L’ALBA DELL’UOMO NUOVO (TRE QUADRI)
Di Saverio Fattori
QUADRO #1
Chiusi la porta, bevvi un litro d’acqua e cloruro di magnesio a forte rilascio lassativo, il mio organismo doveva essere purificato. Scrissi due cartelle molto fitte, tutto nel mio cervello si intersecava alla perfezione, la mia calotta cranica era arredata come un sushi bar, linee nette, molta luce, di colpo tutto fu chiaro. Scrissi di cucina tradizionale e pulizia etnica, rodei di toro meccanico e messe sataniche, pallavolo extreme-fetish-lesbo e animali domestici crocefissi. Scrissi di pesca sportiva e scuole di ballo. Tenni il tutto a mollo per qualche ora nell’acqua termale di una teoria apocalittica elaborata da un gruppo di ricercatori dell’est Europa. Quattro studiosi perfidi e malinconici, quattro gemelli che vissero in una dacia bulgara dal 1956. Trovarono il mistero dell’immortalità, trovarono la Verità che mai avevano cercato. Maledirono. Furono maledetti. Limitarono i contatti esterni al minimo, ma non riuscirono a evitare di mischiare il loro sangue e il loro seme con alcune donne del paese più vicino. Le donne nel fine settimana venivano a fare i lavori domestici e a portare il cibo. I loro mariti non ne erano entusiasti. Maceravano qualunque cosa gli capitasse a portata di mano nell’alcol puro. Le donne presero la via della diaspora, partorirono vampiroidi e mongoloidi, mendicanti e pallavoliste di pura razza ariana.
QUADRO #2
E dopo pochi decenni l’Europa fu di nuovo sull’orlo del baratro. L’orlo del baratro coincideva di fatto con il territorio nord del mio paese, dopo il vecchio campeggio, verso la zona valliva. Gli uomini della Pubblica Assistenza presidiavano il punto preciso, interrompendo la strada, il controllo dei documenti avveniva nel massimo rigore, si piegavano da un lato per scrutare le facce degli automobilisti e i dati delle targhe, avevano l’autorizzazione dell’Assessore alla Sicurezza con delega alla masturbazione giovanile. Erano uomini miti e in sovrappeso. Ma sapevano il fatto loro, erano addestrati e risoluti, sapevano che il loro momento sarebbe arrivato. Erano nel giusto. Questa consapevolezza conferiva loro energia inesauribile e poteri sovrannaturali. Era strano vedere uomini di mezz’età attorno al quintale esibire passi di danza così lievi mentre si muovevano da un’auto incolonnata a un’altra. Strano vederli colpire i mostri nascosi nella palude con dardi infuocati senza perdere la coordinazione dei movimenti di coppia. Ero incredulo. Poteva essere l’articolo della vita, dalla rubrica del telefonino era scomparso il numero del mio caporedattore, erano spariti tutti i contatti, l’aria doveva essere gravida di onde elettromagnetiche impazzite. Ero dove tutto stava accadendo. Vent’anni dopo i fatti di Berlino. E non riuscivo a documentarlo in tempo reale. L’Europa ancora alle bocche dell’inferno. Tutto nelle mani di una dozzina di volontari poco equipaggiati e destinati al martirio.
Un colore livido si stava addensando oltre la vegetazione della valle, crepe longitudinali erano comparse sul manto stradale. L’oscurità si preparava a divorare tutto, gocce grosse e gelide iniziarono a picchiettarci in testa. Nemmeno gli uomini rudi ma buoni vestiti di arancione potevano nulla. Piansi. E ripresi sonno.
L’uomo con i capelli corti e grigi sta venendo nella mia direzione, è vestito come un cacciatore, ha occhi chiarissimi e la calma delle persone forti, tra poco il nero ingoierà tutto, ma in lui non c’è traccia di panico. Gli uomini arancioni lo osservano rispettosi. Sono ordinati in due file che gli fanno da corridoio umano, al suo passaggio fanno il saluto militare. Non è uno uomo buono. Non è un uomo malvagio. È un uomo molto pragmatico. Sono Gherardi. Volevo solo dirle che eravamo dalla stessa parte. E ora tutto è finito. Sarà contento immagino. Ha tra le mani un vero scoop.
Ora il mio cellulare sembra funzionare, scorro la rubrica, quando arriva una chiamata. L’uomo mi avvolge il telefonino con la sua mano enorme e mi fissa. Ho sacrificato la mia Desy, la mia bambina meravigliosa. Credi che questo possa placarli?
Sono le 4.22.
Un altro incubo.
Piansi.
QUADRO #3
Mi chiusi in casa, staccai la tastiera, la buttai nel cortile giù di sotto, staccai il fisso, spensi il mobile, sigillai le finestre, alzai la temperatura del boiler, aprii l’acqua del bagno al massimo, gettai le bollette e la posta pubblicitaria nel cesso, accesi il cd, Wagner, l’Olandese Volante, l’opera più amata dai serial killer, l’avevo sentito a Fahrenheit, tirai l’acqua, lessi l’editoriale de La Torre di Guardia, gettai pure quello, pur condividendone il punto di vista, tirai l’acqua, ma il giornale rimase lì, conico e spumeggiante, lo perdonai, risparmiandolo, mi immersi fino alle ascelle nella vasca, il getto era così forte che l’acqua inondò il pavimento, iniziai a depilarmi dalla caviglia poi su, fino alle sopracciglia procurandomi diversi tagli. Ero diventato un essere anfibio e scivoloso. Nulla poteva intaccarmi davvero, nessun peccato era il mio peccato. Alla mia pelle poteva aderire perfettamente qualsiasi costume da super eroe. La perdita di sangue mi indebolì, l’acqua rosa mi mise di buon umore, pensai che quello era davvero un bel modo di morire, pensai che qualcuno aveva stilato una specie di classifica sull’argomento, l’avevo letta e non ricordarla mi tolse il buon umore, pensai che non avevo una tastiera di scorta e Google non poteva aiutarmi, pensai che accanirmi sul pc avrebbe dovuto essere l’ultima cosa da fare. Pensai che quello era un buon modo per iniziare una nuova vita. Fuori c’era tutto un mondo di sindaci, assessori nani, vampiroidi, badanti, maghetti&vallette, carrozzieri, elettricisti, giovani noiriste, pallavoliste, mongoloidi, maestre con l’Alzheimer, indigeni rincretiniti, muratori slavi, meridionali in genere. Fuori c’è un mondo di lutti. Se riuscissi a creare un assassino seriale credibile, se riuscissi davvero a saltare tutti i cliché di genere. Se lo sbirro sulle mie tracce non fumasse Gauloises, se non fosse un amante della buona cucina e di quelle maledette osterie che per merito della globalizzazione stanno sparendo dal centro storico, se non fosse una specie di eterno single però fortunatissimo con la fica. Se non fosse un lucido alcolista che detesta i centri commerciali.
Se riuscissi davvero a descrivere l’alba dell’Uomo Nuovo.