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l’adozione al singolare

Da Ubik
l’adozione al singolare

illustrazione di Liza Donnelly

La verità sta nel mezzo, si diceva una volta. E forse anche in questo caso. Si parla della possibilità per i single di adottare dopo che la Corte si è espressa, invitando il Parlamento a legiferare in materia di adozione e singoli genitori. Notizie del genere, compaiono periodicamente e sempre quando c’è un “caso”: una volta i gay, l’altra i single, magari un caso controverso come quello di questa signora oppure l’abbandono drammatico di questo piccolo ad 8 anni.

La cosa -noiosa, controproducente e inutile- è il solito balletto della prese di posizione che quasi mai rispondono a valutazioni serie, approfondite, rispettose o anche solo informate. A secondo delle proprie convinzioni si ragiona e si difendono posizioni perlopiù di principio.

C’è una cosa, importante tra le tante, che ho imparato con l’adozione che non è possibile ragionare per principi. Si possono tenere sullo sfondo, ispirarci, ma applicare la realtà piegandola ai principi che sentiamo come inalienabili o che so io, non funziona. Si passa sopra le vite fragili dei bambini abbandonati.

Quindi non ho una posizione univoca e per sempre in fatto di adozione al di fuori delle famiglie tradizionali. Esistono i singoli casi e le singole possibilità e mi sento che possa valere un principio che titolava un film carino: “Basta che funzioni”. Quindi il mio orientamento non è pregiudiziale, ma -se così si può dire- funzionale, ma ai bisogni di quel bambino. Non aggiungerei altro.

Quello che preferisco in questo genere di discussioni è il ragionamento e la valutazione dei vari punti di vista e quindi parlando con amici, leggendo e ragionando sono venuti fuori alcuni aspetti che ripropongo in breve e come suggestioni ed argomenti che bisogna considerare di volta in volta.

Ad esempio ho trovato ragionevoli i dubbi di Levi, che è neuropsichiatria allievo di Bollea, secondo cui la condizione ideale è crescere con due genitori seri, motivati e uniti. In particolare ci ricorda un assunto che viene ribadito e insistito ad ogni corso preadozione: è il minore ad aver diritto ad una famiglia e non il contrario. E un bambino è un soggetto attivo e titolare di diritti tra cui ”crescere nelle migliori possibilità” e tra il diritto di un minore e quello di un adulto prevale il primo sul secondo.

Se ragioniamo secondo la prospettiva del “male minore” è ovvio che un bambino fuori da un istituto viva meglio anche con un single. E’ altrettanto ovvio che magari desidera sia la mamma che il papà. Se ragioniamo sul piano della concretezza quel bambino starà meglio anche se l’unico genitore (presumibilmente) lavoratore lo vedrà la sera. D’accordo anche nella coppia è così, ma l’esperienza comune di chi adotta è diversa e si cerca di passare più tempo possibile insieme per creare quel sentimento di attaccamento e sviluppare  l’affiliazione. Un single allora come potrà conciliare i tempi di lavoro in funzione del tempo necessario per l’accudimento? Si potrebbe sintetizzare che in genere la voglia di adottare per i single viene dalle fasce di reddito medio-alto, professionisti che possono vantare maggiori flessibilità di orari e la possibilità di un reddito minore per un dato tempo.

Altra considerazione empirica. E’ comune e forte il desiderio da parte delle coppie di adottare bambini molto piccoli. E’ un desiderio legittimo (che ad esempio mi è appartenuto per molto tempo fino a maturare convinzioni diverse) per chi vuole adottare: coppia o single. A quel punto essendo molto alto il numero delle coppie in attesa, si andrebbero ad aggiungere i single (e nei forum si registrano piccoli rivolgimenti nei confornti di una possibile concorrenza). Il Sud-Est asiatico risponde ancora a questo desiderio, gli altri paesi che stanno crescendo velocemente riescono a far adottare nel loro paese i neonati abbandonati. E sono molte le nazioni dove l’età si è alzata molto e in proporzione inversa diminuite le domande di adozione internazionale.

Altra situazione pratica: le risorse che un genitore adottivo DEVE mettere ogni giorno e ogni momento della giornata è talmente alto e faticoso che il sostegno e lo scambio con l’altro è necessario per reggere un minimo, soprattutto nei primi 20 mesi circa (parlo di bambini dai 3 anni in su circa). Un single come potrebbe e a chi si affiderebbe? E questa disponibilità e forza limitata pregiudicherebbero l’adozione di più fratelli? Quindi i single orientati solo verso i figli unici? Vecchia regola -anche questa ripetuta fino allo sfinimento in ogni preadozione- soprattutto all’inizio: non ci devono essere troppe figure di riferimento, all’inizio solo i genitori, piano piano la rete dei parenti e pochi amici da vedere con una certa periodicità. Tutto per far acquisire sicurezze, prima nei confronti dei nuovi genitori e dopo per inserirlo in un contesto familiare e di vita ma con poco alla volta.

Molte persone che lavorano in questo mondo parlando dei minori abbandonati e cresciuti negli istituti o nelle case famiglie sottolineano come sia difficile con il passare degli anni sviluppare sentimenti di attaccamento e l’unica alternativa rimane l’istituto/casa famiglia fino al raggiungimento della maggiore età, dopo il nulla verrebbe da dire. Qualcuno suggerisce che ragionando secondo modalità flessibili e aperte (cioè secondo le stesse modalità rivendicate dai single: libertà e flessibilità, famiglie di tipo nuovo, etc. etc.) si potrebbe favorirel’adozione di ragazzi/e adolescenti per i single visto che si potrebbero instaurare relazioni d’affetto e paritarie con minori che sarebbero più autonomi e favorevoli ad incontrare situazioni diverse da quelle “classiche” (le eccezioni ci sono e ci saranno sempre) considerandole perse da molti anni e non più possibili (i numeri degli adolescenti che sono stati adottati in Italia non sono significativi). In questi casi si parla di forme di “adozione mite” perchè differente e che magari a volte vede prima l’affido e poi l’adozione.

In fondo potrebbe incontrare il favore di chi sostiene un tipo nuovo, diverso, possibile di famiglia provando a costruire una famiglia nuova, possibile e diversa ma uguale in tutto e per tutto a qualsiasi altra famiglia. Ma temo che sono altri desideri dietro alla rincorsa delle varie “categorie” di adottare senza se e senza ma.

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