L’altra Europa.
Parliamo degli ultimi Stati che sono entrati a far parte dell’Unione, quelli di cui si parla meno ma che pure concorrono e hanno concorso alla creazione della cultura comune europea. Uno in particolare è legato all’Italia da rapporti di vicinanza geografica e culturale: la Croazia. Entrata in Europa ufficialmente il 1° luglio 2013 dopo un procedura durata 11 anni, dopo la Slovenia è stata la seconda delle sei repubbliche della ex-Jugoslavia ad entrare nell’UE. La storia di questo paese, come delle altre sei repubbliche, è tormentata e sanguinosa. Come per la Slovenia, anche per la Croazia l’entrata in Europa ha rappresentato non solo l’adesione ad un mercato comune, ma anche una garanzia di stabilità e pace dopo anni di conflitti. Tuttavia, i problemi economici della Croazia non hanno beneficiato, per il momento, dell’adesione. La Croazia è lo stato più povero d’Europa, con un PIL pro capite di meno di tredicimila euro e con un forte deficit della bilancia commerciale e del debito pubblico. Tuttavia, il governo di Zagabria ha fatto molti passi in avanti nell’accelerare le riforme, soprattutto per quanto riguarda i criteri di convergenza necessari per passare dall’attuale Kuna Croata all’Euro.
MEP Picula
Retrò Online ha intervistato l’Eurodeputato croato Picula, membro del gruppo S&D. La Croazia può contare su 12 seggi nell’Europarlamento e su 7 voti nel Consiglio dell’Unione Europea. Con lui abbiamo parlato dell’importanza che i Fondi Europei del nuovo periodo di programmazione, di cui la Croazia potrà per la prima volta beneficiare, avranno nello sviluppo economico del suo paese.
Onorevole Picula, quanto è importante l’utilizzo dei fondi europei?
Penso che abbiamo bisogno di sostenere l’utilizzo dei fondi europei, perché sono stati disegnato per guarire ora una terribile ferita della società europea: la disoccupazione. In particolare la disoccupazione delle persone giovani. Io penso che i futuri finanziamenti dei progetti europei, a differenti livelli, devono essere indirizzati a superare la disoccupazione. Ciò che sembra essere diverso dalla struttura della disoccupazione del passato rispetto alla disoccupazione attuale, è l’educazione. Oggi c’è un alta percentuale di persone istruite che è disoccupata. Quindi i futuri investimenti devono avere come obiettivo quello di combinare i soldi pubblici e privati per creare lavoro.
Qual è la situazione odierna della Croazia? L’ingresso nell’Unione Europea può essere un valido aiuto?
Sfortunatamente è ancora tempo di crisi e se dovessi descrivere il 1° luglio 2013, quando la Croazia è entrata nell’UE, direi che è stato il rendez-vous di due crisi: una a livello europeo e una in Croazia. Purtroppo un anno dopo essere diventati membri dell’UE stiamo lottando ancora con gli stessi problemi che avevamo un anno prima di entrare nell’UE. Dipende da noi saper usare al meglio i fondi europei, come in questi esempi di successo qui in Piemonte, e applicarli in Croazia. Certamente non si può semplicemente copiare un modello, ma per me è prezioso vedere delle buone pratiche, come quelle che ho visto in questi giorni qui a Torino.