Il governo del fare è al lavoro. Del fare cose orribili, principalmente. Ma comunque è al lavoro.
O forse no?
In un Consiglio dei Ministri che sarà durato immaginiamo un quarto d’ora, il cosiddetto guardasigilli Alfano ha presentato la bozza per la riforma costituzionale della giustizia. Niente di specifico, si trattava di un sommario per punti, che è stato approvato per l’unanimità.
Il testo, che non diventerà mai legge, prevede la separazione della carriere tra giudici e PM, quindi due Consigli della Magistratura, con più membri laici. Inoltre, più poteri al Ministro della Giustizia, una Corte disciplinare per punire chi sgarra, un utilizzo più selettivo della polizia giudiziaria che dovrà avvenire secondo priorità dettate dalla legge, un escamotage che suona tanto come un abrogazione dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Inizia l’iter, che sarà eterno. Intanto, giusto per allungare un po’ il brodo, formeranno un Comitato di esperti che dovrà scrivere punto per punto la riforma, mica volevate che Alfano facesse tutto il lavoro. Poi dovrà andare nella Commissione Giustizia della Camera, essere votata alla Camera, andare alla Commissione Giustizia del Senato, essere votata dal Senato, se modificata ritornare alla Camera e ripetere tutto finché non viene approvato da entrambi i rami lo stesso testo. Poi, dovrà essere votato di nuovo sia a Montecitorio che a Palazzo Madama dopo tre mesi. E se la maggioranza non sarà dei due terzi, si dovrà andare al referendum confermativo.
Insomma, tempi stimati: un anno o più. Per intenderci, potrebbero arrivare prima le sentenze dei quattro processi a Berlusconi che la riforma.
Il tutto poi sarà ancora più complicato se il premier tenterà il coup de théâtre forzando non solo su intercettazioni e processo breve (teoricamente fattibili se narcotizzano Napolitano) ma anche sull’immunità. Articolo 68 della Costituzione, quindi per essere cambiato necessita anche lui dell’iter sempiterno.
In realtà, è tutta una montatura. Nessuno crede che il PDL si inerpicherà sull’impervia via delle riforme costituzionali. È una maschera, la mai doma maschera del governo del fare. Piovono critiche sullo stallo dell’esecutivo? Approviamo una barzelletta di lista, grandi cambiamenti in vista, tanto poi tra due settimane tutti si sono dimenticati, ma tanto per un paio di giorni non si parla di minorenni e telefonate alla questura.
Altra facciata, e che facciata, è quella della Lega. Dopo aver trasformato il CdM in un campo di Agramante, l’annosa questione del 17 marzo è risolta. Si festeggerà, scuole chiuse e tutti a casa. E la Lega mastica amaro, amarissimo. Un furente Calderoli dichiara a caldo:
Fare un decreto legge per istituire la festività del 17 marzo, un decreto legge privo di copertura,in un Paese che ha il primo debito pubblico europeo e il terzo a livello mondiale e in più farlo in un momento di crisi economica internazionale è pura follia. Ed è anche incostituzionale.
Come ho già detto sono e resto contrario alla decisione di non far lavorare il Paese il 17 di marzo, sia per il costo diretto che è insito in una festività con effetti civili che per quello indiretto, che proverrà dallo stimolo di allungare la festività in un ponte da giovedì fino a domenica. Se vogliamo rilanciare davvero il Pil di questo Paese con il decreto legge di oggi abbiamo fatto l’esatto contrario.
Suvvia ministro Calderoli, non si finga statista interessato all’economia del Paese.
Lo dica che alla Lega l’Unità sta proprio sulle balle.