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L’Agone #89 – Cascata

Creato il 19 gennaio 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

L’Agone #89 – Cascata

I guai tendono a non arrivare mai da soli. Così dopo il Rubygate, nuove accuse infamanti cadono sulla crapa artificiosamente ricoperta dal premier.

L’accusa non è nuova e non sono mai state prove a sostegno di questa tesi, però ora che il Cav. è debolissimo, potrebbe essere una buona occasione per fare chiarezza una volta per tutte.

Il contesto è il processo a Firenze contro Francesco Tagliavia per le stragi del ’93 nella città toscana, a Roma e a Milano. Tra i testimoni, c’è il pentito Giovanni Ciaramitaro.

Chiesi a Francesco Giuliano perché dovevamo colpire i monumenti e le cose di valore fuori dalla Sicilia. Lui mi disse che ci stava questo politico, che ancora non era un politico, ma che quando sarebbe diventato Presidente del Consiglio avrebbe abolito queste leggi. Poi mi disse che era Berlusconi.

Da quando avevo vent’anni mi hanno sempre detto cosa dovevo votare politicamente, io e tutti gli altri. Nel ’94, quando ci sono state le elezioni in Sicilia, abbiamo votato tutti per Berlusconi, perché Berlusconi ci doveva aiutare, doveva far levare il 41 bis. Cosa che in quel periodo non è successa.

Io mi sono lamentato con Bagarella personalmente, dicendogli che là ci stanno ammazzando a tutti. Perché ancora non ho fatto niente? Lui mi ha risposto in siciliano: in questo momento lascialo stare perché non può fare niente. Mi ha fatto capire che c’erano altri politici che gli giravano attorno, nel senso che vedevano quello che lui faceva, e quindi lui non si poteva esporre più di tanto. Comunque appena c’è la possibilità lui ci aiuterà.

Materiale che sarebbe anche più esplosivo dei racconti telefoniche delle mignotte andate ad Arcore se l’Italia non fosse un paese malato di voyeurismo cronico e i fatti, essendo vecchi di vent’anni, non interessano quasi più a nessuno. Purtroppo.

Torno allo scandalo dei festini, oltre alle piccate, e consuete, risposte di Berlusconi, c’è da segnalare l’entrata in campo del condomino dell’appartamento sopra di lui, Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica fa l’equilibrista, ma riesce comunque a mettere un po’ di carne al fuoco.

Si smentisce che il Capo dello Stato abbia letto o comunque ricevuto, non competendogli in alcuno modo, le carte trasmesse dall’Autorità giudiziaria alla Camera dei Deputati che dovrà pronunciarsi sull’autorizzazione richiestale a eseguire una specifica perquisizione.

Naturalmente il Presidente della Repubblica è ben consapevole del turbamento dell’opinione pubblica dinanzi alla contestazione, da parte della Procura di Milano al Presidente del Consiglio, di gravi ipotesi di reato, e dinanzi alla divulgazione di numerosi elementi riferiti ai relativi atti d’indagine.

Senza interferire nelle valutazioni e nelle scelte politiche che possano essere compiute dal Presidente del Consiglio, dal governo e dalla forze parlamentari, egli auspica che nelle previste sedi giudiziarie si proceda al più presto ad una compita verifica delle risultanze investigative.

Sbadigli quasi fino in fondo, poi highlight conclusivo. Napolitano si auspica che un processo chiarisca il tutto. Lo speriamo tutti, d’altronde. Tranne il premier e i suoi.

Niente di più imbarazzante e compromettente ci sarebbe per Berlusconi se non un processo su questo tema. Vi immaginate lo scalpore, anche internazionale, di una tale sfilata di ragazze succinte in tribunale? E il premier costretto a giustificare le sue esagerazioni notture? Cose da far impallidire lo scandalo Lewinsky.

Per questo B. e i peones si stanno adoprando alacremente per evitare le vetrina giudiziaria. C’è stato anche un brainstorming con presenti tutti gli avvocati parlamentari del PDL. Immaginiamo cosa ne sia venuto fuori.


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