Si avvicina la data delle prossime elezioni politiche in Kenya (4 marzo) e si vorrebbe assolutamente evitare il ripetersi di disordini e morti nel Paese.
Quello che, invece, accadde malauguratamente nel 2008.
In merito sono stati già fatti, ufficialmente e da più parti, ideologiche e/o confessionali, molti appelli alla regolarità e alla correttezza.
Ecco, allora, che Ushahidi, una piattaforma multimediale “open source” può favorire la “cosa”.
E consentire agevolmente il monitoraggio dell’andamento delle operazioni di voto.
Già sperimentata ad Haiti per l’emergenza terremoto,così come in Giappone per monitorare le conseguenze tragiche della catastrofe dello tsunami, in Indonesia dopo le alluvioni, e poi in Siria nel corso dell’ultima guerra civile, dovrebbe, in effetti, funzionare e dare i risultati sperati.
Secondo le dichiarazioni degli “uomini” di Ushahidi, essa nell’uso promuoverà di certo comportamenti corretti, credibili e leali.
Ed è quello che in Kenya si augurano un po’ tutti, tenendo presente la complessità del quadro politico, molto frammentato, e le aspirazioni in particolare e, quindi i desiderata piuttosto impellenti, specie di giustizia sociale,di quella parte della popolazione che, nonostante un certo benessere del Paese, che è in ripresa economica,continua a vivere ai margini. Senza un futuro chiaro.
Niente timori. Tutto avverrà come deve avvenire, nelle previsioni di Ushahidi, grazie all’utilizzo e allo scambio continuativo di e-mail, messaggi di testo e via Twitter.
E anche noi ce lo auguriamo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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