a cura di Marius
In tre anni di Juventus Antonio Conte ha compiuto un capolavoro, portando una buona squadra a dominare in Italia, valorizzando giovani calciatori e facendo integrare un paio di fuoriclasse nel gioco bianconero, ha saputo dare la giusta carica ai suoi discepoli, è stato in grado di tirar fuori il 110% da ognuno, anche da chi non era protagonista assoluto, ha saputo riportare ad alti livelli chi aveva sofferto nei due o tre anni precedenti con cambi in panchina e delusioni in serie.
Dopo un record di punti difficilmente ripetibile da egli stesso o da altri non poteva fare altro che uscire di scena e provare nuove avventure; così è stato, quella libera era la panchina della nazionale maggiore, richiamo più forte del canto delle sirene.
Ma davvero non avrebbe più potuto far nulla alla Juventus? Certo che poteva, anzi proprio questo è il punto dolente, egli doveva fare qualcosa, doveva necessariamente dare alla Vecchia Signora la dimensione internazionale consona a cotanta storia.
Conte ha chiesto uno sforzo significativo alla dirigenza per portare a Torino un paio di giocatori che potessero fare la differenza e potessero consentire ai campioni d’Italia di competere anche in Coppa, quella vera.
Non avendo trovato soddisfazione ha scelto la strada più facile, andandosene per ricostruire una nazionale ai minimi termini in vista del prossimo campionato europeo.
Il responsabilità che si richiedeva a Conte è stato scaricata su Allegri che ha qualche esperienza in campo internazionale ma senza risultati di clamore, anzi.
E’ vero che la Juventus domina in Italia, è vero che il livello tecnico del campionato nostrano e bassino ma in Europa una società come la Juve deve fare di più, anche con le risorse a disposizione.
Mercoledì scorso abbiamo avuto l’ennesima prova della storia bianconera del “braccino” che colpisce i torinesi fuori dai confini nazionali, una partita come quella di Atene, fatal Atene come nel 1983?, in Italia non sarebbe mai stata persa né pareggiata, sarebbe stata una vittoria senza appello per gli avversari.
Eppure in coppa la Juve di Allegri, come quella di Conte non rende quello che dovrebbe, si susseguono i Mister ma non riescono a tirar fuori tutta la grinta che in Europa è strettamente necessaria per vicere, ad Atene come, a maggior ragione, a Madrid, almeno sulla sponda Atletico.
I bianconeri regalano sempre agli avversari una parte di match restando in balia degli avversari, subiscono il golletto e poi si lanciano alla disperata caccia del pareggio imbattendosi in avversari che danno, loro sì, il 110% e trovando muri invalicabili.
I giocatori e gli allenatori hanno certo i propri limiti ma chi dirige deve dare la rotta, deve innestare nelle menti lo spirito internazionale, partendo anche da investimenti in giocatori di livello assoluto e allenatori di esperienza internazionale vincente.
Per ora alla Juventus nulla di tutto ciò si è visto e, già a Ottobre, l’avventura nell’Europa che conta è appesa a un filo.