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I ragazzi che devono andare a giocare a tennis cercano di aiutare l'altro con la sorella intrappolata ma non sarà molto semplice.
Il destino sembra avere altri progetti per tutti loro...
E' molto recente la visione qui a bottega di Big Bad Wolves degli israeliani Keshales e Papushado ( se interessasse ne abbiamo parlato qui) un film che ha ricevuto l'importante sponsorizzazione di un tale che si chiama Quentin Tarantino.
I due avevano esordito nel lungometraggio con questo Kalevet, un horror virato tendenzialmente al grottesco, che è passato alla storia come il primo horror israeliano mai realizzato.
Che dire? Beh che forse se Quentin avesse visto anche questo di film,. la sua sponsorizzazione sarebbe arrivata qualche anno prima?
Per prima cosa parliamo del titolo: trovandosi di fronte a un film immesso da critica e pubblico senza tanti fronzoli nel calderone dell'horror, ho pensato che quel titolo Kalevet ( titolo originale mentre a livello internazionale è circolato col titolo Rabies o Rage) si riferisse a una malattia infettiva che colpisse i vari personaggi.
E invece ci troviamo di fronte a qualcosa di differente,il metaforone servito su un vassoio piombato in cui un gruppo di personaggi sperimenta sulla propria pelle quanto può essere assurda la malvagità di quello strano animale che risponde al nome di uomo e che cosa può fare con l'ausilio di quel sentimento che risponde al nome di rabbia, risentimento, sete di vendetta.
O forse è solo istinto di sopravvivenza..
Come Big Bad Wolves , Kalevet è un perfido gioco al massacro in cui il destino si diverte a disegnare strane traiettorie per lanciare i suoi strali: tutti i personaggi che vediamo in scena indossano una maschera ad uso e consumo di coloro che li circondano : il fratello e la sorella nascondono un segreto indicibile che è alla base della loro fuga, le due coppie che devono andare a giocare a tennis hanno anche loro il loro segreto che condividono sia i due maschietti che le due femminucce ( e uso questo termine per indicare una sorta di amore primitivo e infantile che li anima tutti), la coppia di poliziotti che amministra la legge in modo troppo personale ( ma uno dei due sembra interessato solo a ricucire il rapporto col padre,
mentre l'altro è interessato solo al sesso), lo stesso guardiacaccia che deve riallacciare le fila del rapporto con la moglie.
Keshales e Papushado adottano una messa in scena glaciale, geometrica, che da una parte si richiama agli slasher silvestri degli anni '70 ma anche ai teen horror di questi ultimi anni con personaggi usa e getta funzionanti da carne da macello che incappano in psicopatici e affini che vogliono solo vederli fatti a fette e dall'altra al grottesco made in Tarantino, un delirio pulp in cui sangue e ferite da taglio abbondano come se piovesse.
E' un film fatto con due soldi e in qualche particolare si vede , ha qualche soluzione alquanto sbrigativa, il meccanismo narrativo a volte cigola e la parte col campo minato non è sviluppata come si dovrebbe, ma trasuda cinefilia e passione da ogni singolo fotogramma e trasforma in un solo istante un oggetto misterioso come il cinema israeliano, puro oggetto da festival apprezzato solo dal pubblico delle varie kermesse internazionali, in un qualcosa che scende dal piedistallo del cinema autoriale per pochi eletti per sporcarsi ginocchia e gomiti nel più puro cinema di genere.
Ripeto, il metaforone dell'insensatezza della violenza e dei conflitti è servito su un vassoio piombato e non si segnala per finezza ( alla fine l'unico che non uccide, o meglio che non uccide persone è il killer psicopatico) ma quel finale che adombra la tragedia shakesperiana è veramente un mezzo colpo di genio che eleva questo prodotto rispetto alla media inflazionata del genere.
E i confini di quel bosco continuano a essere troppo frequentati.
PERCHE' SI : messa in scena glaciale e geometrica, slasher in piena regola ma sotto mentite spoglie, ambientazione centrata., grottesco pulp andante con sangue a go go, finale che è un mezzo colpo di genio.
PERCHE' NO : si vede che è fatto con due soldi, alcune soluzioni sbrigative e la parte del campo minato poteva essere sviluppata meglio, metaforone di grana molto ma molto grossa.
( VOTO : 7 / 10 )
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