Tolto il canotto del legittimo impedimento,
Silvio Berlusconi finisce di nuovo nella palude giudiziaria in cui sguazza ormai da un ventennio. Uno stagno putrido che si arricchisce di nuovi mostri: prostituzione minorile e concussione.
Questi, infatti, sono i reati contestati al premier dalla Procura di Milano, in particolare da Ilda Boccassini, Piero Forno e Antonio Sangermano. Accuse pesanti che si riferiscono a un caso che sembrava ormai chiuso, ovvero quello di
Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori.
Insieme al Presidente del Consiglio, sono stati recapitati avvisi di garanzia anche a Lele Mora,
Emilio Fede e Nicole Minetti, igienista dentale, per “attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni e minorenni”.
I procuratori hanno dispiegato tutte le proprie forze: sono stati perquisiti l’abitazione e l’ufficio della Minetti e dei suoi collaboratori, l’appartamento di Ruby, il posto di lavoro di Giuseppe Spinelli, uomo di fiducia di Berlusconi, e sono state interrogate altre ragazze presenti ai festini di Arcore, tra cui l’ex meteorina
Alessandra Sorcinelli. In possesso degli inquirenti sono finiti anche dei filmati ed è stata accertata, tramite localizzazione del cellulare, la presenza di Ruby ad Arcore in sei occasioni: 24, 25 e 26 aprile, primo maggio,
Pasqua e
Pasquetta. Secondo le agenzie, quei giorni Berlusconi era nella sua villa brianzola e la sera della festa della
Liberazione ha ricevuto Putin per una cena informale. Probabilmente, molto informale.
Il faldone d’accusa di circa 400 pagine è stato mandato oggi ai legali Nicolò Ghedini e
Piero Longo insieme ad un invito a comparire per il week end della prossima settimana. Il premier è indagato dal 21 dicembre. I PM sono orientati a chiedere il rito immediato, procedimento particolare che testimonia, solitamente, l’efficacia delle prove di colpevolezza in loro possesso.
La risposta di Berlusconi si è fatta un po’ attendere. Prima delle note dei legali, dove si parla di incompetenza territoriale e di intromissione nella privacy (scusa risibile, non è che io se rubo o ammazzo in privato non devo essere perseguito). Poi il Cavaliere ha prorotto con tutta la sua energia, rispolverando i suoi refrain in un messaggio audio ai Promotori della Libertà.
Si tratta dell’ennesima invenzione di magistrati invidiosi per non essere stati invitati a cena con le belle ragazze e che per questo si sono inventati il reato di cena a casa del Presidente del Consiglio. Non ho nulla da temere perché si tratta di processi assurdi. Sono gli stessi numeri a denunciare la persecuzione politico-giudiziaria a cui sono stato e sono sottoposto con l’evidente finalità di farmi fuori, essendo io considerato, da parte della sinistra e dei suoi giudici, un ostacolo insuperabile.
Finirà nel nulla perché sul nulla si basa, ma intanto il Presidente del Consiglio e l’Italia saranno infangati senza che nessuno poi paghi alcunché.
Mi aspettavo francamente che dopo la sentenza della Corte, per ricominciare, attendessero almeno una settimana. Invece i PM di Milano non hanno resistito e la sera stessa mi hanno mandato il loro biglietto di auguri per il nuovo anno. Come al solito domani tutto finirà sui giornali che grideranno allo scandalo seminando veleno e fango nei miei confronti con una intromissione nella mia vita privata che non ha precedenti nella storia del nostro Paese. E che dimostra la necessità di intervenire con urgenza per evitare che certi magistrati possano impunemente violare la privacy dei cittadini comprimendo la loro libertà.
Dopo che la sentenza della Consulta sul
legittimo impedimento era stata accettata sostanzialmente in modo pacifico, la Guerra dei Cent’Anni tra Berlusconi e la magistratura si arricchisce di un nuovo, torbido, capitolo. Stavolta, però, la sentenza, in un senso o nell’altro, potrebbe arrivare prima che sopraggiunga l’oblio.