“L’uso eccessivo di alcol da parte dei giovani potrebbe definitivamente compromettere le normali connessioni nel cervello che assicurano il funzionamento del cervello da adulti”. A dirlo uno studio della Loyola University, negli Usa, presentato durante il congresso della Society for Neuroscience in corso a San Diego. Gli scienziati hanno esaminato nei topi gli effetti a lungo termine dell’abuso di sostanze alcoliche sulla produzione di cortisolo, l’ormone delle stress.
Come gli uomini, anche gli animali producono lo stesso ormone in risposta a situazione di stress fisico o psicologico. La differenza, tra un cervello “spugna” e uno “a secco” è stata osservata dai ricercatori in laboratorio. I topi che avevano ricevuto la somministrazione più ingente di alcol in età precoce, una volta cresciuti mostravano una reazione più repentina degli ormoni a nuove assunzioni di alcol. Negli uomini, secondo i ricercatori, questo potrebbe tradursi in una maggiore predisposizione a atteggiamenti come irritabilità, stress, ansia e persino depressione.
I dati in Italia – Secondo l`Istituto Superiore di Sanità il 75% dei ragazzi tra i 16 e i 25 anni beve alcolici, e se si considerano anche i quindicenni la percentuale non scende di molto, attestandosi al 67%.
Ma quali sono i comportamenti a rischio? Secondo i parametri indicati dal Substance Abuse and Mental Health Services Administration, ente statunitense preposto alla vigilanza e alla ricerca sulle tematiche della dipendenza, l’alcolismo è sempre più precoce, con forme chiamate “binge drinking”, ovvero il bere fino a stordirsi: sono classificati così donne che bevono quattro drink alcolici in un’unica volta o uomini che ne bevano cinque. Nei casi più gravi si può arrivare fino a 10-15. Solitamente si inizia verso i 13 anni e il picco è intorno ai 18-22 anni.