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"L. A. Confidential" di J. Ellroy

Creato il 09 marzo 2011 da Bens
Negli ultimi tempi ho fatto delle considerazioni importanti.
Innanzitutto i paragoni sono inutili, stupide e banali semplificazioni della realtà: non servono a nulla se non a fuorviare il senso soggettivo delle cose. I paragoni dovrebbero essere vietati, tanto vale sostenere l'irriducibile diversità delle situazioni e farsene una ragione. Secondo poi il detto "chiodo scaccia chiodo". La saggezza popolare mi ha sempre imposto una genuflessione intellettuale con la sua pragmatica semplicità e verità, ma mai come oggi posso affermare con sicurezza che il chiodo scaccia chiodo non solo non lo vendono in nessuna ferramenta, ma è anche un'enorme cazzata (perdonate la tristezza della battuta n.d.r). Nessuna delle mie esperienze sociali-civili-personali-culturali ha mai avallato questa filosofia.
In sostanza, i presupposti che mi hanno spinta a leggere L.A Confidential non potevano essere più sbagliati. Avevo nel cuore Eddie Bunker ed ho scoperto uno scrittore completamente diverso. Di Bunker manca tutto, ma a meno che voi non siate la reincarnazione degli apostoli, la genetica non è un'opinione. Per quanto le esperienze personali di due individui (come Ellroy e Bunker) possano essere simili la loro metabolizzazione ed elaborazione sarà sempre e comunque diversa. James Ellroy rispetta in pieno il mio canone di scrittore ideale, cazzuto ed incazzato, senza smancerie commerciali, patinato tutto da un sottilissimo strato di tristezza, sebbene l'eccessiva tipizzazione dei personaggi sacrifichi qualcosa all'emozione complessiva. Sono scelte stilistiche: coniugare il dinamismo dell'azione con un'azzeccata ritrattistica della personalità umana, è un affare tosto (non per Eddie Bunker, ovviamente).
L.A. Confidential è un romanzo davvero bello per i cultori del noir (dopo un periodo di strenuo snobbismo, mi sono dovuta inginocchiare alla figaggine di un poliziesco ben scritto), è un romanzo intrigato, pieno di nomi, contorto, corrotto. E' la storia di una Los Angeles marcia fino al sistema fognario e di tre poliziotti dagli atteggiamenti decisamente discutibili, il tutto abilmente dipinto nei contorti anni '50 dove la doppia morale puritana faceva la parte del leone (ho la sensazione di usare frasi già abusate in altri post, sapete le frasi ad effetto, la cui gamma è piuttosto ristretta quindi è possibile che io mi ripeta in continuazione n.d.r).
L.A. Confidential è il classico libro che non sarebbe dovuto piacermi. Ora è necessario aprire una piccola parentesi. Ho un'antipatia cronica per quei libri che sono tutti trama e situazioni, dove i personaggi sono dei burattini mossi ad uso e consumo di eventi esogeni totalmente incontrollabili. Mi piacciono i libri sofferti. Umberto Eco non soffre quando scrive.
Però Ellroy è bravo, davvero, perchè sebbene il genere poliziesco sia stato sputtanato da pseudo-scrittori cretini e incapaci, è riuscito a scrivere un libro complesso, pensato e doloroso, struggente a momenti, dove non c'è un'immediata empatia con nessuno dei personaggi data l'efferata spietatezza che però mostra tutta l'indomabile fallacità umana. Manca il cuore spezzato e melanconico di Bunker per il fatto che hanno scritto cose molto diverse, prendendo strade molto diverse.
Ho letto L.A Confidential perchè sentivo la mancanza di libri già letti: la mancanza non è stata riempita (per fortuna) ma posso dire di aver scoperto uno scrittore geniale nella sua geometrica perfezione nel gioco degli incastri. B.

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