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Just a perfect day (II)

Da Bartel
Just a perfect day (II)La stradina curva varie volte prima di sfociare in una strada più larga in cui improvvisamente appare un piccolo gregge. Hiram si addossa ad un muro mentre saluta con un sorriso il pastore, che ricambia il saluto mostrando con orgoglio i suoi ultimi due incisivi. Hiram continua la sua ascesa stra stardine che si riempiono di uomini e donne che abbracciano ceste o si piegano sotto sacchi turgidi, e nonostante la fatica troovano il tempo e il modo di fermarsi per salutare il costruttore del Tempio, con un piccolo inchino o con un sorriso. Hiram ricambia tutti e sente di amare quel luogo in cui i suoi figli e la sua anima sono cresciuti.   Improvvisamente, dietro una curva si apre una spianata di terra battuta rossastra e la città sembra respirare mentre lo sguardo di Hiram risale lungo il recinto esterno del Tempio dal quale pendono ciuffi di pulegge e corde. Hiram sale lungo l'ampia scalinata superando i suoi operai curvi sotto travi di legno di cedro o sacchi enormi. Ogni uomo avverte attraverso la nebbia della fatica lo sguardo benevolo di Hiram, si volta e saluta. Hiram è entrato nel cantiere del Tempio, Hiram è al lavoro con i suoi operai. Al termine della scalinata, come ogni mattina, lo aspetta Ephraim, il portatore d'acqua. Ephraim è un ragazzino di 12 anni, magro e con occhi luminosi sotto ricci scuri, è figlio di una vedova che  Hiram e sua  moglie incontrarono  per strada un paio di anni prima. La donna si inginocchiò davanti ad Hiram e prese a baciargli le mani chiedendo un aiuto per se e per il figlio. Hiram la risollevò e si accorse di quel bambino magrissimo e dagli occhi tristi alle spalle della donna. Cosi Ephraim divenne un portatore d'acqua del cantiere del Tempio. Con il suo otre aspettava ogni mattina Hiram per fargli assaggiare l'acqua che aveva prelevato da un pozzo della città e che serviva a  dissettare gli operai durante il loro lavoro. Anche questa mattina, puntuale, Ephraim è li, ad aspettare il Maestro Hiram con il suo sorriso e con un livido violaceo sulla guancia sinistra.
"Buona giornata Maestro Hiram!"
Il sorriso del ragazzo precede una tazza di legno d'ulivo colma d'acqua.
"Buona giornata a te, Ephraim!"
Hiram beve l'acqua fresca  socchiudendo gli occhi .
"Questa va bene, puoi darla agli operai...cos'hai fatto li sulla guancia?"
Il ragazzo riprende la tazza e abbassa lo sguardo.
"Niente Maestro Hiram, sono caduto"
Hiram guarda per un attimo i ricci scuri del ragazzo, poi avverte degli sguardi rivolti verso di lui e guarda istintivamente verso sinistra, in tempo per vedere due operai che rapidamente riprendono a lavorare distogliendo lo sguardo da lui e dal portatore d'acqua.
"Capisco Ephraim...vedrai che da domani non cadrai più..."
Il ragazzo solleva lo sguardo impaurito e scruta il viso intenso del Maestro.
"Alla fine del lavoro vai da Boaz..."
Gli occhi del ragazzo si riempiono di lacrime. Andare da Boaz alla fine del lavoro significava essere pagati per il lavoro svolto e poi essere cacciati  dal cantiere del Tempio.
La mano forte di Hiram si poggia sulla spalla di Ephraim e la stringe dolcemente.
Il sorriso di Hiram lascia spazio alla sua voce calma.
"Da domani sarai un apprendista agli ordini diretti di Boaz che ti affiderà ad un bravo maestro muratore che ti istruirà al lavoro...non mi deludere Ephraim!"
"No maestro Hiram, mai..."
Il ragazzo prende la mano di Hiram dalla sua spalla e comincia a baciarla.
Hiram è divertito dal calore di quel piccolo uomo.
"Smettila ora ragazzo e va a lavorare"
La mano di Hiram sfugge alle labbra del ragazzo e colpisce con affetto i suoi riccioli, mentre gli occhi del delMaestro cercano i due operai che lo scrutavano prima. Li trovano e sembra che i due lavorino per venti in quel momento.
Ephraim è ancora li confuso, ma qualcosa lo risveglia.
"Maestro Hiram...il generale Giosafat ha scortato nel Tempio due sacerdoti poco fa".
Hiram guarda in direzione della porta del tempio e vede apparire un uomo possente coinindosso un' armatura.
Il cranio dell'uomo è lucido. Il generale Giosafat solleva un braccio in segno di saluto, lo stesso braccio che ha usato innumerevoli volte in battaglia per ordinare l'attacco. Hiram sente una nube oscurargli il cuore, anche se conosce bene quell'uomo feroce, ma giusto.

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