La conseguente pelle chiara è dovuto allo spostamento dell'uomo e ai flussi migratori, che lo hanno portato in zone poco soleggiate, ove la pelle non aveva più bisogno di produrre molta melanina, per difendersi dal sole.
Parallela alla storia del bikini, è la storia dell'abbronzatura.
Gli antichi Romani e Greci, che amavano esibire i loro corpi e frequentare Thermae e Solaria, di certo non disdegnavano l'abbronzatura.
Nel Medioevo, sia per effetto del Cristianesimo, che mortificava il corpo, sia per la poca attenzione alla pulizia e alla cura del corpo, come vediamo da dipinti e iconografie, il viso e il corpo venivano rappresentati diafani.
Durante il 500-600 la pelle delle classi nobili doveva essere rigorosamente pallida.
La pelle pallida era un segno distintivo dalla classe dei contadini, che, lavorando all'aria aperta, si abbronzavano la pelle.
E se nonostante tutto, qualche raggio riusciva a colorare il viso, i rimedi erano subito pronti: un po' di latte fresco di mucca con qualche goccia d'acqua di colonia o una generosa incipriata al viso.
Basta leggere nel poemetto "Il Giorno" l'interpretazione ironica, che il Parini ci offre del " Risveglio del giovin signore".
La moda di allora vuole che il giovin signore affronti la vorticosa nuvola di cipria, come i suoi antenati affrontavano la polvere della battaglia.