I Palazzi del potere riaprono i battenti, alla grande. Sarebbe difficile trovare una giornata più adatta di quella di oggi per fare un summa della situazione politica degli ultimi anni. Polemiche, sotterfugi, fallimenti, diatribe futili, paraculaggine. La crème de la crème, in stile italiota.
Partiamo dal flop della giunta Alemanno. Il sindaco “nero” di Roma ha sciolto oggi la sua giunta. Per manifesta incapacità, oserei aggiungere.
Prima la patata bollente della discarica di Malagrotta (quasi piena, se non si trova un sito alternativo Roma potrebbe diventare come Napoli, senza offesa) scaricata alla Polverini, poi lo scandalo parentopoli nelle municipalizzate Atac, Ama e Acea. Passando per il dissesto quotidiano di un primo cittadino, tipo il problema delle buche e della sicurezza (con la deriva omofobica e il posto delegato anti-mafia ancora vacante), troppo spesso subordinati a delle utopie/follie, tipo il gran premio all’Eur o le Olimpiadi 2020. Finisce così, piuttosto ingloriosamente, la prima giunta di destra a guidare la Capitale da un bel po’ di tempo. Ora spetta ad Alemanno trovare nomi decenti in breve tempo. Ma c’è chi è pronto a giurare che il PDL voglia dare il benservito all’ex missino, in favore di un nuovo cavallo: Guido Bertolaso. L’ex mister Emergenza andato in pensione è pronto a riciclarsi nell’unico campo in cui in pensione sul serio non ci si va mai: la politica.
Poteva mancare nella giornata simbolo della Casta una bella polemica tra un protagonista e la stampa? Ovviamente no. Manco a dirlo, c’è in mezzo Il Giornale, alla disperata ricerca di visibilità dopo che Feltri è passato a Libero. Il quotidiano di Sallusti punta in alto, pubblicando un’intervista in cui Polito Perruggini, nipote di Giuseppe Ciotta, brigadiere ucciso dai terroristi di Prima Linea, critica niente meno che Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato è accusato di ambiguità. Da un lato avrebbe denunciato la mancanza di forza delle istituzioni nel far capire la gravità degli anni di piombo al Brasile, dall’altro avrebbe avanzato dubbi sull’operato del governo in merito. Inoltre, oltraggio degli oltraggi, alla cerimonia con i parenti delle vittime innocenti, il Presidente della Repubblica avrebbe snobbato molte persone dedicando più tempo ai cari dei più noti Calabresi e Pinelli. Il Quirinale ha replicato con una nota delle sue (cioè da sbadiglio) in cui si crocifigge il titolo aggressivo e scandaloso “Noi vittime delle BR snobbate da Napolitano” e si ribadisce la bontà delle iniziative del Capo dello Stato. Polemica che non serve a nessuno.
E poi c’è chi, come suo solito, fa da trafficone e cerca consensi (e poltrone) un po’ di qua e po’ di là. Parlo di Pierferdinando Casino che, dopo la batosta del 14 dicembre, pare aver preso il sopravvento nel neonato Polo della Nazione, ammansendo le posizione antiberlusconiane dei finiani.
Al PDL:
Proponiamo, non a Berlusconi ma al Paese, una scelta di responsabilità. E di pacificazione. È una scorciatoia pensare che un partito che sta all’opposizione e oggi ha preso l’iniziativa di un nuovo polo possa sedersi su qualche poltrona ministeriale, di cui non ci importa assolutamente nulla. Ed è degradante la presunzione di autosufficienza che si scontra con la realtà. Se il governo porterà in Parlamento iniziative serie, l’UDC le sosterrà. Qualcosa va fatto.
Al PD:
Come si fa a pensare di poter proporre una coalizione da Casini a Vendola? Sarebbe incapace di governare e quindi un regalo enorme a Berlusconi.
L’UDC torna ondivaga, dopo che sembrava aver preso una direzione ben precisa. Peccato che di iniziative serie il governo non ne avanzerà. Giovedì la Consulta emetterà il verdetto sul legittimo impedimento e sembra che, anche nel caso di sentenza di costituzionalità, ci sarà qualcosa da rivedere. E comunque, il provvedimento scade a ottobre. Quindi da qui ai prossimi mesi il dibattito verterà solo una cosa: il modo in cui Berlusconi può ottenere l’immunità. E il Paese? E le riforme? Quelle possono aspettare, per loro.
E infine, una nota chic. Mario Borghezio (e chi non lo conosce?) ha forgiato un’altra delle sue memorabili perle:
Il comportamento di molte parti delle zone terremotate dell’Abruzzo è stato singolare: abbiamo assistito per mesi a lamentele e sceneggiate. Eccezioni ci sono dappertutto, ma complessivamente è stata un po’ una riedizione rivista e corretta dell’Irpinia: prevale sempre l’attesa degli aiuti, non ci sono importanti iniziative autonome di ripresa. Si attende sempre che arrivi qualcosa dall’alto, nonostante dall’alto arrivi molto.
No comment.
Anno nuovo, aria stantia.