viaggio alla salvezza di Kurtz affetto da una malattia grave. L'impresa non è delle più semplici.La foresta immota, eppure viva nel suo tranquillo ondeggiare rende all'equipaggio, formato da pellegrini e cannibali ,il percorso nel profondo cuore di tenebra estremamente complesso.L'arrivo a Kurtz sembra quasi un caso fortuito, come anche la salvezza dall'attacco di una popolazione indigena .Riusciti,infine, a portarlo sulla barca, Marlow scoprirà la vera natura di quest'uomo formidabile e scaverà nella sua tenebra personale.
Sebbene Conrad ci dia solo degli indizi riguardo l'epoca in cui si svolge la storia, è inevitabile comprendere come l'era in cui ci troviamo sia quella delle colonizzazioni civilizzatrici,della schiavitù di popoli indigeni,delle compagnie commerciali in cerca d'avorio,delle "grandi" e "giuste" imprese che rendono il mondo selvaggio un posto migliore.Attraverso gli occhi di Marlow,un personaggio riservato e curioso,un vagabondo del mare alla ricerca di un immagine da poter riservare all'ignoto; riusciamo ad entrare in un modo completamente diverso dal nostro, risalendo la linea del tempo tra popoli e ambientazioni primordiali. Penetriamo in quello che il nostro autore descrive come un profondo cuore di tenebra,la foresta.Come soggetta ad incantesimo,essa è capace di tagliare fuori dalla realtà chiunque le si avvicini, in una danza di mistero e morte.Si richiude dietro al Battello fluviale,quel simbolo di rovinosa modernità, rendendo l'ambiente circostante incomprensibile e terribile al protagonista del racconto."Si poteva posare lo sguardo su cose mostruose e libere".Conrad oltretutto servendosi del suo stile crudo e diretto, scava a fondo rendendo la tenebra della foresta la causa di una trasformazione più profonda,quella che avviene in Kurtz e che penetra in ogni angolo della sua vita ,dentro e fuori la foresta.Un personaggio dalle inequivocabili caratteristiche di un dio, seppur bramoso e distruttore.Basti pensare alla sua incredibile capacità di parlare,di illuminare gli altri attraverso la propria eloquenza, di aprire le menti. L'abilità di plasmare i popoli selvaggi, farsi adorare attraverso riti sacrali ,riuscendo a creare un esercito capace di profanare le abitazioni di tribù nemiche e rubare il loro avorio.Nella solitudine della foresta ,nell'incredibile attuazione dei suoi "grandi piani" delle sue "grandi idee"attraverso i suoi "giusti metodi", l'immortale Kurtz era riuscito a guardare dentro di se ed era stato proprio quello a farlo impazzire; trasformando quei piani,inizialmente nobili, in atti immorali e spregevoli."L'orrore l'orrore" è questa l'esclamazione più celebre dell'opera, le ultime parole di Kurtz pronunciate in un momento di lucidità. La frase che ci spinge a comprendere come soltanto alla fine di tutto,ad un passo dalla morte,egli fosse riuscito ad acquisire la consapevolezza di se stesso,della sua vita,di ogni sua azione.L'orrore di cui parla Conrad,però,non viene percepito solo al termine dell'opera, se ne respira l'essenza durante tutto il racconto.La scoperta del nuovo indomabile,del selvaggio,l'onirica rappresentazione della realtà,l'idea della remota parentela con quegli uomini così terrificanti;la tenebra che,alla fine di tutte le cose, la natura rivendica per se.E`questo l'orrore,la forza del capolavoro di Joseph Conrad l'addentrarsi in un cuore di tenebra che non solo circonda i personaggi ma appartiene alle loro anime.
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