In molte legislazioni sulla liberalizzazione dell’aborto si legge che la donna sarebbe autorizzata a sopprimere l’individuo che porta nel grembo se la continuazione della gravidanza avrebbe ripercussioni sulla sua salute psichica. E’ ovvio che entrando nel campo della psicologia tutto si può far passare come “pericoloso”, pur di giustificare l’aborto.
In Irlanda, dove l’aborto è illegale, alcuni politici vorrebbero introdurre l’aborto “limitato” ai casi in cui la madre sta minacciando il suicidio. L’argomento della “salute psichica” è stato escogitato appositamente, dato che è ormai impossibile negare i dati che dimostrano come l’Irlanda sia uno dei Paesi con il più basso tasso di mortalità materna (dati 2005).
Il Committee on Health and Children on abortion and suicide ha domandato ad alcuni medici e scienziati di pronunciarsi su questo. La prof.ssa Patricia Casey, docente di Psichiatria presso l’University College Dublin, ha spiegato che l’Irlanda non ha bisogno di una legge del genere perché «abbiamo un track record molto buono sulla mortalità materna. Sappiamo dalle statistiche sul suicidio in gravidanza in Irlanda che non vi sono casi di suicidi in gravidanza in un periodo di 21 anni (1980-2011) [...]». Questo significa che «le donne ottengono le cure necessarie, quando sono depresse e suicide».
Veronica O’Keane, del dipartimento di Psicologia del Trinity Health Sciences Centre, ha spiegato che «il suicidio è una causa importante di morte durante la gravidanza anche se l’aborto è disponibile. Nella inchiesta confidenziale sulle morti materne nel Regno Unito si è infatti constatato che il suicidio della madre era più comune di quanto si pensasse e, nel complesso, è stata una delle principali cause di mortalità materna».
Il Dr. Sam Coulter Smith del Rotunda Maternity Hospital ha affermato chiaramente che non aveva mai visto casi in cui l’aborto fosse “l’unica soluzione” per una donna incinta con intenzioni suicide. I responsabili del St. Patrick’s University Hospital, il principale ospedale psichiatrico irlandese, hanno invece detto che «non ci sono prove sia in letteratura che nell’esperienza lavorativa al St. Patrick’s University Hospital che l’interruzione di gravidanza sia un trattamento efficace per un disturbo o una difficoltà di salute mentale».
Il Dr. John Sheehan, Consultant Perinatal Psychiatrist al Rotunda Maternity Hospital ha affermato a sua volta che in 40 anni di esperienza clinica non aveva mai visto una situazione in cui «l’interruzione della gravidanza fosse stato il trattamento per una donna suicida». «L’idea di effettuare una interruzione di gravidanza di emergenza è completamente obsoleta nei confronti di una persona che ha intenzioni suicide», ha aggiunto. Non sarebbe saggio in una tale situazione «prendere una tale decisione, permanente e irrevocabile».
Dr. Seán Ó Domhnaill, un consulente di psichiatria, ha descritto il suo primo caso di valutazione con una ragazza con un disturbo depressivo, la quale aveva preso «un sovradosaggio significativo di pillole nel tentativo di porre fine alla sua vita». La ragazza, ha detto, aveva sviluppato questo livello di depressione in seguito ad una interruzione di gravidanza indotta nel Regno Unito. La Sindrome Post Aborto è infatti una evidenza in campo clinico, è pacificamente dimostrato che l’aborto può portare a disturbi da stress post-traumatico, come dimostra questo elenco di studi scientifici.
Sull’Irish Time ha intanto preso posizione anche John Bruton, ex primo ministro (1994-1997), scrivendo: «Una legge che toglie il diritto alla vita del bambino non nato, prima che tale diritto possa essere esercitato in maniera indipendente non potrebbe essere interpretato come “difendere e rivendicare” lo stesso diritto, come invece la nostra Costituzione richiede».