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L’affare sesto. penati chiedeva tangenti agli imprenditori , mentre l’assessore di leva prendeva uno stipendio di 46 mila ma ne spendeva 320 mila all’anno.

Creato il 30 agosto 2011 da Madyur

L’area Falck , un business immobiliare dove tutti volevano guadagnare. Così una ex zona industriale , tanto gloriosa da essere soprannominata la Stalingrado italiana si è trasformata in un crocevia di corruzione.

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Negli ultimi 15 anni il governo di quel territorio è stato in mano alle giunte di centrosinistra , in particolare all’ex sindaco di Sesto San Giovanni. Penati, divenuto poi presidente della Provincia di MIlano , e poi al suo successore Giorgio Oldrini , ma soprattutto all'assessore all’edilizia, Pasqualino Di Leva. Con loro operava anche Giordano Vimercati , presidente del Consorzio Trasporti e braccio destro di Penati in Provincia.

Gli imprenditori avevano invece vario colore , pronti ad avere rapporti di lavoro con qualsiasi amministrazione. La Risanamento dell’immobiliarista Zunino , la società di trasporti Caronte e la altre immobiliari di Piero Di Caterina , il re delle bonifiche Giuseppe Grossi , da sempre vicino a Comunione e Liberazione, il gruppo Gavio , le cooperative rosse rappresentate da Omar Degli Esposti e il gruppo Pasini.

Sullo sfondo i soldi e i finanziamenti curate da Banca Intesa , la banca che doveva spostare la sua sede a Sesto.

Di Caterina scrive a verbale che Penati gli chiedeva soldi per la sua carriera politica. Come Vimercati. In cambio Di Caterina riceveva commesse e protezione politica per le sue aziende di trasporto , anche se il più delle volte pretendeva i soldi delle tangenti indietro. Era sicuro che le somme che anticipava le sarebbero state restituite dalle tangenti di Pasini.

I riscontri bancari di un passaggio di denaro in Lussemburgo di circa un milione di euro tra Pasini e Di Caterina , mentre le testimonianze di Angiolina Navoni , la moglie di Di Caterina parlano di frequenti visite serali di Penati negli uffici della Caronte. E’ la stessa Navoni a preparare i contanti per il marito , soldi per pagare – dice lui – i conti di tante serate e nottate passate in Svizzera. In precedenza aveva fatto viaggi in Ucraina , Romania, Russia e Lituania con Princiotta, Penati, Vimercati e Maggi. A loro pagava il soggiorno, ristoranti e locali notturni.

L’assessore Di Leva diventa il nuovo uomo dell’affare Falck. IL politico chiede a Di Caterina di sostituire i suoi architetti con l’architetto Magni. Le tangenti venivano pagate sotto la voca oneri conglobati , ma non mancavano nemmeno altre utilità. Nell’agosto 2006 Di Caterina, Magni e Di Leva si recavano presso la concessionaria Spotorno Car di Sesto dove Magni pagò in contanti una Toyota. Magni si occupò anche della assunzione della figlia di Leva e del genero.

Agli inquirenti non sono sfuggite le spese di Di Leva. A fronte di stipendi per 46 mila euro , la famiglia Di Leva ha speso nel 2008 320 mila euro. Sul loro conto sono arrivati 400 mila euro senza una valida giustificazione.


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