A parlare di questo libro mi viene da stare male. E' lo stesso malessere che proverei a scrivere di me: per la mia sanità sentimentale, infatti, ho deciso di limitare i miei confini analitici alla letteratura.
L'adolescenete non è certamente il romanzo maggiormente apprezzato di Dostoevskij da parte della critica mondiale, ma su di me ha avuto un impatto superiore perfino a Delitto e Castigo, al pari di Hesse, potente come uno scontro frontale, doloroso come un'ammissione di colpa. Arkadij Makarovic dovrebbe essere adottato come vessillo di tutte le giovani menti scomposte succedutesi dal 1875 in poi. Invece ha mangiato la polvere della terra smossa dai piedi di milioni di adolescenti che, ansimanti, correvano a leggere Il giovane Holden. La potenza di questo romanzo, o meglio, di questo personaggio, sta nell'onestà intellettuale di Arkadij nel riconoscersi piccolo ed inferiore, specialmente rispetto al padre naturale, Versilov. Gli appunti del protagonista girano attorno a questo complicato rapporto su cui aleggia un dicotomico sentimento di sprezzante ammirazione che tinge dei colori più scuri gli incontri tra padre e figlio.
L'enormità di questa creazione letteraria sta nel profumo di giovane sbarbatello che impregna Arkadij, è nel tribolante desiderio di esserci e non soccombere, nella febbrile determinazione di ritagliarsi un fazzoletto di mondo tutto per sé. Dal 1875 i ventenni non è che siano cambiati poi molto. Ma soprattutto c'è un altro aspetto di Arkadij che solletica piacevoli ricordi: è la sua "idea" che muta e si trasforma nell'incostanza di un giovane cuore. E' puro ed innocente nei suoi errori, è comprensibile nella veemenza delle sue azioni, è commovente nella scalata, lenta e faticosa, al cuore di suo padre. C'è chi deve conquistarsi proprio tutto e quell'intraprendenza felina che scintilla nello sguardo di un affamato non può lasciare indifferenti.
Con il materiale che Dostoevskij ha usato per riempire queste pagine, avrebbe potuto scrivere dieci romanzi: io avrei eliminato tutto e lasciato il nostro giovane uomo alle sofferenze di un paterno amore poco decifrabile, lo avrei lasciato alla sua idea, completamente dimentica di tutti i personaggi che fanno da sfondo. Arkadij è la testimonianza di una normale ma inspiegabile fretta di essere tutto e subito, vizio sfrontato di gioventù. Arkadij Makarovic Dolgorukij è il motivo per cui ho deciso di dedicare parte delle mie giornate ai libri. Diffidate di chi vi dice che si legge per passare il tempo: si legge per raccontarsi con la voce di altri, quando non si ha nemmeno il coraggio di sussurrare il proprio nome. B.